Palo Mayombe, il nuovo lavoro dell’alessandrino Danilo Arona, è un romanzo tanto atipico quanto affascinante, assolutamente non inquadrabile all’interno di un unico genere letterario. Nonostante sia edito dalla Dario Flaccovio Editore nella collana Gialloteca, siamo ben lontani infatti dal poter dire di trovarci di fronte a un giallo, o a un noir. Qualche suggerimento “di catalogazione” ce lo dà il bollino stampato in copertina, una sorta di timbro (magico?) che indica: “contaminato”.
Già, ma contaminato da cosa?
Dalla musica tanto per cominciare, e chi ha già letto Arona sa bene che questa non è certo una novità nella sua narrativa. Parlo di musica rock, quella vera. Di passione e talento, di mani che corrono veloci su corde e tastiere, di sudore e di notti trascinate fino all’alba a cantare e dimenarsi.
E poi contaminato dalla magia. E non si tratta dei trucchetti beceri di un ciarlatano televisivo, né delle illusioni di un mago da circo. No, qui aleggia la magia vera, potente e spesso letale. Magia da rispettare, da cui fuggire.
La magia, appunto, del Palo Mayombe, un’antichissima religione africana. Non un’invenzione letteraria, ma un elemento, un universo, quanto mai reale.
Lo scrittore Valerio Evangelisti ne ha fatto già uso nella saga dedicata al suo Pantera, Arona si spinge molto più in là, approfondendo debitamente l’argomento e trasformandolo da semplice elemento di contorno a vero e proprio protagonista delle sue pagine. Esce prepotente da questo libro tutta l’esperienza dell’alessandrino in veste di saggista e giornalista, esperto non solo di cinema ma anche di culti e miti pagani, di misteri, di esoterismo.
Leggendo l’opera ci s’incammina in un viaggio alla scoperta di questa religione e dei suoi terribili poteri, trascinati di volta in volta in eventi che possono sembrare tanto lontani quanto vicini (leggere i veri articoli di giornale in fondo al libro per credere), straordinari e terribili, irreali e più tangibili dello schermo che avete ora di fronte. Si tratta di un viaggio a tappe attraverso differenti località (Ibiza, le Key West, Cuba, Madrid, il Messico, ma anche una provincia nel nordovest italiano) e gli undici capitoli che formano il romanzo, in realtà undici storie distinte ma legate tra loro dagli oscuri poteri del Palo Mayombe e da una maledizione scaturita in seguito a un rito ufficiato nel modo e nel momento sbagliato, un effetto domino che sconvolge l’esistenza di chiunque ne venga anche solo sfiorato. Un temerario giornalista, un cacciatore alla ricerca della sua preda, una famosissima cantante in esilio volontario dal mondo civile, un noto “portasfiga”, un monsignore africano esorcista, un chitarrista invidioso, un narcotrafficante, sono solo alcuni dei personaggi che resteranno invischiati negli eventi, e per molti di loro non ci sarà speranza.
Lo stile di Arona è colorito e leggero, chiaro ma non didascalico, e spruzzato qua e là di un sano umorismo che strappa più di una risata o una smorfia di soddisfazione. Il tono dell’opera è invece grave e serio. Il messaggio arriva chiaro e diretto: non si scherza col Palo Mayombe.
Un buon libro questo “Palo Mayombe”. Uno di quelli che ti entrano sottopelle e che ti spingono a porti domande e a viaggiare con l’immaginazione. Uno di quelli che ti mette addosso una gran voglia di leggere.
Il genere? Lo stesso di film come “L’esorcista” o “I credenti del male”. Decidete voi come chiamarlo…
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