Entrambi classe 1982, Marina Lo Castro, editor freelance e trascrittrice, e Fabrizio Cadili operatore turistico, siete nati e vivete a Catania. Ma al di là di quanto riportato nelle varie interviste che avete già rilasciato e che siete una coppia affiatata anche nella vita, che persone sono Marina e Fabrizio nella vita di tutti i giorni?

 

Be' rispondere è un po’ difficile visto che cerchiamo ogni giorno di salvare il mondo dalle grinfie del gatto malvagio con cui conviviamo. No, scherzi a parte, siamo due normalissime persone che della vita amano le cose semplici. Nulla di meglio che una cenetta in casa e un film agli anni ‘80 – ’90 (sì, siamo un po’ vecchi dentro). Per il resto amiamo entrambi i manga un po’ datati, film, telefilm, videogiochi e ovviamente libri, di qualsiasi genere e autore, anche se prediligiamo il fantastico. Come accennato prima abbiamo un gatto che vuole stare solo con Marina e odia qualsiasi altra forma di vita. Riuscirà Fabrizio a farsi accettare, un giorno? Lo sapremo solo vivendo. Forse.

 

 

Quando e perché avete iniziato a scrivere?

 

Come spesso succede per le cose importanti, è nato tutto per gioco. Una sera di ormai una decina di anni fa, mentre Fabrizio lavorava in un’edicola, Marina (sua giocatrice di ruolo) per scherzo gli ha proposto di provare a trasporre la campagna in un libro. Da lì il progetto di scrittura è andato avanti e tra delusioni, piccole soddisfazioni e soprattutto voglia di credere in un sogno, eccoci arrivati qui con due libri pubblicati e decine di racconti in altrettante antologie. 

 

 

Come siete entrati nel mondo della scrittura?

 

Questa domanda è collegabile alla precedente. Dopo avere scribacchiato (scrivere davvero era ancora un sogno, all’epoca) il nostro primissimo abbozzo di romanzo, abbiamo capito che non era sufficiente avere idee e conoscere l’italiano. Da questa presa di coscienza ha avuto inizio un lungo e tortuoso percorso di studio e approfondimento delle tecniche di composizione narrativa, che ci ha portato, nel 2011, alla pubblicazione del nostro primo racconto. Possiamo dire che lì è cominciato tutto: siamo entrati davvero a contatto con il mondo dell’editoria e abbiamo iniziato ad analizzare e forse capire davvero quali fossero i nostri punti di forza. Per un po’ ci siamo concentrati sui racconti, e ne abbiamo scritti davvero di tutti i tipi, dal fantasy classico all’urban, dalla fantascienza all’horror alla quotidianità. Poi, nel momento in cui ci siamo sentiti di nuovo in grado di cimentarci con qualcosa di più “imponente”, siamo tornati ai romanzi, e da lì la nostra evoluzione come scrittori è ripresa. Pensiamo di avere trovato una nostra dimensione di scrittura che, per quanto ancora in evoluzione, ci riempie d’orgoglio. 

 

 

Dal monumentale romanzo Memorie degli Euritmi – Caesar (Plesio Editore, 2013), finalista del Premio Italia 2014, a diversi racconti in antologie e collane, come Red Shade nella collana Hurban Fantasy Heroes della Delos Digital, la vostra ultima fatica letteraria è il romanzo Exceptor – Legno e Sangue (Dunwich Edizioni, 2015), che riprende in parte la realtà degli Euritmi (recensione su Horrormagazine: http://www.horrormagazine.it/libri/9393). Potete raccontarci la genesi di questo lavoro?

 

Il nostro scopo ultimo sarebbe quello di creare una corposa collana di opere ambientate nello stesso “universo”; un disegno “alla King”, per intenderci. Diciamo che all’inizio tutto ciò non era né voluto né pianificato, nel senso che si è andato sviluppando in maniera automatica. Però, scrivendo “Memorie degli Euritmi – Caesar” prima ed “Exceptor, Legno e Sangue” poi, ci siamo resi conto di quello che inconsciamente stavamo creando, e abbiamo assecondato e anzi dato spazio a un progetto più generale. Il motivo? Ci piace pensare che chi legge un nostro scritto, romanzo o racconto che sia, possa trovare riferimenti, personaggi e richiami ad altre nostre opere e che, in generale, in quello che scriviamo possa esservi una coerenza di base. È un aspetto che amiamo come lettori: Stephen King, Robin Hobb, Terry Pratchett e persino Terry Brooks, per citare solo alcuni esempi famosi, hanno in comune, appunto, un’ambientazione unica (o su più universi) nelle pieghe della quale sviluppano le loro storie. Lo sappiamo, è difficile da realizzare, però abbiamo già in mente molte trame che possono mescolarsi e fondersi in un’unica ambientazione. Il problema, uno dei tanti almeno, è trovare il tempo di scrivere tutto.

 

Quali sono state le vostre fonti per Exceptor - Legno e Sangue? In sostanza, quanta ricerca c'è stata da parte vostra per dare verosimiglianza al background culturale, appunto, dell'Exceptor? E ancora, da che cosa deriva questo nome?

 

Iniziamo con la risposta più semplice: la parola “Exceptor” è un sostantivo della lingua latina e significa appunto notaio.

Per quanto riguarda invece l’Exceptor come personaggio, tutto è nato dal nostro desiderio di creare un investigatore/risolutore del paranormale che fosse diverso da quelli tipici della tv e dei fumetti: ci interessava che fosse capace di risolvere i casi con le parole e, perché no, con contratti scritti su carta, piuttosto che tramite l’uso delle armi o di un superpotere. La ricerca, quindi, l’abbiamo fatta all’interno della nostra stessa ambientazione, e da lì è venuto fuori l’Exceptor Michelangelo Bonomi.

Il suo carattere e il background si sono sviluppati di conseguenza: è un notaio, dunque un uomo di cultura. Ha poteri paranormali, e quale potere migliore, per uno studioso, se non la capacità di vedere eventi del passato? Ecco quindi che Michelangelo è diventato uno storico eccezionale, con una particolare affezione per l’arte, la filosofia e in generale per le materie umanistiche.

In questo caso, di nuovo, la ricerca è stata semplice: Marina è laureata in lettere moderne e specializzata in filologia moderna, mentre Fabrizio è un lettore famelico e autodidatta.

 

Alcune scene descritte sono molto crude, soprattutto agli occhi di Len, il bambino co-protagonista del romanzo. Quanto necessario crediate che sia essere così espliciti nella scrittura in virtù del fatto che il libro può essere letto da chiunque, anche proprio da dei bambini? Non stiamo certo parlando di censura, ci mancherebbe; tuttavia – come scrittori – una certa responsabilità nei confronti del vostro pubblico è inevitabile, non trovate?

 

Be’, ogni opera ha un proprio target, ed “Exceptor, Legno e Sangue” è un romanzo horror indirizzato a un pubblico adulto, il quale si aspetta che determinate scene siano esplicite piuttosto che “soft”.

Le dinamiche, le descrizioni e la crudezza certamente cambiano a seconda dello stile di un’opera: il nostro primo romanzo, per esempio, è un urban fantasy, e malgrado le tematiche siano adulte, abbiamo fatto sì che rimanesse fruibile anche a un pubblico giovane. E a proposito, in questi giorni stiamo proprio ultimando un libro per ragazzi, che verrà pubblicato probabilmente a inizio 2016 dalla Plesio Editore.

 

Il protagonista del romanzo è italiano, ma la storia è ambientata in Canada. Perché questa scelta? 

 

La domanda è molto interessante, e sei riuscito a cogliere uno degli aspetti che ci sta più a cuore: la scelta, appunto, del protagonista italiano.

Come autori pensiamo che, nei limiti del possibile, si debba provare a scrivere ciò che si conosce, per cui è auspicabile basarsi su luoghi, culture ed esperienze che in qualche modo ci siano comprensibili. Ovviamente è una regola molto generale, perché subentra sempre la fantasia e la possibilità, anzi l’obbligo, di andare oltre e documentarsi affinché tutto appaia verosimile. È il mestiere dello scrittore, dopotutto, no?

Per “Exceptor, Legno e Sangue” abbiamo cercato una mediazione: ci siamo documentati a lungo sul Canada, dove non siamo mai stati, ma che ci affascina, e abbiamo scelto un protagonista italiano (Michelangelo Bonomi) al quale ci sentiamo più vicini e nella cui mentalità, italiana appunto, riusciamo meglio a immedesimarci.

 

 

Quanto c'è in questo romanzo, e magari in generale nelle vostre opere, di scritto di getto e quanto di rivisto più volte? Insomma, qual è la vostra “tecnica” di scrittura, se ce n'è una?

 

Ce lo domandano spesso, probabilmente perché il fatto che scriviamo a quattro mani desta una particolare curiosità. Bene, dopo anni siamo riusciti ad affinare una tecnica nostra. All’inizio i ruoli erano più definiti, cioè Fabrizio era la “mente”, colui che metteva sul tavolo un’idea da elaborare per un racconto o un romanzo, mentre Marina era il “braccio”, colei che metteva insieme il tutto e dava la stesura definitiva. Inevitabilmente, con il tempo e l’esperienza, questi ruoli sono andati via via fondendosi. Sì, l’idea di base rimane di Fabrizio mentre la stesura finale di Marina, ma oggi parlare di ruoli fissi nella nostra collaborazione è del tutto limitante.

Passando alla “tecnica”, il nostro lavoro segue delle fasi: abbiamo un’idea per un romanzo, ci ragioniamo sopra, ne valutiamo punti di forza, debolezze, eventuale pubblico di riferimento etc. Quando siamo soddisfatti del lavoro (e abbiamo finito di litigare!) procediamo con la prima stesura, che spesso è a opera di Fabrizio e scritta di getto. Marina legge, approva, apporta le sue modifiche e uniforma il tutto per la versione definitiva. Il lavoro, poi, passa almeno altre due volte tra le mani di entrambi, senza considerare le fasi di editing pre-pubblicazione. Una faticaccia, insomma, considerata anche la lunghezza media dei nostri romanzi.

 

 

Potete descriverci una giornata tipo di scrittura?

 

Lavoro permettendo, spesso le nostre giornate di scrittura sono parallele: mentre Marina scrive o ultima un romanzo, Fabrizio è già con le testa a un nuovo lavoro. Cerchiamo di darci un numero minimo di pagine al giorno (2 – 8) perché anche scrivere poco è meglio di non scrivere nulla.

 

 

A che punto credete che sia l'horror in Italia?

 

Purtroppo crediamo che in Italia la ricezione della letteratura d’intrattenimento sia indietro, almeno rispetto ai paesi anglofoni. Sono ancora in troppi a considerare il genere “fantastico”, in tutte le sue declinazioni, come materiale di serie B. Con questo però non vogliamo dire che per l’Italia non ci sia speranza, anzi: abbiamo un gran numero di scrittori di ottimo livello ai quali le piccole e medie realtà editoriali stanno dando il giusto spazio. Cosa manca, allora? Il coraggio dei “big” di scommettere su scrittori, registi, disegnatori, fumettisti… insomma, artisti nostrani, piuttosto che fossilizzarsi sulle opere estere. Quindi, limitare l’importazione? Assolutamente no, anzi. Ma bisognerebbe puntare anche sulla produzione italiana, valorizzandola e distribuendola in modo che, come negli anni ’70, il grande potenziale che abbiamo non rimanga recluso a un pubblico di nicchia.

 

 

Potete anticipare ai nostri lettori a che cosa state lavorando in questo momento?

 

Come abbiamo già detto, il lavoro c’è e i progetti anche. È il tempo che manca.

Limitandoci alle scadenze imminenti, come abbiamo già anticipato stiamo ultimando, per la Plesio Editore, un nuovo romanzo dal titolo “Joe Ford creatore di mondi”. Si tratta di uno young adult che narrerà le avventure di Joe, tredicenne fantasioso che catapulterà i suoi amici in un mondo “altro”.

Abbiamo poi in cantiere una serie di racconti che usciranno, a puntate, per una nuova collana Plesio; la novità è che la medesima storia vedrà la luce anche in versione web serie, della quale abbiamo scritto la sceneggiatura. Il progetto si intitola Strange Activity e ha come protagonista Angelo Strano, una sorta di “investigatore dell’incubo” molto poco professionale e dal carattere svogliato, che ha visioni dell’imminente morte delle persone con cui viene a contatto. Sia la serie che il corrispettivo cartaceo saranno indirizzati a un pubblico giovane in cerca di risate, mistero e qualche brivido.

Come se non bastasse, stiamo terminando la stesura di un nuovo romanzo; un esperimento, più che altro, perché non ha nulla di fantastico, ma è piuttosto un’opera introspettiva: racconta la storia di un calciatore che, per aver fatto delle scelte “errate”, si ritroverà recluso ai margini della società.

Altro? Sì, ma abbiamo messo fin troppa carne al fuoco, meglio smaltirla e aspettare i pareri del pubblico. 

 

 

Ai tanti ragazzi che vogliono intraprendere il mestiere della scrittura, che consigli vi sentite di dare?

 

Ci sarebbe tanto da scrivere, ci limiteremo a dare i consigli fondamentali che noi, a nostro tempo, avremmo voluto. Iniziamo con il classico “Non arrendetevi mai”, frase fatta che però è molto, molto importante. Se pensate che basti scrivere un romanzo per scalare le classifiche di vendite… be’, quella è davvero una storia che potrebbe rientrare nella collana di Urania. Spesso dietro il lavoro di uno scrittore, persino di un solo libro, ci sono anni di fatiche, altre opere non pubblicate, racconti rifiutati, etc. Quindi a chiunque voglia scrivere consigliamo appunto di scrivere; buttate giù qualsiasi cosa, con qualsiasi mezzo, e continuate a insistere. Spesso i primi lavori sono confusi, sporchi nello stile, pasticciati nei contenuti. Lasciateli e scrivetene altri. E magari altri ancora. Vedrete che ogni volta narrare una storia risulterà più semplice, i personaggi saranno più vivi e i vostri pensieri più lucidi e facili da trasporre. Altro consiglio è di non iniziare cimentandovi subito con il primo capitolo di un’epopea da 12 volumi, ma partire piuttosto da racconti lunghi o brevi, indispensabili per imparare le basi su piccola scala. Vedrete che, costretti in un limite stretto di battute, imparerete a focalizzare e impostare una storia, nonché a realizzare e dar vita ai personaggi. Poi mettetevi alla prova e partecipate a qualcuno dei tantissimi concorsi che editori indipendenti o riviste online spesso propongono.

Buon lavoro a tutti!

 

In conclusione, vogliamo ringraziare Horror Magazine per lo spazio che ci sta dedicando, e soprattutto Diego Matteucci: grazie per il tempo che ci hai dedicato e per la splendida recensione al nostro Exceptor.

Grazie al pubblico che ci segue, senza il quale le nostre storie sarebbero solo parole morte. Per chi volesse contattarci in privato per altri consigli o qualsiasi genere di discussione, siamo su Facebook, alla nostra pagina:

https://www.facebook.com/SogniAQuattroMani

 

Grazie ancora.