È uscito lo scorso 26 marzo Dies Irae (Bakerteam Records), l'album di debutto della band melodic death metal Carved.
Il gruppo spezzino è riuscito ad attirare l'attenzione su di sé nel 2010, con l'uscita dell'EP Carved: grazie a questo lavoro, la band è stata recensita da molte riviste specializzate in metal estremo, nazionali e internazionali, riuscendo ad attirare per di più l'attenzione dei Necrodeath. Questi ultimi hanno ingaggiato i Carved per il tour europeo del venticinquesimo anniversario di carriera, e le esibizioni a fianco di una band così nota e storica, sono valse alla band melodic death metal spezzina una reputazione e una spinta tale da permettere loro di cominciare a lavorare al debut album.
Dies Irae è stato registrato e mixato in Italia, mentre, per quanto riguarda il mastering, il lavoro è stato affidato ai Chartmakers Studio (Rammstein, Apocalyptica, Volbeat), in Finlandia.
La title track è un'intro strumentale che presenta il lavoro con una raffinata orchestrazione: al violino protagonista iniziale, si vanno ad aggiungere via via gli altri strumenti sinfonici, conferendo un tocco epico e sostanzioso a questo Praeludium.
Echo of my Cynderella (The Final Symphony), si apre in un ambiente sinfonico e delicato, sovrastato da una bella voce femminile, carica e calda. Il pezzo si intensifica al comparire del growl, rimanendo pur sempre importante e vagamente epico, grazie al lavoro svolto dalle tastiere e dalle chitarre: riff corposi, aperti e melodici, si mischiano a passaggi death, capeggiati dalla voce indemoniata. Una lotta tra buoni e cattivi, che si tronca di netto.
Enter The Silence si presenta cruda e imponente, si intensificano le ritmiche e le plettrate: il ritornello è un piacere per l'udito, grazie al dosaggio ben ponderato di melodia e sonorità death, che abbaglia l'ascoltatore, infondendo un senso di piacere denso e corposo. Un finto finale zittisce in maniera onomatopeica la scena musicale, che torna protagonista subito dopo sul motivo del ritornello: un rumore fastidioso, doloroso e malato, conclude il brano, infondendo un senso di inquietudine psicotica.
Acida, prende in mano la scena Scripta Manent (Bullshit), che si prospetta subito come un pezzo denso di rabbia e aggressività: la parola "Bullshit" viene ripetuta a profusione, alternata a una veloce strofa dinamica e adrenalinica: l'assolo di chitarra lascia spazio a un assolo di tastiera, il quale, a sua volta, dà la scena in pugno al tortuoso movimento di dita sulle sei corde. Un botta e risposta frenetico e ansante, che introduce il finale del brano.
Elegantemente, The Perfect Storm viene introdotta da un'orchestrazione abbinata a un riff di chitarra elettrica, per poi esplodere energicamente in una strofa potente e melodica: il pezzo è maestoso in ogni sua componente, dolcemente violento, melodico, ma squarciato da un growl animalesco. Nel complesso risulta carico di emozionalità e si configura come un ottimo esempio del death metal melodico che i Carved sanno fare.
At The Gates Of Ice, si avvia maestosa, con passo felpato e postura elegante. Un pezzo lineare, che scorre fluido e si dimostra sempre più avvincente: l'assolo di chitarra, virtuoso al punto giusto, di classe e gran gusto, lascia di nuovo spazio alla strofa. Compare una voce femminile sul finire del pezzo, carica di groove, vibrante ed energica, un tocco perfetto per arricchire il brano e rinnovare, al contempo, le sonorità ormai già apprese e masticate.
I toni morbidi che aprono Ashes Of A Scar risuonano innovativi all'interno del lavoro firmato Carved, ma con la comparsa della linea vocale, i tasselli del mosaico musicale tornano al loro posto: il brano suona molto più cupo e aggressivo rispetto ai suoi predecessori, anche se circa a metà, dei violini ammorbidiscono la scena, rendendola drammatica, melodica, passionale ed emozionale. Un tocco di synth per poi tornare sulle note iniziali del pezzo, che, ciclicamente, vanno a concluderlo.
Come una mandria impazzita di buoi, Black Lily Of Chaos si impossessa della scena con veemenza: guerrigliera e combattiva, si presenta maestosamente epica, grazie soprattutto al lavoro di tastiera e batteria, che conferiscono una vena boriosa e di rilievo all'intera composizione. A circa metà, sembra giunta la fine del pezzo, ma gli strumenti tornano a suonare dopo una breve pausa, puliti e semplici: via via l'atmosfera comincia a caricarsi nuovamente di potenza e una serie di stacchi ritmici, uniti a un sottovoce azzeccato, catapultano l'attenzione su una situazione di nuovo epica, prepotente e al contempo melodica. Il brano, tuttavia, si mantiene su sonorità più dolci e pulite: sul finire, il palcoscenico diventa proprietà del pianoforte, al quale vanno a mano a mano ad accostarsi tutti gli altri strumenti, per un finale esplosivo, un colpo di scena da brividi. L'onore di mettere la parola fine a Black Lily Of Chaos è affidato a una voce terrificante, mostruosa, demoniaca.
Giungiamo alla fine col il postludium A New World, pezzo strumentale dalle sonorità curiose e interessanti: è l'alba di un nuovo mondo o il tramonto di un mondo distrutto?
Forse i Carved hanno intenzione di creare, partendo dalle ceneri di un campo di battaglia polveroso e dilaniato da una guerra musicale imponente: Dies Irae è buono da ogni prospettiva, dal punto di vista compositivo e dal punto di vista sonoro, riesce a toccare punte emotive notevoli, le componenti melodiche si amalgamano perfettamente a quelle di matrice più death metal, rendendo un composto omogeneo seppur variegato. Una nota di merito anche alla copertina, semplice ma di classe: anch'essa è in grado di sottolineare visivamente ciò che i Carved sono e dimostrano di essere. Un volto angelico femminile, tinteggiato di lacrime sanguigne e gemme di ghiaccio, richiama sia alcuni dei titoli presenti in track list (The Perfect Storm, At The Gates Of Ice), sia l'ambiguità musicale ed emotiva presente in ogni pezzo, dove dolcezza e istinto omicida demoniaco, riescono a convivere alla perfezione.
L'album dimostra una maturità musicale tale da prospettare l'ipotesi di una crescita ancora maggiore, che porti a un sound innovativo e più originale: il sentiero preso è quello giusto, l'anima c'è, così come la spinta per lasciare spazio alla creatività e a uno stile vero e proprio, che ci auguriamo di trovare nel prossimo lavoro firmato Carved.
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