Spesso accade che un artista goda di maggior successo e considerazione all’estero che non in patria. Così è sicuramente per Lucio Fulci.

Studiato ed elogiato apertamente dalla critica straniera, idolatrato e riverito da un vastissimo numero di fan, Fulci e le sue opere non solo hanno sempre avuto un ottimo successo di vendite nel mercato estero di VHS e DVD, ma sono stati spesso oggetto di veri e propri tributi all’interno di produzioni ad opera di autori affermati (un esempio su tutti, Quentin Tarantino e le “citazioni fulciane” contenute nel suo recente Kill Bill).

L’Italia è “rimasta indietro” su Fulci, e solo recentemente la critica ha riscoperto l’autore romano, riconoscendogli capacità tecniche e di narratore uniche nell'ambito del cinema popolare italiano. Complice il disinteresse che per anni ha accompagnato lui e le sue pellicole, in Italia non esisteva un saggio o uno studio completo e autorevole su questo autore.

Basterebbe citare i numeri della sterminata filmografia fulciana - circa 50 film, che hanno toccato quasi tutti i generi popolari nell’arco di mezzo secolo, senza contare i lavori per la televisione - per meglio comprendere quanto avrebbe ragione d’essere un’opera italiana a lui dedicata, approfondita sia sul piano critico che su quello biografico e documentario.

A questa situazione, tanto particolare quanto sorprendente, ha posto rimedio il volume Il Terrorista dei Generi: tutto il cinema di Lucio Fulci, edito da poche settimane dalla casa editrice Un Mondo A Parte.

Aperto dalla prefazione del critico Marcello Garofalo (Ciak, Segnocinema, uno dei primi "scopritori" e studiosi di Fulci) e “benedetto” dall’introduzione della figlia del regista, Antonella Fulci, questo saggio è il frutto di sette anni di lavoro da parte di Paolo Albiero, studioso vicentino di cinema italiano, autore di numerose pubblicazioni nazionali e internazionali, e di Giacomo Cacciatore, giornalista (La Repubblica) e scrittore horror noir (per Fleuve Noir, Mondadori, Dario Flaccovio editore) calabrese “naturalizzato” palermitano.

Il saggio è stato realizzato consultando direttamente documenti ministeriali di prima mano, e con l’ausilio di oltre cento interviste realizzate direttamente a coloro che, a vario titolo, collaborarono con Fulci.

Definire Il Terrorista dei Generi come un’opera titanica, è dire poco.

Il volume, 24 x 33 cm le sue dimensioni, è rilegato in brossura e dotato di una copertina a colori decisamente inquietante. Il libro è uno di quelli “che pesano”, e anche il solo averlo in mano comporta un piacevole appagamento fisico per l’appassionano bibliofilo. Le pagine sono 400, i contenuti notevoli sia per qualità che per quantità. Salvo poche eccezioni, a ogni pellicola è dedicato un capitolo, con le dichiarazioni più significative del regista sull'opera in questione, foto e immagini in bianco e nero, una contestualizzazione storica della stessa all'interno del genere di riferimento, una sintesi della trama e la ricostruzione della genesi e della lavorazione del film. Ogni pellicola viene accuratamente analizzata e criticata, e i capitoli, in conclusione, storicizzano il film riportando significativi stralci di articoli critici del tempo in cui uscì nelle sale.

Leggerlo è un’esperienza esaltante. Il lettore viene letteralmente risucchiato dal testo e trascinato in un gioco fatto di informazioni di ogni genere e livello, di salti di pagina tra note e rimandi, viene divertito da aneddoti e da curiosità, contagiato dalla passione che il regista romano metteva in ogni sua opera.

Il volume è un must per tutti gli appassionati del cinema fulciano, ma non solo. Il libro infatti si è posto l'obiettivo di ricostruire, attraverso la lunga carriera del regista, la storia dei filoni o generi che dagli anni '50 fino agli anni '90 hanno caratterizzato il nostro cinema e che lo hanno reso un caso unico al mondo, con pregi, difetti, particolarità. Fulci infatti non è solo il regista cult di film horror come Zombi 2, L’Aldilà, Paura nella città dei morti viventi, Quella villa accanto al cimitero e Gatto Nero, ma molto di più: ha scritto i migliori film di Totò e Alberto Sordi, ha creato il genere "musicarello" lanciando gli allora sconosciuti Celentano e Mina, ha "inventato" Franchi e Ingrassia come coppia comica sullo schermo, ha realizzato splendidi gialli nei primi anni '70, e commedie di costume, commedie erotiche, drammi storici, western… Fulci è insomma un pezzo significativo della storia del cinema italiano, e come tale si meritava un saggio come questo.

Potete leggere un'intervista a Giacomo Cacciatore realizzata da Alessio Valsecchi per HM.