In un momento come questo, con l'horror quasi del tutto bandito dalle librerie, scrivere un Dizionario dell'orrore è una prova di grande coraggio. Nel caso di Gianni Pilo si tratta anche di coerenza, di fedeltà, quasi di un atto d'amore di uno dei maggior esperti di narrativa fantastica e gotica verso il genere che ha sempre dimostrato di preferire.
La struttura è, sostanzialmente, quella dell'indimenticabile Arcana, l'enciclopedia dell'insolito e del macabro pubblicata tra il 1969 e il 1975 da SugarCo e Longanesi: il materiale, 1762 voci dedicate alla letteratura (più una seconda parte, trascurabile, dedicata al cinema), è diviso per autori, titoli, aree tematiche. Nel corposo volume di Pilo troviamo così affiancate biografie sintetiche ma esaustive (che spaziano da Lovecraft, Barker, King sino ai nomi meno noti), i titoli e i riassunti di un gran numero di pubblicazioni italiane e voci tematiche come La maledizione della mummia o Jack lo squartatore e Il diavolo dove si approfondiscono o si introducono quei luoghi dell'immaginazione da cui l'horror ha sempre tratto ispirazione.
Dalla scelta del materiale, e dallo stile con cui è descritto, emerge tutta la vitalità di un genere intramontabile e una visione che non possiamo non condividere: quella di un horror saldamente legato alle sue radici gotiche e weird che, nel volgere lo sguardo al Nero, non si lascia condizionare dalle mode attuali ma fa risalire il rapporto gemellare tra orrore soprannaturale e "realistico" non tanto a un pretestuoso aggiornamento delle paure che abbandoni la sfera soprannaturale per dedicarsi a quella del quotidiano (giacché sarebbe una vana fuga, per dirla alla James Hillman), quanto piuttosto all'intrecciarsi di temi, costantemente in equilibrio tra incubo e crudeltà, già presenti nel teatro elisabettiano e nella letteratura medievale; al tal proposito è indicativa la voce Narrativa dell'orrore dove si legge: "non esiste letteratura da qualsiasi epoca o lingua provenga, che non contenga esempi evidentissimi di narrativa dell'orrore". Non un dizionario che fornisca l'ennesima camera di risonanza per le mode e gli altarini dell'editoria attuale, quindi, ma una ben più fondata storia dell'horror dove si torna a parlare (e permettetecelo: era l'ora!) di Edgar Allan Poe, del marchese de Sade e del Vathek di Beckford.
Ne consegue che dal dizionario di Pilo, come già accadeva con l'Arcana degli anni '60, derivi una visione di sorprendente vastità della materia trattata che spazza via tante discutibilissime etichette e ci consegna una guida a quella biblioteca di Babele dell'orrore che una vita intera non basterebbe a esplorare.
Una guida con pochi punti deboli. Il più lampate riguarda la mancanza dei titoli originali, così come di originali mancano le date di pubblicazione. Si nota poi una certa arbitrarietà nella scelta delle pubblicazioni italiane che, seppur esauriente, presenta delle incomprensibili lacune (mancano, per intenderci, antologie come Splatterpunk di Paul Sammon) mentre sono riportati con puntiglio (forse troppo) tutti i volumi della serie Cthulhu di Fanucci; un altro "fianco scoperto" sono le illustrazioni francamente ingiustificabili degli italiani Alessandro Bani e Bernardo Cicchetti, la cui presenza è ulteriormente appannata dalle tavole di artisti del fantastico di ben altro livello come Virgil Finlay, Berni Wrightson, Terry Austin, Alex Nino e William Stout.
Ma, dicevamo, questi sono difetti minori. Il dizionario di Pilo è ricco di pregi e si propone davvero come un'opera fondamentale nello studio del genere horror: utile, maneggevole e autorevole. Un dizionario caldamente consigliato a chi si sta avvicinando per la prima volta alla ricchezza del genere horror come a tutti quei collezionisti desiderosi di confrontare la propria raccolta di testi con quelli riportati sul reference-book, come si legge in quarta di copertina, più completo esistente oggi sul mercato. Un testo, dunque, da mettere nella propria libreria accanto all'originale Arcana e alla Carne, la morte e il diavolo di Mario Praz.
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