L’agente Daniel Carter, durante una pattuglia di routine, si imbatte in un individuo ricoperto di sangue che zoppica lungo un tratto di strada deserta. Porta il giovane all’ospedale di campagna più vicino, gestito da un’equipe ridotta all’osso, solo per scoprire che i pazienti e il personale si stanno trasformando in qualcosa di inumano. Man mano che l’orrore si intensifica, il protagonista conduce gli altri sopravvissuti in un viaggio infernale nelle profondità sotterranee dell’ospedale, in un disperato tentativo di porre fine all’incubo prima che sia troppo tardi.
The Void, scritto e diretto da Jeremy Gillespie e Steven Kostanski, è una lettera d’amore alla letteratura di H.P. Lovecraft. L’orrore cosmico del solitario di Providence è il detonatore che permette lo scatenarsi della follia e del grottesco, l’insondabile si materializza così in una minaccia più che concreta.
Il film è anche un omaggio agli anni ’80, anni in cui il cinema horror ha vissuto la sua epoca d’oro, il suo periodo di fulgido terrore. Molti i riferimenti a Lucio Fulci, a Clive Barker e soprattutto a John Carpenter. La somiglianza dei mostri mutaforma, realizzati senza l’ausilio del CGI, con le creature di La cosa è più che evidente, così come simile è la struttura narrativa: in entrambe le pellicole un gruppo di persone è tenuto sotto assedio da forze terribili in un luogo isolato, dal quale è impossibile fuggire.
Il racconto inizia nel sangue e si conclude nel sangue. Dei, altri regni e una discutibile interpretazione del giuramento di Ippocrate scatenano l’inferno in terra, catapultando una mite cittadina di campagna in un orrore cieco. La quotidianità viene sconvolta da una successione di eventi inspiegabili, costringendo i protagonisti a misurarsi con l’inumano, a combattere per difendere la tranquillità di un piccolo centro dove fino a poco prima il dolore aveva una connotazione tutta terrena.
La situazione è totalmente fuori controllo fin dall’inizio e si percepisce un’atmosfera di costante tensione, in ogni momento qualsiasi cosa può arrivare a minacciare la vita dei personaggi, e la morte può avere forme umane o mostruose. L’ospedale diventa quindi da subito una casa degli orrori, popolata da creature disgustose, indescrivibili perché lontane da qualsiasi forma disegnata dalla natura a noi conosciuta.
Poco rassicurante è anche l’esterno, sorvegliato da cultisti che vestono un’inquietante tonaca, custodi del terrore che si consuma all’interno della struttura senza nessun interesse a entrare, ma ben determinati sbarrare qualsiasi via di fuga, perché il destino dei protagonisti si compia.
Tutti sono in balia di circostanze straordinarie, assediati da un destino ineluttabile e sconosciuto. La scelta dei due sceneggiatori di non spiegare con dovizia di particolari quello che sta succedendo è riconducibile ancora una volta agli scritti di Lovecraft e a tutta la letteratura dell’orrore a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.
The Void non è solo un omaggio ai pilastri dell’orrore, ne è una rilettura, un’opera diversa da tutte le altre che pure racconta qualcosa di ben conosciuto a tutti gli appassionati dell’horror. È un piccolo gioiello, quel ritorno alle origini che stavamo aspettando da tempo.
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