Jude Westiwick è un ragazzo di diciassette anni che vive in una piccola cittadina del Massachusetts chiamata Twindale.
Jude è un ragazzo come gli altri, divide le sue giornate tra l’amico Big Head, ragazzo tanto nerd quanto geniale, le corse in macchina, la musica rock, le scampagnate in bicicletta e la noia della vita di provincia.
L’incontro con Emily, la biondina per cui si è preso una cotta colossale e il ritrovamento di una stanza, tenuta segreta dai suoi genitori, contenente dei volumi che parlano di lui e delle imprese spaventose che è destinato a compiere, cambieranno per sempre la sua vita.
Il bacio di Jude è il primo romanzo (di una trilogia) di Davide Roma, un’opera che viene definita urban fantasy, genere molto in voga e che in Italia vanta già autori molto apprezzati come Barbara Baraldi, Francesco Dimitri e Giulia Besa.
È possibile, tuttavia, riconoscere altri elementi e generi letterari in questo libro, come il paranormal romance (uno dei temi portanti è la storia d’amore tra Jude ed Emily) young adult (i protagonisti sono diciassettenne alle prese con problemi scolastici, le prime cotte, il rapporto con i genitori), il giallo (l’indagine iniziale di Jude alla scoperta del sotterraneo segreto sotto casa sua).
Aldilà delle etichette, appare evidente, come il libro cerchi di cavalcare intelligentemente alcuni trend della letteratura odierna, inserendo comunque delle originali varianti alla narrazione, in grado di rendere l’opera più interessante, unita a una scrittura piana, molto scorrevole e ricca di citazioni letterarie, fumettistiche e cinematografiche.
L’elemento dell’opera che sicuramente può destare maggiore perplessità è l’ambientazione americana. Negli ultimi anni gli autori italiani si sono dati un gran da fare per creare un immaginario fantastico legato alla nostra terra (ricco comunque di miti e leggende suggestive, basti pensare ai racconti di Eraldo Baldini) e per sdoganare il genere fantastico da una tendenza esterofila (legata prevalentemente ai paesi anglosassoni).
Roma riesce, tuttavia, a caratterizzare in modo realistico personaggi e luoghi, tanto da essere convincente e la sua prova è da intendere più come il tentativo (riuscito) di ricreare le atmosfere e ritmo di certi serial televisivi molto apprezzati dai più giovani e non (Buffy l’ammazzavampiri, Teen Wolf) che raccontare una vicenda legata al nostro Belpaese.
Il risultato è la caratterizzazione di personaggi in cui ogni adolescente si può immedesimare (o che vorrebbe essere), intento è anche testimoniato dai riferimenti ai media e oggetti che sono entrati nella nostra vita quotidiana (Facebook, smartphone, iPod).
Originale è l’interpreazione che viene data all’Ordine iniziatico della Golden Dawn (realmente esistente, e che in passato ebbe anche nei suoi adepti il famoso Aleister Crowley), altro elemento portante del libro, che pratica una magia di estrema complessità e molto potente, con un sistema che coinvolge cabala, tarocchi, magia egizia, “enochiana”, psicologia e quant’altro, che nel Bacio di Jude viene descritta come il centro in cui vengono decise le sorti del mondo.
Jude, in questo contesto, rappresenta il punto focale per la Golden Dawn, in quanto è l’”ospitante” in grado di accogliere nel suo corpo il demone Sheitan (che in lingua araba significa Satana), e diventa il simbolo del ragazzo destinato a fare grandi cose e a ergersi sulla folla (echi della teoria del super uomo di Nietzsche) ma anche del libero arbitrio e della possibilità di scegliere il bene, anziché il male, come sarebbe il suo destino.
Un’opera interessante, un libro che centra abilmente il target cui è rivolto (quello dei lettori più giovani) senza essere stucchevole e in grado di rinnovare in modo intelligente il genere. Un primo capitolo che lascia ben sperare per i successivi sviluppi.
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