S’intitola Figli del crepuscolo l’album degli Hands of Orlac uscito lo scorso novembre per la danese Horror Records (LP) e l'italiana Terror from Hell (CD, cassetta).
Gli Hands of Orlac nascono alla fine del 2009 a Roma, guidati da tematiche horror che ne caratterizzano testi e atmosfere e da heavy-metal, hard-rock a sfondo occulto e doom con elementi di heavy-prog che danno forma al lato musicale.
Nella primavera del 2010, dopo alcuni live, esce il demo autoprodotto Vengeance from the Grave in cassetta e CD-R limitati a 100 copie. Il demo, esaurito in breve tempo, attira l'attenzione dell'etichetta danese Horror Records che si mostra rapidamente interessata nella produzione di un LP.
Generato da film della Hammer e classici del gotico italiano viene alla luce l'album omonimo nel 2011. Il disco viene registrato allo studio Misantropen nel sud della Svezia da Philip Svennefelt (ex Portrait, Helvetets Port, Trap). Prendono parte alla sessione due membri svedesi, per chitarra e batteria, che rimarranno nel gruppo per le successive partecipazioni ai festival a cui il gruppo prende parte durante estate e autunno seguenti, per poi diventare membri permanenti della band.
Con la dipartita dello storico chitarrista The Executioner la band si stabilizza con tre membri svedesi. Sfidando le distanze, il gruppo partecipa a concerti, tra cui il supporto ai Pagan Altar a Parma, e prepara nuovo materiale.
A seguito del trasferimento dei due rimanenti membri italiani in Svezia nel 2012 la band prende parte ad un mini tour con Wandering Midget, suona di supporto ai Denial of God a Copenhagen e inizia i preparativi per il nuovo disco.
Senza intaccare lo stile fortemente influenzato da Goblin e macabre oscurità del proprio retaggio storico la band comincia la registrazione, al finire del 2013, di Figli del crepuscolo sempre presso lo studio Misantropen (Svezia). Il disco, composto quasi interamente sulle rive del lago Arrie, è intriso della scarsità di luce dell'ambiente circostante e della decadente natura dell'inverno che incombe. Le ombre delle sagome di presenze naturali proiettano figure del passato in modo freddo e offuscato.
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