Ciao Vincent. Benvenuto su Horror Magazine. Ti puoi presentare ai lettori del sito che non ti conoscono? Chi è Vincent Spasaro e cosa fa nella vita?
Ciao, Gianfranco, e grazie per questa intervista. Dal punto di vista letterario sono un romanziere che ha pubblicato relativamente tardi. Prima del 2011, anno dell'uscita del mio romanzo d'esordio, ero stato finalista a tre premi Urania e al secondo Solaria tra la fine degli anni 90 e l'inizio del 2000. Ho diretto poi per qualche anno la collana weird delle Edizioni Il Foglio, periodo molto gratificante a livello personale.
Nella vita faccio al momento il commerciante e l'istruttore di arti marziali.
Per Edizioni Anordest è uscito in questo periodo Assedio, tua opera prima precedentemente apparsa su Segretissimo Mondadori nel 2011. Che differenze ci sono tra le due versioni?
L'edizione precedente aveva subito delle ovvie modifiche per essere inserita in una collana di spionaggio e avventura come Segretissimo. Quella attuale è la versione originale scritta quindici anni fa. Ci ho lavorato sopra con una editor professionista di grande livello come Sabina Guidotti, ma ho fatto pochissime modifiche e l'impianto è quello originario.
Come è nato questo romanzo, da quali fascinazioni sei partito?
Come è nato questo romanzo, da quali fascinazioni sei partito?
Più che da una fascinazione sono partito da considerazioni cupe sulla guerra come luogo in cui tutto ciò che crediamo di sapere di noi stessi viene meno. Eppure sotto assedio le vittime cercano disperatamente di vivere, riprendere la normalità, e i carnefici tornano a casa dalle famiglie a baciare mogli e figli. Se esiste un crocevia di spazio e tempo dove l'orrore più cupo prende forma, quel luogo è la guerra. La domanda che mi sono fatto è: se un omicidio può dare origine a una casa infestata, cosa può generare una guerra? La mia risposta è la storia di una città in cui fantasmi e demoni perseguitano di notte i sopravvissuti alla battaglia del giorno e dove si radunano come falene attorno a una lampada i cacciatori del buio. Mi piaceva l'idea di riunire personaggi in qualche modo negativi, misteriosi, e farli interagire in una storia ricca di pathos, un hard boiled fuori dagli schemi, una corsa a perdifiato in mezzo alla notte. Perché non mescolare fantascienza e orrore, gotico e giallo? Inoltre ero interessato a rendere il tutto in maniera cinematografica, quasi una sceneggiatura. Frasi brevi, molta violenza, molta azione.
Nel 2013 è uscito il dark fantasy Il demone sterminatore, un volume di quasi 700 pagine che mischia horror, fantasy e fantascienza. Un progetto complesso, ricco di sfaccettature, di storie che s’intrecciano e di spunti, un mondo estremo affascinante, sanguinario e brutale. Quanto hai lavorato al libro e come è nata e si è sviluppata quest’opera?
Prima di tutto, grazie per questa meravigliosa presentazione, Gianfranco. Ho lavorato al romanzo quattro mesi, più o meno, in un periodo in cui avevo più tempo libero di adesso. Anche quella è una storia scritta anni fa ed è stata pubblicata quasi senza modifiche. Nel Demone lo stile è completamente diverso rispetto ad Assedio. Laddove quest'ultimo è cinematografico e secco, Il Demone ha un incedere epico e ricco di descrizioni, più adeguato a quel tipo di narrazione. D'altra parte dovevo scrivere di un essere che massacra Dio, di piogge di sangue e piume angeliche imbrattate, di fiumi senza rive né fondo. Una fantasia chiaramente onirica che meritava uno stile magniloquente. Sono rimasto stupefatto nel vedere che oggi il dark fantasy ha preso nuovamente piede, almeno a livello anglosassone, e allora dopo anni l'ho riproposto alle case editrici. La cosa divertente è che i due libri si sono ritagliati pubblici differenti. Chi ha letto prima Il Demone resta spiazzato da Assedio e viceversa, e non potrei ricevere complimento migliore dello sconcerto che provocano nel lettore. Desidero infatti che ogni mio romanzo sia quanto più possibile personale. Non m'interessa scrivere una storia alla King o alla Barker, e non certo perché mi senta superiore. Penso invece che non abbia molto senso copiare modelli prestabiliti. So in partenza che questo approccio toglie al lettore punti di riferimento, lo costringe a pensare e immaginare, cosa in un paese come il nostro spesso non viene vista di buon occhio, ma non me ne faccio un problema: se funziona nel mercato anglosassone, prima o poi funzionerà anche da noi.
Come ti sei avvicinato alla scrittura e come hai costruito il tuo stile molto particolare e ricercato?
Per anni ho letto tutto quel che mi passava sotto mano senza chiedermi da dove provenisse o di che genere fosse. Ho raggiunto una maggior consapevolezza come lettore più tardi, e solo dopo molti anni ho iniziato a scrivere. Sono contento di questo mio percorso perché è iniziato senza alcuna aspettativa. Ho inviato il mio primo romanzo al Premio Urania: l'avevo scritto in meno di un mese. Non sono giunto in finale ma ricordo che il buon Marzio Sandro Biancolino m'incitò per lettera a continuare, cosa di cui lo ringrazio ancora. Credo fosse il 98 o il 99. L'anno dopo entrai in finale e mi convinsi che tutto sommato qualcosa da dire ce l'avevo. Anche lo stile è frutto della lettura di generi e autori anche molto distanti fra loro. Ricordo che mi capitava di leggere Marquez e poi di scrivere utilizzando uno stile simile al suo senza farci troppo caso. Mi divertiva molto cambiare. Secondo me certe cose ti vengono bene se non ci pensi su. Era solo un grande gioco. Credo lo sia ancora.
Quali sono state le tue influenze principali?
Se mi metto a contare le influenze non finisco più. I romanzieri inglesi, anche quelli contemporanei e fantastici, i grandi narratori americani, e Poe più di tutti, hanno inciso profondamente sulla mia fantasia di ragazzino. Il romanziere italiano che allora mi piaceva di più era Pavese. Considera poi che sono praticamente cresciuto con Urania e Nord, per cui fantascienza, fantasy e horror erano il mio pane quotidiano. Il mio modello di narratore è da tempo Dan Simmons, uno che non si fa problemi di genere, e forse i numi tutelari sono Ballard e Lovecraft.
Raccontaci una tua giornata tipo e come organizzi i tuoi romanzi.
La mia giornata tipo è spesso ben lontana dalla scrittura. Al momento lavoro ai romanzi solo nei ritagli di tempo. Dato che il lavoro che faccio mi tiene occupato dalla mattina alla sera inoltrata e che ho anche una famiglia, scrivo a notte fonda quando riesco a rimanere sveglio.
Nella costruzione dei romanzi uso il 'metodo Calvino', ovvero raccolgo idee ed eventualmente notizie fino a quando il faldone diventa abbastanza capiente da farne un romanzo. Ma ho anche altri metodi. Come immaginerai, lavoro molto sulla trama affinché tutto proceda liscio ma possa anche essere letto a diversi livelli. Non amo le storie troppo semplici, per cui una buona sceneggiatura è essenziale per non perdersi.
Quali sono le principali difficoltà che hai incontrato nel promuovere e far conoscere i tuoi scritti presso gli editori?
Se pensi che Assedio è stato pubblicato per la prima volta a undici anni di distanza dalla stesura e ripubblicato a quasi quindici, puoi comprendermi quando ti dico che ho trovato immense difficoltà. Non ho mai cercato di conoscere qualcuno in campo editoriale, il che è stato un errore. In Italia, a tutti i livelli, conoscersi e riconoscersi è importante. Io spedivo e attendevo. In generale non ricevevo risposta. Ad alcune case editrici ho spedito lo stesso romanzo anche tre volte ottenendo sempre silenzio. Devo ringraziare due grandi professionisti che a distanza di anni e senza chiedermi mai la carta d'identità hanno fatto molto per me e per Assedio: Luca Briasco che nel 2003 mi sostenne e mi diede consigli importantissimi, e Sergio Altieri che nel 2011 scelse questo romanzo e lo pubblicò contro tutto e tutti, cosa per cui non smetterò mai di ringraziarlo.
Stampa digitale e stampa cartacea. Il tuo parere e come vedi in quest’ottica il futuro dell’editoria.
Su questa domanda preferisco glissare. Non credo di essere la persona più adatta a rispondere.
Un tuo parere sulla scena horror e del fantastico in Italia. È ancora possibile per i bravi autori emergere e farsi notare? Quanto è importante per te confrontarti con altri scrittori del genere?
È tutto più difficile. La scena italiana secondo me riflette pregi e carenze che il nostro paese possiede a ogni livello. Ci s'industria per far nascere fiori nel deserto ma poi chi dovrebbe portare acqua sta invece all'ombra e al fresco attendendo che dei tanti semi sparsi nella sabbia sbocci quello più resistente o quello più vicino, non il più bello. È una metafora spero sufficientemente chiara.
Nl mondo dell'orrore e del fantastico attuale vedo da una parte il proliferare delle solite, piccole tribù italiche dove ci si loda a vicenda, ci s'improvvisa autori, editor, recensori quando non editori, il che finisce per trascinare verso il basso tutto il movimento, e dall'altra noto invece degli ottimi autori farsi largo nonostante la carenza di mezzi, e purtroppo a volte perire letterariamente d'inedia. Quello che auspico è che si diventi sempre più personali, sganciati da canoni che ci limitano, e professionali prima di tutto nell'animo. I grandi, come ad esempio Altieri e Arona, dimostrano che essere personali paga, almeno a livello qualitativo.
Ci sono delle opere tra fumetti, serie TV, film e libri che ti hanno appassionato in questo ultimo periodo?
Gli ultimi romanzi che mi hanno fatto saltare sulla sedia sono probabilmente The Terror di Dan Simmons o La città e la città di China Mieville, pubblicazioni non proprio recentissime. Fra le serie TV, True Detective non mi è dispiaciuta affatto. Ho trovato molto vitali e creativi alcuni film indipendenti come Oculus e We Are What We Are. Per il resto, aspetto il prossimo Nolan e spero ripaghi dell'attesa. Mi fa particolarmente piacere veder rinascere in Italia il film di genere, quello che ci aveva resi grandi e che pareva morto, grazie a cineasti professionali ed entusiasti, purtroppo anche senza una lira. Fumetti ormai ne leggo pochissimi, quindi non mi esprimo.
Un consiglio che ti senti di dare agli esordienti?
Leggete, leggete, e, quando vi sentite pronti per scrivere, leggete.
Ci puoi dare qualche anticipazione per i tuoi progetti futuri?
Una bella soddisfazione me la sono già tolta: scrivere il concept e i testi per un progetto prog rock distribuito in tutto il mondo, ovvero l'album Shipwreck dei Living Stilts. Per il futuro ho un bel po' di idee ma preferisco non rivelarvi nulla. Se le mie divagazioni di genere e stile vi sono piaciute, apprezzerete anche le novità che ho in serbo. L'unica cosa di cui potete stare certi è che vi farò molta paura.
Grazie, Gianfranco!
Vincent Spasaro è nato a Roma nel 1972. Ha pubblicato l'horror paranormale Assedio (Mondadori 2011, ripubblicato nella versione originale da Anordest nel 2014) e il dark fantasy Il demone sterminatore (Anordest 2013).
È stato tre volte di seguito finalista al Premio Urania e una al Solaria.
Ha curato per anni la collana di letteratura weird Fantastico e Altri Orrori delle Edizioni Il Foglio.
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