(Metzengerstein) Una giovane nobildonna, viziata e violenta, respinta dal cugino medita una tremenda vendetta. (William Wilson) Un ufficiale dell’esercito austriaco è perseguitato da un sosia che incarna la sua parte migliore. (Toby Dammit) Roma, anni 60. Un attore inglese giunge nella capitale per ritirare un premio, ma la sua psiche è minata da inquietanti allucinazioni.
I racconti del maestro della letteratura horror, Edgard Allan Poe, sono la fonte d’ispirazione degli episodi che compongono Tre passi nel delirio. Metzengerstein è firmato da un autore che ha raffigurato, con le sue opere, la liberazione sessuale degli anni '60: Roger Vadim. La vicenda, ambientata in splendidi paesaggi naturali, è immersa in un’atmosfera sensuale con protagonista una sexy Jane Fonda (all’epoca compagna del regista, per il quale aveva interpretato la disinibita e famosa eroina Barbarella), nelle vesti di una dissoluta e bella contessa, che vede crollare il suo mondo dopo il rifiuto dell’amore del cugino. La vendetta porta il rimorso nella nobildonna e un destino funesto e ineluttabile. Forse il capitolo più debole del film, che non manca comunque di un certo fascino.
William Wilson di Louis Malle è l’occasione per ammirare Alain Delon e Brigitte Bardot, giovani e bellissimi, nel teso confronto della splendida sequenza della partita a carte. Alain Delon è perfetto e carismatico nell’interpretazione di Wilson e del suo doppio, una simbolica rappresentazione del bene e del male, forze inseparabili che segnano la vita e la morte degli uomini. Brigitte Bardot, una bellezza ipnotica, si ritaglia anche la sadica sequenza-cult delle frustate sulla schiena. Un vero gioiello.
Con Toby Dammit Federico Fellini stravolge il racconto originale di Poe Non bisogna scommettere la testa col diavolo, ambientando la vicenda nella Roma degli anni 60, con il suo tipico stile visionario, ricco di personaggi eccessivi e sopra le righe che sorprende per la destrezza con la quale tratteggia atmosfere sinistre e purtroppo, in seguito, non più esplorate dall’artefice de La dolce vita. Da notare come le visioni che colpiscono Toby Dammit (un memorabile Terence Stamp), che hanno per protagonista un’inquietante bambina con la palla, rimandano alle suggestioni di Operazione paura (1966) di Mario Bava. Un vero e proprio horror d’autore.
Valutazione tecnica
L’immagine nel formato 1.85:1 anamorfico 16/9, di questa povera edizione della CDE, presenta una patina granulosa, non eccessivamente fastidiosa, mentre l’audio ha le sole tracce in italiano 5.1. e italiano mono originale. I sottotitoli sono in italiano e italiano non udenti.
Extra
Deludenti i contenuti speciali: una breve galleria fotografica (foto di scena, dietro le quinte, locandine, copertine di vhs e dvd esteri) e le scarne biografie dei tre registi.
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