Capostipite della serie di film diretti da Roger Corman ispirati alla bibliografia di Edgar Allan Poe, I vivi e i morti segna l’inizio della collaborazione tra il regista e Vincent Price.
Trama: Philip Winthrop arriva nel maniero degli Usher per chiedere la mano di Madeleine, conosciuta durante il soggiorno della ragazza a Boston. L’uomo fa la conoscenza del futuro cognato, Roderick Usher, che da subito fa di tutto per allontanare il giovane dalla casa e soprattutto da Madeleine.
Perché vederlo: Roger Corman dirige un lavoro visivamente impeccabile in cui le tetre e inquietanti atmosfere sono intrise dall’inimitabile ironia che caratterizza tutte le opere del regista. Corman, come pochi altri, è capace di collimare il basso budget con una sceneggiatura valida – scritta nientemeno che da Richard Matheson – e un cast adeguato.
Ne risulta quindi un horror atipico che fa della claustrofobia, dei passaggi segreti e degli scricchiolii il suo punto di forza, tralasciando scene di violenza ed effetti speciali decisamente più costosi. La brevità della narrazione lascia spoglio il testo di tutti quei particolari non strettamente necessari alla narrazione pur senza far torto all’opera di Poe, anzi rafforzandone la forza orrifica dei personaggi.
Vengono tenuti tutti i cliché visivi dei racconti del terrore e cioè l’immancabile vecchio maniero maledetto, la pazzia del protagonista e da cornice gli ambienti lugubri. Matheson inserisce sapientemente nella sceneggiatura alcuni elementi non presenti in La caduta della casa degli Usher che permettono al regista di realizzare un film che altrimenti si sarebbe esaurito in pochi minuti, rendendo altresì possibile il crescendo di follia che poco per volta satura l’atmosfera. Vincent Price è come sempre formidabile, tanto che senza la sua presenza la pellicola avrebbe ottenuto un ben mediocre risultato. Oscuro, tormentato e autodistruttivo, si fa carico di tutta la follia che dovrebbe appartenere al luogo e non all’uomo.
Floyd Crosby è il direttore della impeccabile fotografia che anima con forza il tormento dei protagonisti definendoli a seconda delle diverse situazioni e degli umori. Altrettanto all’altezza è la scenografia curata da Daniel Haller, i ricchi arredi della casa Usher sono perfettamente inseriti nel contesto e curati in maniera maniacale. Non può poi mancare la lugubre cripta.
Curiosità: Price appare privo dei suoi caratteristici baffetti da seduttore. Il film distribuito nel 1960 è costato appena 200.000 dollari, guadagnandone poi 1 milione.
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