Jesse Hellman (Ethan Embry), un pittore tormentato e in difficoltà economica, si trasferisce insieme alla moglie Astrid (Shiri Appleby) e alla figlia adolescente Zooey (Kiara Glasco) in una fattoria isolata in Texas: la casa dei suoi sogni, perfetta per poter creare i suoi quadri. Jesse riesce ad acquistare l’edificio a un prezzo stracciato a causa delle drammatiche morti che si sono verificate in precedenza in quel luogo. Ben presto la sua arte viene contaminata dall’influenza malefica di cui è permeata la casa e dalle voci diaboliche che gli sussurrano nelle orecchie.
Quando Ray (Pruitt Taylor Vince), figlio disturbato dei vecchi proprietari, anch’egli tormentato dal Diavolo, sviluppa un’ossessione per Zooey, la situazione precipita…
Arriva nelle sale The Devil’s Candy, seconda opera dell’australiano Sean Byrne, regista che si era già fatto notare con il torture porn The Loved Ones, che affronta temi già ampiamente sfruttati nel genere (la casa infestata, il satanismo e la musica rock, le possessione demoniache) riuscendo però a rielaborarli una maniera originale grazie a una messa in scena sobria e un punto di vista nuovo.
Byrne mette al centro della storia la famiglia Hellman, focalizzandosi su Jesse, che per sopravvivere con la sua arte si è ridotto a dipingere farfalle per una banca, sul suo rapporto con la figlia, consolidato dalla comune passione per l’heavy metal e dall’anticonformismo (“Non fare che la scuola uccida le tue aspirazioni!”) e i dai suoi tentativi di resistere alla seduzione del male che potrebbe farlo diventare un pittore eccellente e quotato, in cambio di un sacrificio.
Ed è proprio il sacrificio uno dei temi portanti del film (“Non arriva mai niente di buono senza fare qualche piccolo sacrificio”) in senso figurato (famiglia sacrificata alla carriera) e letterale (bambini sacrificati a Satana: “A lui devo dare mangiare bambini, perché loro sono le sue caramelle”).
Byrne sceglie di dirigere un film sobrio (lo splatter e il gore che caratterizzavano la sua prima opera qui sono praticamente assenti), puntando, sulla tensione, su inquadrature classiche e precise, e un’azzeccatissima messa in scena da parte degli attori: Embry nei panni dell’artista metal e maledetto, Pruitt Taylor Vince in quelli dell’inquietante psicopatico minorato e Kiara Glasco nelle vesti dell’adolescente fragile e piena di contraddizioni tipiche (e belle) della sua età.
La pellicola si perde, nella sua parte centrale, quando il pericolo diventa evidente (Ray vuole Zooey e arriva a rapirla) per poi riassestarsi nella parte finale con l’attacco di Ray alla casa degli Hellman.
Per finire una delle caratteristiche fondamentale del film è l’uso della colonna sonora che, oltre a creare la giusta atmosfera (la possessione satanica), ha anche un’importanza narrativa in quanto fonte di ispirazione per la creazione dell’opera. La pellicola, infatti, è stata definita come “horror movie più metal degli ultimi anni” e annovera tra i suoi pezzi artisti come Slayer, Machine Head, Ghost, Sun O))), PJ Harvey e altri.
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