Indietro di trenta anni, alla scoperta della vera natura di Sadako. Ragazza solitaria e con strane potenzialità, figlia di una donna con poteri ESP, morta suicida, e un padre ignoto, allevata poi dallo scienziato che seguiva gli esperimenti della madre. La vediamo tentare la carriera di attrice teatrale, tra l’invidia dei colleghi, la follia del regista e l’amore del fonico della compagnia. Iniziano ad accadere strane cose, un giornalista indaga. Quando siamo vicini al linciaggio della dolce e remissiva ragazza ci si offrono nuovi elementi del puzzle che porteranno a spiegare il motivo dell’odio con cui Sadako nutrirà la propria maledizione.

Dopo i due sequel e la versione coreana, non poteva mancare il prequel della saga cult sulle oscure maledizioni di Sadako. La storia sembrerebbe riuscire nel proprio intento, ossia dare una spiegazione (anche se al limite della logica) a quanto, soprannaturale e onirico, non risponde alle leggi della fisica terrestre. Questo (presunto) pregio della pellicola è anche da ritenersi il difetto maggiore. Dove Ringu giocava sull’impalpabile evanescenza di energie insondabili in grado di trovare dei canali per interferire (e in modo drammatico) con il mondo degli uomini, Ring 0 The Birthday, spoetizza le ambiguità del primo capitolo, esplicitando ciò che per definizione deve necessariamente rimanere celato per sopravvivere: il mistero. Per i 99 minuti di girato, accompagniamo l’adolescente Sadako nel suo tentativo di intraprendere la carriera di attrice teatrale. La vediamo cercare di opporsi, lievemente e timidamente con una leggerezza tipacamente orientale, ai contrasti e dissapori generati dai colleghi, di nascondere le sue doti occulte fino a un climax epico e violentemente distruttivo. Il prequel stimola senza dubbio il voyeurismo degli spettatori, mostrandoci quasi con esattezza (e ovviamente con sadismo) il punto di partenza delle vicende che hanno fatto scatenare la furia di Sadako. Doveroso ammettere che alcune sequenze continuano a essere destabilizzanti così come constatare che non tutte le domande sorte nel precedente episodio ottengono una risposta valida ed esaustiva. Restano ancora dei vuoti, delle zone di inconoscibile che non permettono di tracciare coerentemente i contorni della biografia della infelice artista di prosa in erba, che è stata durante l’infanzia causa del suicidio della madre, Shizuku. Nonostante l’evidente impegno di una regia ingegnosa e in preda a forti ambizioni di successo, inutile dire che Tsuruta si sia ritrovato fra le mani un’ottima opportunità ma non altrettanto facile da cogliere, il prequel non riesce a entrare a pieno titolo nell’empireo dei cult movie a braccetto col “fratello” Ringu. In ogni caso merita una visione, neppure troppo superficiale, soprattutto nelle zone limitrofe all’epilogo dove il ritmo e le immancabili lacune riescono a catapultarci ancora una volta nei labirinti del paranormale, lasciandoci frastornati quel tanto che basta per ringraziare ancora una volta la fantasia disturbata e potente di Koji Suzuki, autore della saga in versione cartacea.

Segnaliamo la possibilità di acquistare l’intera saga (trilogia giapponese, remake americano e The Spiral) in cofanetto della Dynamic a 73,99 €. Inoltre, per chi volesse avere tutti gli anelli della catena, ricordiamo i titoli dei libri di Suzuki Koji (1991 Ringu; 1995 Rasen; 1998 Loop; 1999 Birthday), le serie tv (1999 Ringu: Saishuushou, in 12 episodi e 1999 Spiral: the series, in 13 episodi) e i film non inclusi nel cofanetto Dynamic (1995 Ringu: Kanzenban di Takigawa Chiusi, film tv; 1999 Ring Virus di Kim Dong-bin, della Corea del Sud).

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