Il numero 7 di Zothique farà sicuramente la gioia di tutti gli amanti di Robert E. Howard, il Bardo di Cross Plains. Era dai tempi dei mitici volumi e taccuini della leggendaria Yorick Fantasy Magazine di Massimo Tassi che in Italia non venivano pubblicati degli speciali “howardiani”.
Ora la Dagon Press vi pone rimedio con un numero che si dimostra davvero succulento per gli appassionati con interventi di molti studiosi del fantastico.
L’articolo di apertura, intitolato Il mondo di Robert E. Howard, è affidato alla penna del compianto Giuseppe Lippi. Lippi mette in rilievo come Howard sostanzialmente, al pari di H.P. Lovecraft e Clark Ashton Smith, fosse un outsider in lotta contro il suo tempo e la realtà quotidiana da cui cercava di evadere. C’è sicuramente qualcosa di “nietzschiano” nel voler sublimare la sua personale rivolta in un personaggio come Conan. Quella dei 3 moschettieri di Weird Tales, come ben scrive Lippi,
È una vibrata protesta verso l’ordine delle cose, cui si aspira a sostituirne un altro fondato su canoni estetici.
Abbiamo poi 2 scritti autobiografici di Howard (uno ricostruito da Glenn Lord attingendo alla sua corrispondenza). Ma troviamo anche delle lettere inedite in Italia che fanno luce sull’uomo, alcune veramente toccanti e drammatiche. Ne è un esempio quella del 6 maggio 1935 inviata al direttore di Weird Tales, Farnsworth Wright, in cui lo scrittore chiede urgentemente del denaro per poter far fronte alle cure dell’amata madre malata. Purtroppo qualche mese dopo, a seguito del suo decesso, Howard pose fine alla sua vita.
Numerosi sono poi gli interventi saggistici fra cui spiccano quelli di 2 protagonisti del fandom italiano come Matteo Mancini e Michele Tetro, quest’ultimo un’autorità quando si parla di Robert E. Howard come testimonia il suo bel volume Robert E. Howard e gli eroi della valle oscura pubblicato dalla Odoya.
Mancini ci parla diffusamente del personaggio “howardiano” Steve Harrison (di cui di recente anche in Italia è stato possibile leggerne i racconti grazie alla Providence Press) che, per una parte della critica, è da accomunare alla classica figura del “detective dell’occulto”. Michele Tetro si sofferma invece su una figura forse meno nota, ovvero quella di Cormac Mac Art, un predone gaelico vissuto fra il V e il VI secolo. Tetro fa giustamente notare come Howard si scagliasse contro i romani e la loro rilassatezza dei costumi esaltando la purezza dei barbari.
Fra gli altri interventi ho trovato molto interessante quello di Giovanni Valenzano sul romanzo Almuric che rimane quasi un unicum nella sua produzione (e forse è suo solo in parte). L’autore ci spiega come la prima traduzione italiana di Gianluigi Zuddas (anche lui scrittore fantasy) sia molto lontana dall’essere fedele.
Rilevante anche lo studio di Mariano D’Anza sulla poesia di Howard anche se va detto che si tratta della terza parte di un saggio corposo e molto analitico (le prime 2 parti si possono trovare in Zothique 2 e 3). Il numero (di dovrebbe esserci anche un seguito!) è corredato da numerose foto e illustrazioni (fra cui quelle del bravo Gino Carosini autore anche della splendida copertina con l’inquietante figura in nero raffigurante Howard che si spara un colpo di pistola alla tempia) e da racconti inediti.
La chiusura è affidata ad un racconto di Andrea Guido Silvi (Lo latromante) che si è messo in luce di recente con il romanzo fantasy e storico Rodi: Il sorriso del colosso.
Un grazie dunque a Pietro Guarriello (traduttore di molti dei testi presenti) che ha realizzato un eccellente numero di questa già preziosa rivista.
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