“La verità è che un senso non c'è mai stato. Né in quello che succede adesso né in quel che succedeva prima.”
È un'apocalisse sfumata, quella raccontata da Tommaso Galligani, talmente indefinita che potrebbe essere retta da ogni motivazione immaginata dal lettore. Come a dire: fate voi, il mondo è andato comunque. Il perché si sia scatenato l'inferno in terra non lo sanno neanche i personaggi di Ricordami che devo ammazzarti; certo hanno le loro teorie – in gran parte decisamente deliranti – ma quello che conta è come reagiscono alla fine del mondo civilizzato, non come esso sia arrivato a questo punto. Un po' come accade nella serie a fumetti di Robert Kirkman, The walking dead, solo con un tantino di profondità psicologica in meno. Quando la storia si sviluppa con un registro pulp, non c'è spazio per le finezze. È giusto così.
Un uomo è in fuga su una Panda sull'Appennino tosco-emiliano. Cerca di sopravvivere come meglio può, cercando di non farsi ammazzare. Il suo peregrinare lo porta a fare degli incontri, ognuno dei quali reca con sé una storia. Proprio per questo, l'esordio di Galligani potrebbe essere visto come una sorta di romanzo picaresco in chiave apocalittica. O come una serie di racconti raccolti on the road dal protagonista.
Ricordami che devo ammazzarti è un libro genuino, con la semplice volontà di intrattenere senza troppo pretese. Un intento talmente onesto – condotto con una prosa e una struttura semplice, adatta allo scopo – che fa passare sopra ai difetti tipici di un esordio: su tutti, una certa tendenza dell'autore a essere un po' autoreferenziale, senza tuttavia risultare troppo fastidioso (un'altra passata di editing avrebbe reso il lavoro più affilato). Gli amanti del weird avranno pane per il loro denti, così come i lansdaliani incalliti, gli appassionati di b-movie e chiunque voglia divertirsi con un po' di rock'n'roll in forma letteraria. Ecco, leggere un libro così è come spararsi nello stereo un gruppo devoto ai Motörhead: cultori di soavi melodie, statene alla larga. "You better run/oh baby you better run."
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