L’editore Il Palindromo ripropone, nella splendida collana I tre sedili deserti, La morte viola di Gustav Meyrink, un magnifico volume che raccoglie il meglio dei racconti del celebre scrittore austriaco.
Come sottolinea Andrea Scarabelli nell’introduzione, la vicenda editoriale di questo libro è particolare. Uscì inizialmente per Reverdito nel 1989 (della collana faceva parte anche La collina dei sogni di Machen, anch’esso riproposto da Il Palindromo) per poi andare fuori catalogo. Successivamente nel 2011 venne ristampato da Coniglio editore, a cura di Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco. Purtroppo la casa editrice fallì poco dopo questa pubblicazione (oggi potrebbe essere una rarità come lo è di fatto il Solomon Kane di Robert E. Howard reso sempre disponibile all’epoca da Coniglio).
Questa nuova edizione presenta una traduzione aggiornata di Anna Maria Baiocco oltre all’inserimento di numerose note. Si tratta di un bel lavoro, come si nota soprattutto nei racconti Bal macabre e L’uomo sulla bottiglia. La revisione finale della traduzione è invece di Giuseppe Aguanno, anche direttore del progetto editoriale.
Baiocco è inoltre autrice di un saggio molto poetico intitolato Una tomba antica che si sviluppa a partire dalla visita alla tomba di Meyrink. Viene riproposto anche l’impianto critico originario con un valido e lungo saggio di Gianfranco De Turris.
Notevole anche la nota biografica che segue cronologicamente la sua vita. C’è infine una bibliografia italiana consigliata. Il volume è poi corredato da molte illustrazioni fra cui il ritratto di Meyrink (andato perduto) ad opera di Oskar Kokoschka.
Nonostante Meyrink sia oggi noto soprattutto per Il Golem - testo ricco di oscuri simboli e pregno di un’atmosfera “magica” derivata dalle leggende ebraiche – e per diversi romanzi molto interessanti, tutti intrisi di teorie occulte (Il Volto verde, Il Domenicano Bianco), in realtà lo scrittore iniziò la sua carriera letteraria come autore di racconti sulla celebre rivista tedesca politico-satirica Simplicissimus, le cui tematiche spaziavano dal grottesco all’atmosfera orrorifica alla Poe, autore da Meyrink ben conosciuto.
La sua produzione in questo filone è di assoluto rilievo e non è quindi ancora appesantita dall’interesse per l’occultismo che caratterizza l’ultimo periodo della sua opera, tanto che qualcuno trova più interessanti proprio i racconti rispetto ai romanzi. In queste storie macabro, bizzarro e orrore si fondono proficuamente e alcune sono ancora oggi dei piccoli gioielli della letteratura fantastica. Il libro raccoglie quindi il meglio della narrativa breve “meyrinkiana” e mette in mostra le particolari qualità di questo scrittore nel creare una convincente atmosfera di genuino terrore.
Fra i racconti più efficaci qui presentati, sono da segnalare sicuramente La morte viola, storia di ambientazione esotica in cui viene sviluppata una tematica apocalittica quasi “lovecraftiana”; il famoso Il baraccone delle figure di cera; L’urna di San Gingolph, in cui viene affrontato il tema secondo cui certi edifici mantengono i ricordi di antichi e tremendi avvenimenti.
Il soldato bollente è invece un buon esempio appartenente al filone satirico dove, nello specifico, si prende di mira la scienza medica. Di sicuro, uno dei racconti più terrificanti e memorabili da lui mai scritti e presenti in questa raccolta è L’Albino, in cui si narra dell’avverarsi di un’oscura profezia e in cui viene evocata la “maschera” come simbolo di morte. Da segnalare anche il macabro e raccapricciante Le piante del dottor Cinderella, ambientato in una spettrale Praga
che prefigura Il Golem, e il già citato Bal Macabre, dove vi sono degli echi di La maschera della morte rossa di Poe, anche se Meyrink mantiene comunque un suo stile originale.
Consigliato ai cultori di Meyrink e agli appassionati di letteratura fantastica e mitteleuropea.
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