Fenix è un ragazzo che vive da diversi anni rinchiuso in un manicomio. Il suo equilibrio mentale è stato compromesso da un’infanzia traumatica, dovuta alla relazione violenta dei suoi genitori proprietari di un circo di Città del Messico, culminata in tragedia con il mutilamento delle braccia della madre e della morte del padre. Un giorno, senza preavviso, la madre di Fenix si presenta al manicomio e convince il figlio ad iniziare una nuova vita.
Esplorare i segreti della psiche umana per interpretare la realtà, anche attraverso esperienze poco ortodosse e lisergiche, è sempre stata l’ossessione di Alejandro Jodorowsky, artista difficilmente catalogabile, che ha abbracciato svariate forme di espressione come il teatro, il mimo, la scrittura e la poesia. La sua notorietà risale, comunque, alle regie cinematografiche di El topo (1971) e La montagna sacra (1973), film visionari e fuori dai canoni del cinema di genere, tuttora circondati da un’aurea di culto. Anche Santa sangre (1989) rientra nel singolare percorso artistico dell’autore di origine cilena, un’opera che solitamente si ascrive al genere horror per la sua vicenda truce, popolata da personaggi bizzarri che sembrano usciti da un incubo di Federico Fellini, e ricco di momenti splatter. In realtà il film di Jodorowsky è un viaggio nella mente del protagonista Fenix (interpretato da uno dei figli del regista, Axel), una rilettura pop-macabra del complesso di Edipo e della brutalità della vita che può, tuttavia, regalare brevi ma intensi istanti di felicità e poesia.
L’ambientazione di città del Messico, e dei suoi luoghi meno conosciuti e turistici, accresce il fascino della pellicola, intrisa di un’atmosfera disperata e barocca. Le sequenze memorabili sono numerose, sospese tra il grottesco e il sanguinolento: la demolizione della baracca-santuario, l’elefante morto tumulato in un’enorme discarica in cui viene divorato da un’orda di bambini-straccioni, l’amputazione delle braccia della madre del protagonista, il cimitero popolato dalle donne-zombi uccise da Fenix, ecc. La presenza di Claudio Argento (fratello e collaboratore del più noto Dario) tra i produttori e sceneggiatori di Santa sangre, denota un’influenza nelle coreografie degli omicidi che richiamano lo stile del regista di Suspiria, si veda ad.es. la potente e riuscita sequenza dell’uccisione della donna tatuata. Un horror di insolita inquietudine e bellezza.
Valutazione tecnica
Discreta edizione della CDE che presenta una buona immagine nel formato 1.78:1 anamorfico 16/9, mentre l’audio dispone delle tracce in italiano originale stereo 2.0, italiano dolby digital 5.1, inglese originale 2.0. I sottotitoli sono in italiano, italiano non udenti, inglese.
Extra
I contenuti speciali, piuttosto scarni, sono composti da una recente e divertente intervista a Jodorowsky(sottotitolata in italiano, della durata di circa 25 minuti), dal trailer italiano della pellicola e da una breve galleria fotografica.
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