Horror fantascientifico del 1959 diretto da Terence Fisher, remake di The Man in Half Moon Street (1945) diretto da Ralph Murphy e tratto dall’omonimo dramma teatrale di Berré Lyndon.
Trama: Il dottor George Bonnet ha scoperto la formula dell’eterna giovinezza: un trapianto di ghiandole estratto dal corpo di giovani vittime gli permette di mantenere inalterato il suo aspetto. Eternamente giovane, per non destare sospetti, è costretto a cambiare spesso paese seguito dal fidato dottor Weiss. Alla vigilia dell’ennesima operazione, Weiss rifiuta però di aiutarlo.
Perché vederlo: Produzione targata Hammer con alla regia il navigato Terence Fisher su adattamento di Jimmy Sangster, il film deriva da un testo teatrale e mantiene forte l’impronta drammatica che ha lo svantaggio di appesantire la narrazione. Le nefandezze che il sadico dottor Bonner mette in atto si esprimono infatti attraverso prolissi dialoghi, a discapito della costruzione del clima e dell’azione.
Tuttavia le atmosfere sono tipiche hammeriane, messe al servizio di una storia non particolarmente originale: il protagonista è il solito scienziato pazzo ossessionato dall’idea di sconfiggere la morte, già codificato dal mito di Frankenstein e con qualche rimando al dottor Jekyll. La pellicola è discretamente ben raccontata e nonostante riservi pochi colpi di scena, riesce però a mantenere sempre viva l’attenzione grazie al buon ritmo e alla trama intricata.
La regia di Fisher non è tra annoverare tra le sue migliori e commette qualche errore di troppo, alcuni passaggi appaiono decisamente troppo sbrigativi. Quello stesso anno Fisher gira altri tre film e l’imperfezione stilistica di questo rivela una certa stanchezza del regista.
Particolarmente bella è invece la fotografia di Jack Asher che fa uso di una illuminazione molto vivida e mette in scena una serie di fiammeggianti invenzioni cromatiche.
Anton Diffring dà vita a un George Bonnet più che convincente, con il suo sguardo spiritato e il caricaturale accento tedesco sviluppa uno dei medici più folli, cinici ed egocentrici della storia del cinema. Nel cast anche Christopher Lee nel ruolo secondario di Pierre Gerard, che non riesce però a esprimersi al suo meglio. Meravigliosa ed elegante come sempre Hazel Court, una delle più raffinate scream queen di sempre.
L’uomo che ingannò la morte non è un film perfetto ma, nonostante l’eccessiva staticità teatrale, rimane un passaggio necessario per gli appassionati del genere.
Curiosità: Il ruolo che fu di Diffring sarebbe dovuto essere di Peter Cushing, poi sostituito per motivi produttivi. La sua assenza, insieme a un Christopher Lee messo a fare il buono e innamorato, contribuisce alla non perfetta riuscita del film.
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