Ninnenanne paralizzanti dal deserto.
Avevamo lasciato i Queens of the Stone Age in piena forma, reduci dai fasti di un Songs for the deaf che è ascolto imprescindibile per chiunque voglia capire dove stia muovendosi l’hard rock del nuovo millennio.
Li ritroviamo ora in questo Lullabies to paralyze, e, fra piacevoli conferme (Mark Lanegan sembra ormai essere membro fisso della band) e spiacevoli defezioni (Nick Olivieri ha lasciato definitivamente i QOTSA), l’album genera vibrazioni oscure che suonano come un ulteriore passo evolutivo per la creatura di Josh Homme.
I temi e le influenze sono quelli di sempre: il deserto come massima fonte ispirativa, l’uso e abuso convinto di droghe e alcool come filosofia fondante, il rock e il sesso vissuti come divertimento estremo, possibile via escapista per negare i contorni di una realtà sempre più marcia.
Homme e soci veicolano queste idee in modo diverso dal solito, proponendo una miscela di brani meno serrata, omogenea e compatta, densa di riferimenti volutamente lontani dalla (ormai passata?) scena dello stoner rock, pronti a mischiare richiami ai Black Sabbath con psichedelia retrò in una sequenza di canzoni che sa passare dai momenti ritmicamente più feroci e battaglieri (Medication, Everybody knows that you are insane) a escursioni nel mid tempo e nella melodia (esemplari in questo senso la ballata dark This Lullabye con la meravigliosa voce di Lanegan a giocare con la chitarra di Homme e la morbosissima I never came).
L’impressione generale è quella di un album che, pur non potendo raggiungere le vette del precedente lavoro, propone un'indomita ricerca evolutiva che si ricollega al passato in quanto veicolata con mezzi tradizionali e senza il dover ricorrere a facili mezzi elettronici. Grande parata di ospiti che include, fra gli altri, membri degli A Perfect Circe e ZZ Top. I QOTSA vi porteranno lentamente, brano dopo brano, senza che ve ne possiate accorgere, nella notte più nera e sensuale, senza guida o indicazioni per ritrovare la via di casa. Per chiunque rimpianga ancora adesso Kyuss, Monster Magnet, Dinosaur Jr e Thin White Rope.
Nel deserto si può fare ancora un gran rumore.
14 commenti
Aggiungi un commentoIo intendevo l'album "Berlin" di Lou Reed ma si può prendere in considerazione anche Bowie, perchè no, e pure Iggy, tutti nipotini di Eno sono, in fondo...
Ecco, ci vorrebbe un "corposo" speciale su Brian Eno. Scommetto che in pochi sanno QUANTO sia stato (e forse ancora è) fondamentale per la musica degli ultimi 30 anni...
Quando sento gente paragonare Moby a Brian Eno mi vien da piangere...
sono i tempi che cambiano caro elv...
moby è bravo,ma non è eno!
c'è qualkosa che mi rattrista un pò.
non tutti,ma gran parte di questa ultima generazione,fa fatica ad avere una cultura musicale storica.forse manca chi li guida.io mi ritengo fortunato xchè quando iniziai ad ascoltare musica,rock,c'è stato qualcuno che mi ha spiegato chi era bowie,eno,i beatles,gli stones...hendrix,e via dicendo.mi fermo quì,ma ci sarebbe da aprire un trhead appositamente x la cultura storica musicale,anche se c'è una sezione musica in questo forum,tra l'altra ben sviluppata.a me piace conoscere persone che hanno vissuto i periodi storici del rock,che te ne parlano.ecco in quelle occasioni,rimango molto affascinato,come un bambino a cui si raccontano le favole!
cmq a me sto disco dei qotsa non mi dispiace ma i dischi precedenti sono migliori,pero gli ascolto molto volentieri.
ciaoooo.
Sto ascoltando lullabies solo da qualche giorno ( lo so, sono retrogrado).
+ ombre che luci in questo album. Qualche pezzo è bello veramente, alcuni sono carini ma quasi repliche di vecchie song dei precedenti album. Altre sono brutte o schifosamente pop.
TANGLE UP A PLAID è il pezzo che preferisco, degna sorella di no one knows.
Belle anche everibody known ( il cantato a tratti mi ricorda un po cornell) someone’s in the wolf (splendido l’intro, starebbe bene in SFTD) you’ve got a killer … (wow, insolita e sensuale!) blood is love (forse il pezzo più innovativo, però stanca presto)
Insopportabili invece burn in the witch, in my head, (pare un pezzo dei blur) little sister e I never came.
Troppi brani pop poco riusciti (grave difetto). Un gruppo rock, se decide di fare un pezzo + accessibile o cmq melodico, non può permettersi di sbagliarlo. I qotsa ne hanno sbagliato più di qualcuno.
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