Ispirato dal mediometraggio di John Carpenter dal titolo Cigarette Burns (tradotto in italiano col poco convincente Incubo Mortale), esce il 27 maggio per la label The Compound il secondo lavoro in studio del trio americano Enabler dal titolo La Fin Absolute Du Monde: puro speed metalcore veloce e tagliente, pieno di energia e rabbia. I 14 brani, a parte un paio di eccezioni, durano meno di tre minuti (il più breve, Prey, è di appena di 1' e 04").
I suoni sono serrati, violenti e ispirati, almeno nelle melodie, alla vecchia scuola della Bay Area e del thrash-hardcore americano degli anni '80. Non a caso il cantante, chitarrista e songwriter della band, Jeff Lohrber ha dichiarato che "il disco è fatto dalla band al completo e suona come l'intera band lo stia eseguendo, ed è ciò che manca nelle registrazioni odierne, è qualcosa che sta sempre più diventando una cosa del passato. Questo è alienante e mi fa incazzare. Suggerisco di alzare al massimo il volume durante l'ascolto." Ed effettivamente le canzoni, con tutto il loro carico di energia meritano di essere ascoltate a volume alto per meglio lasciarsi coinvolgere dall'energia estrema degli appena trentasette minuti del disco. La produzione, seppure di buoni livelli, risulta in certi momenti troppo compressa e nei passaggi più veloci e parossistici dei pezzi si può udire una chiara distorsione del suono: il fatto che questo sia metalcore e che i suoni in questo genere siano volutamente sporchi, non ne giustifica la compressione a tratti eccessiva. Infatti in alcuni punti finisce col compromettere e infastidire un po’ l’ascolto.
Anche i testi, che mi aspettavo in qualche modo aderenti alla trama o quantomeno ad alcuni momenti del film, mi hanno un po' deluso visto che parlano in modo un po' troppo generico di argomenti che, seppure in linea con la parossisticità dei suoni (oppressione, mancanza di riscatto e di vana speranza nel futuro), non fanno alcun riferimento ad esso. Solo il titolo dell'album ne fa esplicito richiamo: la trama di Cigarette Burning è infatti incentrata sulla nefasta ricerca di un film maledetto, intitolato proprio La fin absolute du monde, proiettato solo una volta e subito ritirato e distrutto a causa della reazione violentissima e distruttiva del pubblico: il protagonista coinvolto nella ricerca dell'unica copia ancora esistente verrà progressivamente posseduto da visioni e da una violenza cieca ma lucida che porterà a una delirante spirale autodistruttiva, non solo per se ma anche per gli altri personaggi a mano a mano coinvolti nella ricerca del film.
Se i testi però non fanno riferimento esplicito a esso, si capisce come l'alta tensione e l'orrore presenti per tutta la durata della pellicola siano stati ben trasposti in musica: in particolare sono la opener Close My Eyes, dal bel riff in stile speed metal anni '80, l'esplosiva I've got a bad feeling about this, la furia cieca di Information Overload (durata 1' e 22"), la già citata e brevissima Prey, la soffocante Linear Existence e la conclusiva, a tratti drammatica, Consequence a meglio rappresentare l'espressività e gli stati d'animo della band. Da menzionare inoltre Felony, l'unico brano della durata superiore ai 5 minuti nonché il solo ad avere una struttura più complessa: l'intro nel primo minuto, semplice e bellissimo, è affidato a un arpeggio elettrico lungo e maligno che dal mood mi ha ricordato i Bathory di Under the Sign Of The Black Mark. Si continua poi su riff articolati e dai suoni aperti e dilatati su ritmi sincopati, inframezzati dai più tipici momenti speed presenti in tutti gli altri brani.
In definitiva, La fin absolute du monde è un buon lavoro dai suoni genuini: piacerà molto agli amanti del genere metalcore e a chi cerca un disco che faccia da colonna sonora a incubi e visioni horror. Ascolto vivamente consigliato.
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