Con l'aiuto di suggestioni visive, letture alternative e con l'uso di sostanze stupefacenti, negli anni Sessanta la musica rock cercava di spalancare le porte della percezione, per conquistare la visione di mondi - o interi universi - fantastici. A recuperare lo spirito di quei tempi ci pensano ora i Dead Meadow, quartetto americano giunto al quinto album con il recente Feathers (2005), prodotto dalla Matador Records.
La band nasce nella città di Washington, nel 1998, con il proposito di legare insieme l'amore sviscerato per i maestri del rock e della psichedelia dei Sixties (su tutti Jimi Hendrix, Black Sabbath e i primi Pink Floyd) con una solida cultura nel campo della narrativa fantastica.
H.P. Lovecraft e J.R.R. Tolkien sono infatti i principali riferimenti del gruppo. Un “flusso di intossicazioni letterarie” che confluisce direttamente nella composizione del loro sound, come ha dichiarato il chitarrista e cantante Jason Simon in una recente intervista, senza nascondere il suo spiccato apprezzamento per autori come Algernon Blackwood, Arthur Machen e William Hope Hodgson.
Vaghe citazioni dalla letteratura weird affiorano sia nei testi che nei titoli delle loro canzoni, come per Through the Gates of the Sleepy Silver Door, che si richiama ai racconti onirici lovecraftiani La chiave d'argento e Attraverso le porte della chiave d'argento.
Gli album Dead Meadow (2000), Howls From The Hills (2001), Got Live if You Wan't (2002) e Shivering King and Others (2003 ) precedono, con la partecipazione alle prestigiose Peel sessions della BBC, la pubblicazione di Feathers, un disco che accentua la componente più lisergica nel suono del complesso.
Riff corposi e ossessivi, momenti di sognante psichedelia, echi orientali sulle note del sitar. E ancora, chitarre distorte che si lanciano in evocativi assolo, l'energia rock&roll delle garage band, e la voce di Simon, distante e nasale, a evocare misteriosi altrove. Questo e altro offrono i Dead Meadow: una musica che sfugge a ogni classificazione, ma che sa bene come liberare la fantasia dell'ascoltatore. E in un mondo sempre più aggressivo e tendente all'omologazione, davvero non è poca cosa.
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