L’Ammiraglio Sir Cloudesley Shovell, comandante navale del 1600 e sorta di istituzione britannica, ha avuto il bizzarro destino di prestare il suo nome a una band che riporta alla luce l’epoca aurea del rock del suo paese. Dal doom alla psichedelia, raggiungendo tutto ciò che è proto-progressive e proto-metal, gli Admiral Sir Cloudesley Shovell ci hanno già dimostrato attraverso il precedente Don’t Hear it... Fear it! (2012) e il singolo del mese scorso Black Sheep (leggi qui e qui le nostre recensioni) di incarnare in pieno lo spirito degli anni a cavallo fra i ’60 e i ’70, con un’ironia e un’immediatezza (paradossale, sì) tali da non appesantire troppo l’orecchio dell’ascoltatore, ascoltatore per altro stufo di prendere troppo sul serio certi progetti vintage. Ecco quindi che il gruppo di Hastings si è dimostrato da subito accessibile e di facile presa, per i palati fini e non.
Dopo aver diviso il palco con band quali Orange Goblin, Uncle Acid and the Deadbeats, Incredible Hog, Gentlemans Pistols, Graveyard, Gonga e altri, il gruppo torna con Rise Above Records per questo secondo full length dal titolo Check 'em Before You Wreck 'em (l’uscita è prevista per il prossimo 31 marzo).
Apre il lavoro Do it Now, arrabbiata, ‘rotolante’, ossessiva, infarcita di divertenti stacchi ritmici, sino al finale cacofonico. A seguire, 2 Tonne F*ckboot, dove la chitarra e la sezione ritmica giocano all’interno di una struttura in prevalenza strumentale che si apre e si chiude alternatamente su valori ritmici diversi. Captain Merryweather parte con un arpeggio lugubre e opprimente, poi sfocia e si amplia in una traccia lenta dalle atmosfere suggestive e malinconiche più votate alle melodie (per quanto ripetitive) della maggior parte degli altri brani. La lunghezza del pezzo, che si chiude in cerchio su se stesso, permette un’alternanza di sezioni cantate e strumentali di diverso sostegno ritmico, e la sperimentazione aggiunge qualche passo in avanti sia a livello compositivo che sonoro. Si torna a una forma più canonica con la sinuosa Running From Home, traccia dotata di un finale energico ed efficace che ben si lega all’introduzione aggressiva e sostenuta della svelta e incalzante Happiness Begins, mentre Shaker Your Head (divertente l’intro col cane ringhiante), è un brano martellante e orecchiabile. Dont Hear it… Fear it!, che riprende il titolo del precedente album, è un brano psichedelico che racchiude sia temi rock and roll che beat, ma anche doom, e il doom e la psichedelia proto-progressiva si protraggono pure per tutta la durata di Bulletproof, traccia che si trascina insistente su una minuscola ma equilibrata manciata di idee. La veloce e aggressiva The Thicker The Better fa da apripista a Late Night Mornings, romantica suite progressiva multisezionata finale, complessa e di non facile ascolto ma sicuramente interessante a più livelli.
Nel complesso, il disco è buono, piacevole nel suo ostentarsi come non innovativo, e gli Admiral Sir Cloudesley Shovell si confermano come band che riesce sicuramente a emergere all’interno dell’ampio ventaglio di proposte amarcord.
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