Thanatolia è un posto orrendo, poco soleggiato e popolato da personaggi quasi mai amichevoli. Un continente che è uno sterminato luogo di sepoltura dove rimane poco spazio per i vivi. Tutto è sepolto, tutto è magico, molto è morto anche se spesso non lo rimane a lungo. E in questo mondo i tombaroli potrebbero fare buoni affari, se ad ostacolarli non ci fossero schiere di negromanti, a volte dalle discutibili abitudini sessuali.
Ed è a Thanatolia che abita Malqvist, il tombarolo protagonista degli otto racconti qui raccolti. Lui però sembra trovarcisi piuttosto bene! Perché certo il suo è un lavoro duro, ma ha sempre l’opportunità di fare la conoscenza di persone a dir poco interessanti.
Ad aprire la raccolta è Per un pugno di polvere. Un gruppo di tombaroli davvero male assortito va alla ricerca di ricchezze sotto le ceneri inclementi dei forni crematori. Ma a Thanatolia il successo e il fallimento si scontano allo stesso modo: con l’orrore.
A Malqvist non riesce proprio di guadagnare qualche soldo senza compiere una fatica immane, e in Pater Nunquam si trova coinvolto in un’orgia di sangue e terrore ancora più folle del solito. Ma mentre il nostro eroe sta lì a sacramentare lordo di frattaglie, il lettore se la ride di gusto.
Il morto e la fanciulla è senza subbio il racconto più esilarante della raccolta. Malqvist si mostra in tutta la sua gloriosa villania. È quasi certo che vi convincerà a fare il tifo per i bulli.
Il registro cambia in Voglio vederti danzare. L’atmosfera si fa più cupa e troviamo il nostro eroe stanco, disorientato. Le azioni gli scorrono addosso, senza che gli sia possibile capire cosa sta davvero accadendo.
In Dodici padroni, Malqvist ha a che fare con un committente troppo sicuro di sé, e quindi avventato, che lo trascinerà nei guai. Ma quando tra pistole fumanti e creature meccaniche la situazione si fa difficile, un colpo d’ascia ben assestato può rivelarsi salvifico.
Chi di spada ferisce si apre con l’amena immagine di un cadavere decapitato. Ma è quando apprendiamo che un moccioso isterico è in possesso di un’arma letale che iniziamo a preoccuparci.
Un messaggio a una ragazza è un racconto tenero e sorprendente. Malqvist si trova in trasferta in un continente in cui i morti hanno l’accortezza di rimanere morti, fatto a dir poco sconcertante.
In Un patto nelle tenebre il nostro eroe si ritrova ancora una volta a fare più fatica del dovuto, del resto si trova di fronte a demoni dal robusto appetito.
Malqvist di Thanatolia di Alessandro Forlani è un piccolo capolavoro. Una lettura leggera e caustica, intensa e canzonatoria. E probabilmente ciò che rende unici questi racconti è il suo protagonista, di cui è davvero semplice innamorarsi. Un personaggio talmente complesso e contraddittorio da apparire reale. Malqvist è un debosciato, a tratti indolente, è avido, ma è uno zotico che sa distinguere il bene dal male e sa quando fare la cosa giusta. Certo, può capitare che la faccia molto di malumore.
E un personaggio così non può che pretendere una narrazione brillante e frenetica, sempre enfatica e politicamente scorretta, ma mai eccessiva, mai inopportuna. I dialoghi sono costruiti in maniera perfetta, scorrevoli, sagaci e ironici anche nei momenti più impensabili e ci permettono di conoscere a fondo quel luogo terrificante che è Thanatolia, in cui ogni complessità si affronta con un’avventata leggerezza.
Tutto questo è possibile solo grazie allo stile unico di Forlani, che riesce a comandare le parole con la stessa facilità con cui i suoi negromanti muovono schiere di spettri. Ogni termine è ricercato ed essenziale, talmente evocativo da fare di Thanatolia un luogo fantastico eppure concreto.
Se c’è un aspetto negativo, è che Malqvist e il suo eloquio brillante meriterebbero di più di un racconto breve, ma ho come l’impressione che l’eroe armato di ascia sia lo strumento che permette all’autore di divertirsi, di non prendersi troppo sul serio e di menare per il naso il fandom del fantasy (e non solo).
Malqvist di Thanatolia è una lettura piacevolissima, e non solo per i fan dello sword and sorcery, che conferma – se mai ce ne fosse bisogno – che Forlani è uno dei migliori autori di genere in Italia.
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