Francesco Fioretti è un esempio di come, nonostante la crisi generale, si possa trasformare la propria passione in una professione ricca di soddisfazioni e riconoscimenti. Dopo due romanzi incentrati sulla figura di Dante Alighieri e i misteri che gli ruotano intorno, lo studioso siciliano, nato però in Abruzzo a Lanciano nel 1960, si cimenta per la terza volta col suo autore preferito, stavolta aggiornandone l'opera più famosa e apprezzata, l'Inferno della Divina Commedia.
Il libro, dal titolo La selva oscura, edito da Rizzoli, comincia con un prologo, che ha lo scopo di inquadrare il periodo storico in cui si inseriscono le vicende umane di Dante, con parallelismi inevitabili fra la corruzione e violenza di quei tempi e quelle odierne. I restanti capitoli, invece, sono caratterizzati da un'ambientazione fantastica, di cui si tratterà più avanti.
Nel prologo l'autore ordisce una raffinata operazione intellettuale in cui cerca di ricostruire i momenti salienti che hanno ispirato al Sommo Poeta l'ideazione della Divina Commedia e i primi famosi versi dell'Inferno. Intento mirabile e ben riuscito, se si eccettua l'episodio della lupa: imbattutosi in questa bestia affamata, il sommo poeta la terrorizza e mette in fuga non con armi o urla bensì... recitandole i versi dell'Eneide (?).
Bisogna sottolineare che non sempre durante la lettura è chiaro chi sta o di chi si stia parlando, soprattutto quando nel discorso sono coinvolti più personaggi (problema che a volte si ripresenta nel resto del romanzo).
Ciononostante la strada imboccata da Francesco Fioretti in questa introduzione è davvero interessante, nonostante una certa "freddezza" di fondo dovuta soprattutto a una caratterizzazione blanda del protagonista ovvero Dante.
Col primo capitolo, però, l'autore cambia improvvisamente genere - tradendo le premesse narrative impostate nel prologo - per raccontare l'Inferno della Commedia dal primo fino all'ultimo canto. Abbandonata quindi l'ambientazione prettamente storica, ci proietta nel viaggio fantastico intrapreso da Dante Alighieri nel suo poema: una vera e propria rilettura della prima cantica in forma romanzata.
Ritroviamo qui personaggi noti e meno noti, partendo da Virgilio - "l'altissimo poeta" - che guida "Dante allievo" attraverso i vari gironi infernali, in mezzo ad anime irrequiete e sventurate, qui prigioniere per l'eternità, e ai loro mostruosi aguzzini. Fra tutti, per restare in tema horror, l'inquietante Cerbero, il cane a tre teste, sfregiato da Ercole; o Pluto, il gran demonio con muso di lupo. Non mancano scene forti per gli amanti del cinema splatter: una fra tutte, la rilettura della nona bolgia dove i corpi straziati dei dannati vengono descritti nei particolari più raccapriccianti.
Di sicuro molti ricordano quei testi scolastici che spiegano con dovizia di dettagli i canti della Divina Commedia, aiutando lo studente a orientarsi nella comprensione di un testo sì affascinante ma anche complesso. L'opera di Francesco Fioretti s’inserisce su questo solco ma in modo originale, sotto forma di narrazione, usando un linguaggio moderno e al tempo stesso rispettoso del monumento letterario che ha scelto di reinterpretare.
La cultura dell'autore e la sua passione per il sommo poeta lo rendono uno dei più adatti a tale compito, anche se la strada intrapresa nel prologo, e subito abbandonata, sarebbe stata forse più intrigante.
In conclusione un libro consigliato a chi voglia scoprire o riscoprire, sotto un nuovo aspetto, uno dei pilastri della letteratura mondiale di tutti i tempi.
Ovviamente senza la pretesa di sostituirsi all'originale.
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