La vita di un adolescente può essere un inferno. Lo sa bene Brondie, metallaro emarginato da tutti fino a quando non incontra Zakk. I due ragazzi incappano in un misterioso spartito che garantisce un potere immenso a chiunque sia in grado di eseguirlo. La musica evoca però un’antica malvagia entità, intenzionata a divorare l’umanità.
Deathgasm è indiscutibilmente un film per metallari e per nerd, l’ha ampiamente dimostrato il pubblico presente in sala, equamente diviso tra nerd occhialuti e metallari cupi, che con urla e contrazioni muscolari incontrollate hanno impedito che mi appisolassi alla fine di un’estenuante giornata di proiezioni.
Jason Lei Howden esordisce alla regia con un film dedicato alla cultura metal che per la prima metà ha il sapore di documentario sociologico. È da subito chiaro l’omaggio agli anni ’80, ma il tempo passa e il metal, che in quegli anni vive il suo periodo d’oro, viene lentamente e inesorabilmente divelto da una miriade di subculture passeggere si, ma molto più popolari. Ma il dio metallo conta ancora pochi, stoici adepti, sopravvissuti alla corruzione dei tempi e isolati dalla società che invano cerca di annientarli. Per integrarsi sono costretti a unirsi ai nerd, che pure presentano qualche problema nei rapporti sociali.
Nella prima parte Howden analizza la società con gli occhi di chi ne è escluso e quindi emergono la frustrazione, il disagio e l’ansia di riuscire a costruire una comunità più simile al proprio sentire. Il fortunato incontro tra nerd e metallari permette poi di realizzare una serie ben congegnata di gag (l’occhialuto ragazzo di fianco a me rideva reggendosi il buzzo per evitare la fuoriuscita delle budella per il troppo sghignazzare) che evitano al film di trasformarsi in un’opera tragicamente adolescenziale. È resa molto bene la convinzione di una più acuta intelligenza e una conseguente superiorità morale che regola l’agire dei due gruppi di emarginati, superiorità che il resto del mondo intravede ma non comprende e per difendersi dalla quale non resta che l’allontanamento.
Nella seconda parte finalmente la commedia si tinge di gore, con il metal sempre parte integrante del film e in alcuni passaggi assoluto protagonista. Deathgasm diventa così selvaggiamente divertente e cruento, un’orgia di violenza si abbatte sui protagonisti con impressionanti effetti speciali che amplificano l’impatto. Quando le orde di non morti fanno il loro ingresso sullo schermo, l’effetto è straordinariamente nauseante, molto vicino per gusto estetico a L’armata delle tenebre di Sam Raimi. Il riuscito makeup dimostra quindi la straordinaria abilità di Howden oltre che la sua profonda conoscenza del cinema di genere.
La buona riuscita del film è dovuta in parte alle convincenti prove di Milo Cawthorne e Kimberley Crossman che si impegnano per risultare qualcosa di più che uno sfigato e una ragazza popolare.
Deathgasm è insomma un film riuscito, divertente, che non manca di qualche trovata intelligente nonostante la scrittura non solidissima e i pessimi Trivium a firmare la colonna sonora.
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