I suoni thrash ai quali gli Annihilator erano tornati con il precedente omonimo album (accolto positivamente dai fan) sono riconfermati con il nuovo Feast, in uscita in questi giorni per la UDR Music, con la differenza che la canzoni di questo album hanno più personalità e freschezza grazie alle contaminazioni da altri generi: nella press release si parla di influenze da blues, classica e jazz. Onestamente dei primi due generi non ho trovato traccia e accanto a jazz metterei la parola funk. Il gruppo di Jeff Waters e Dave Padden (ormai in pianta stabile nella band da 10 anni) si avvale questa volta della presenza al basso di Alberto Campuzano e alla batteria dell'italiano Carlos Cantatore (al suo primo lavoro in studio con i canadesi). L'ottima CD cover, disponibile anche in 3D, è una manna per gli amanti dell'horror e sintetizza molto bene cosa ci aspetterà nelle nove tracks: un "banchetto" di suoni violenti, serrati, aggressivi e brutali.
Ma non solo: dopo diversi anni di assenza troviamo anche momenti acustici e persino una ballad.
Si apre con la velocissima e aggressiva Deadlock, con un riff in puro stile thrash anni '80, e un bridge e ritornello che ricorderà i vecchi Slayer seguita da No Way Out che inizia con un arpeggio elettrico e inquietante per continuare con ritmi parossistici, cambi di tempo frequenti, un ritornello tiratissimo e due bei guitar solo
Smear Campaign, seppure cadenzata, non concede mai tregua, e quando accelera diventa una vera e propria cavalcata dai toni maniaci. La parte centrale è di nuovo scuola thrash anni '80, molto ben rappresentata dalla melodia decadente e schizoide del ritornello.
Piccola premessa per No Surrender: tra i sottogeneri metal non ho mai sopportato né il funk né il nu-metal e questo brano è fortemente impregnato da entrambi. Eppure questo è uno dei pezzi più riusciti del disco: la strofa sincopata e funkeggiante prosegue nel bridge con un violento stacco nu-metal senza cambiare ritmo. Siamo schiacciati a terra dalla potenza della batteria e della chitarra, unite alla voce brutale di Padden. A circa metà canzone il pezzo si rarefa per dare spazio a un cupissimo arpeggio di basso e con in sottoffondo voci inquietanti sussurrate e urla disperate, ma presto il brano riesplode in uno dei migliori assoli di chitarra del disco per chiudersi nuovamente con gli stacchi funk e nu-metal.
Segue la bellissima Wrapped, niente altro che un veloce e immediato pezzo rock'n roll in stile Motorhead: tutte le volte che l'ho ascoltata mi ha fatto alzare il volume dello stereo. Semplice e diretta ma con un muro sonoro impressionante.
Si prende poi fiato con la semiacustica Perfec Angel Eyes, una malinconica e sconsolata ballad di atmosfera che purtroppo ha una melodia debole e banale. La canzone ha comunque il pregio di ricordarci che Waters rimane un grande e ispirato chitarrista - anche e forse soprattutto sui momenti acustici - e di come la voce di Dave Padden che non amo (tende a imitare un po' troppo Hetfield) sappia adattarsi molto bene a territori non strettamente thrash e speed. La sua interpretazione qui è una delle migliori non solo di Feast ma dell’intera carriera con gli Annihilator.
Dopo Demon's World, un altro brano veloce e tirato ma che non lascia troppo il segno, di nuovo un delicato arpeggio acustico ci introduce a Fight The World, ma dopo un minuto il brano si trasforma in un altro convincente pezzo speed che ha anche il miglior spunto melodico dell’intero disco.
Ancora una volta un arpeggio per l’inizio di One Falls, Two Rise e il cantato che si sovrappone alla chitarra sospesa di Waters descrive perfettamente lo stato d'animo espresso dalle sei corde (Alone in the darkness, alone in the shade [...] I’m trying to find the answers, will this ever end?). La canzone, che dura più di otto minuti, è anche quella strutturalmente più riuscita: i primi due minuti hanno l’andamento di una ballad, ma d’improvviso il pezzo diventa aggressivo e rabbioso con momenti parossistici che di nuovo ricordano gli Slayer e altri più cadenzati che lasciano spazio a melodie di sapore malato per poi chiudersi con lo stesso arpeggio con il quale si era aperto, e che sfuma in un lungo fade out.
Feast potrebbe ripetere il successo del lavoro precedente nonostante la storia del gruppo ci abbia insegnato che ogniqualvolta i canadesi hanno scelto strade sperimentali i fan hanno girato loro le spalle. Ma le canzoni partono questa volta dalla basi thrash e questo dovrebbe bastare a fare contenti molti fan del gruppo.
Nella deluxe version dell'album è presente anche un secondo cd intitolato Re-kill, una raccolta di 15 tra le canzoni più note del gruppo, tutte riregistrate nel 2012.
Feast esce in Europa il 23 Agosto, in UK il 26 e in USA il 27. Il tour europeo, che inizierà il 10 ottobre dall'Olanda non prevede, almeno per il momento, date italiane
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