Dopo il successo del precedente Living With the Ancients (2011, leggi qui la nostra recensione), i doomsters/prog Blood Ceremony hanno guadagnato ottime critiche anche per i loro live acts di supporto ai Ghost, fino al sell-out londinese. La band canadese si è in seguito ritirata ai Toronto’s ProGold Studios per lavorare al terzo album, che uscirà il prossimo 27 maggio, sempre per Rise Above Records, con il titolo di The Eldritch Dark.
Registrato e mixato da Ian Blurton (Cauldron, Cursed) e masterizzato da Nick Blagona (Deep Purple, Rainbow, Crazy World of Arthur Brown), The Eldritch Dark contiene otto tracce che non si discostano troppo dai territori oscuri del disco precedente, “un lamento dagli angoli più bui del folklore e della leggenda” che “gracchia con l’emozione di un rituale notturno” (Rise). Di nuovo quindi racconti di congreghe, boschi, raduni e patti alla luce delle torce associati a riff vintage, serpeggianti linee di basso e melodie luciferine suggerite dal flauto. Tuttavia l’album si addentra in maniera più evidente del suo predecessore nell’esplorazione folk.
Witchwood apre il lavoro con un riff essenziale e martellante; a seguito di un episodio organistico, incontriamo un altro riff, più sinuoso, che sfocia in un ampio brano dagli accenti prog e dalle cadenze psichedeliche; dopo una ripresa del riff iniziale, abbiamo una sezione centrale più distesa ma non meno lugubre, mentre la terza parte si presenta vigorosa e dominata dagli strumenti solisti, flauto su tutti. Goodbye Gemini è brano più breve e sostenuto che si mantiene su una forma canzone standard, dove il bridge è tenuto dalla linea melodica del flauto; catchy e accattivante, non a caso è stato scelto come pezzo trainante dell’album. In Lord Summerisle, la voce maschile e quella femminile tessono suggestive e melanconiche melodie alternandosi al flauto che scorre piano come tutto il breve brano, mentre Ballad of the Weird Sisters è un folk-rock epic dalle strofe cantilenanti e orecchiabili quanto il riff; poco dopo la metà del brano, troviamo un episodio solista del flauto su un impianto sostenuto, per lasciare infine spazio al violino. The Eldritch Dark, la traccia che dà il titolo all’album, è anche la più vintage e psichedelica; il riff è graffiante ed efficace e si alterna al cantato acido e ossessivo. Drawing Down the Moon è forse il brano di maggior presa immediata, sia per i fraseggi della chitarra sia per le seducenti linee melodiche della voce, ma i ripetuti cambi di valori ritmici e di tessitura organica non lo rendono mai banale; a circa metà pezzo, le carte in tavola cambiano e ci ritroviamo in una struttura completamente diversa, dominata perlopiù da Hammond e basso, mentre la chitarra ci riporta a poco a poco sulla ripresa del tema iniziale. Dopo il breve interludio strumentale di Faunus, che riprende vagamente alcuni temi presentati in precedenza dai vari strumenti, The Magician vede addirittura il ritorno del mago Oliver Haddo (sesta traccia del disco precedente); si tratta di un lungo brano che procede ossessivo - il riff è ipnotico e funereo - che conserva la sua struttura fino a circa metà, per poi prolungarsi in un altrettanto lungo episodio strumentale dai toni epici.
In definitiva, il disco presenta più o meno la stessa qualità del precedente, ma, date le premesse, mi aspettavo qualche passo avanti. Si tratta tuttavia di un lavoro di ottimo livello e di tutto rispetto.
Tracklist:
01.Witchwood
02.Goodbye Gemini
03.Lord Summerisle
04.Ballad of the Weird Sisters
05.The Eldritch Dark
06.Drawing Down the Moon
07.Faunus
08.The Magician
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