Trama: Coppia in vacanza su un’isola, per uno scherzo del destino Daniel e Susan, in seguito ad un’escursione subacquea della scogliera insieme ad altre persone, si ritrovano abbandonati, alla deriva, nelle acque infestate dagli squali.
Perché vederlo: A quanto pare tratta da un fatto realmente accaduto, la trama lascerebbe pensare ad una delle tante pellicole horror avventurose che alimentano il filone dell’eco-vengeance (che racchiude tutti i film incentrati sugli animali assassini), tanto più che ricorda, nell’idea, alcuni lavori del messicano René Cardona Jr (autore di Tintorera e Cyclone, per intenderci).
Il taglio documentaristico conferito all’opera dal regista Chris Kentis, però, soprattutto grazie alla tipologia di montaggio e alla varietà di riprese eseguite a mano, sembra renderla tutt’altro che volta al facile intrattenimento; senza contare la realistica fotografia, che, priva di dominanti e cromatismi particolari, trasmette quasi l’impressione che la vicenda a cui stiamo assistendo sia il macabro documento filmato di una sciagura avvenuta, un po’ come i vecchi mondo-movie, o, meglio ancora, The Blair witch project – Il mistero della strega di Blair. Fortunatamente, però, Kentis non solo non tenta di impressionarci – come facevano i nostri Jacopetti e Prosperi – con violente, vere immagini, ma non fa neppure la maldestra scelta di girare tutto il film in soggettiva.
Per generare l’”effetto mal di mare”, infatti, dopo una prima parte di attesa infarcita con riprese di animali in stile documentario, ci trasporta proprio a parecchi chilometri dalla costa, insieme ai due attori Blanchard Ryan e Daniel Travis, rendendoci voyeur nei confronti della loro vita di coppia.
E nell’immensa, angosciante distesa di blu, se si escludono i pochissimi interventi delle musiche di Graeme Revell l’unico rumore presente, mentre gli squali imperversano, è quello delle onde.
Al servizio di un tanto teso quanto riuscito esperimento da grande schermo che ci infreddolisce virtualmente e ci lascia soffrire, come cavie, insieme ai due poveri protagonisti, in grado di riscaldarsi soltanto grazie al calore delle proprie urine... conducendoci, con ansia, a un finale inaspettato.
Curiosità: Il film, datato 2003, è stato realizzato in mare aperto, a circa dieci chilometri dalla costa, per lo più durante i week-end e i periodi di vacanza, con una troupe composta, oltre che da Laura Lau, moglie del regista e produttrice dell’operazione, da alcuni familiari e dai vari capitani che li hanno accompagnati.
Chris Kentis ne ha curato anche sceneggiatura e montaggio.
Pare che l’attrice protagonista, durante le riprese, sia stata morsa da un grosso barracuda.
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