Il prossimo 26 febbraio uscirà Coverin' Thoughts, debut album dei romani Karnya.
La band prog metal nasce dall'incontro musicale del bassista Enrico Sandri (Utopia), del tastierista Dario Di Pasquale (ZEN), del batterista Luca Ciccotti e del cantante e chitarrista Riccardo Nardocci: i quattro musicisti, attivi nell'ambiente dell'underground romano, uniscono i propri background musicali per dar vita al loro debut album, ricco di atmosfere suggestive.
La band ha firmato un contratto con Bakerteam Records per il rilascio di Coverin' Thoughts e il disco è stato mixato da Giuseppe Orlando (Novembre) presso gli Outer Sound Studios di Roma. Per quanto riguarda il mastering, il lavoro è stato svolto da Jens Bogren (James LaBrie, Opeth, Kakatonia) presso i Fascination Street Studios, in Svezia.
Alla stesura e all'esecuzione dell'album hanno partecipato musicisti quali Francesca Naccarelli (voci), Claudio Nigris (orchestrazioni), Chiara Ludovisi (archi) e Luca Urbinati (percussioni).
L'album si apre con Mechanical Mixtures, una breve intro dai suoni meccanici e ferrosi, dove compare una voce femminile angelica, pura e pulita. Contrasta così con Flooding Blood, un brano cupo e aggressivo dove un riff di chitarra molto interessante accompagna la voce pulita, piacevole ed estremamente passionale. Il pezzo intriga in modo notevole, grazie anche alle dinamiche fluide, ai suoni ottimi e alle evoluzioni stilistiche sulle quali può contare; interessante notare la naturalezza tra l'alternarsi delle varie situazioni e sensazioni proposte, contrastanti le une con le altre: momento la voce è pulita, un momento si indurisce contestualmente agli altri strumenti, sconvolgendo così il mood del brano e dando una scossa emozionale all'ascoltatore.
Giunti alle soglie della title track, veniamo introdotti in un contesto heavy-prog: la maestria delle tastiere di Dario Di Pasquale, e la voce, che si impenna armonicamente e melodicamente, danno vita a un'atmosfera intrigante, pregna di anni '70 e frutto di uno studio sia armonico che stilistico.
Un insieme melodico di voci introduce Wait4more, pezzo caratterizzato da un riff di stampo classico ma non banale. Il vero tesoro racchiuso nel brano è il ritornello: bello e trionfale, è in grado di dare una carica paurosa, di infondere una sensazione epica e di indurre al puro e selvaggio headbanging.
Il brano più coinvolgente di Coverin' Thoughts è sicuramente Fallen Angel, introdotto dal suono del mare e potenziato da una voce carica di sentimento e passione: il ritornello, in particolare, si presenta come un dipinto musicale notturno, dominato dalle stelle e dal mare aperto che, a riva, si infrange sugli scogli. L'assolo di chitarra è in grado di evocare emozioni misteriose, malinconiche, legate comunque a un mondo sconosciuto e intrigante: quello degli angeli caduti.
Un basso distorto introduce Stronger, brano dal titolo azzeccato e in perfetta sintonia con la durezza e l'aggressività che lo contraddistinguono, sia dal punto di vista strumentale che per quanto riguarda la linea vocale. Contrasta sia con Fallen Angel che con Where The Silence Remains, introdotto da una voce pulita e gentile, accompagnata da un pianoforte delicato: l'inizio in sordina lascia via via spazio a una durezza che si alterna continuamente a soluzioni più emozionali, dove compaiono anche gli archi. A metà, tuttavia, cambia totalmente la situazione: Where The Silence Remains si trasforma in uno splendido esemplare rampante di power prog spedito e intriso di emozioni.
Silver è un pezzo epico, trionfale, grazie al quale si possono chiaramente avvertire le influenze prog anni '70 della band: un groove prepotente e le dinamiche spedite, si impongono sull'ascoltatore, travolto così dal galoppare impetuoso di una mandria di note e componenti ritmiche, piacevolmente oltraggiosa.
Si abbassa il sipario energico sulla breve parentesi che è Hariel, dove appare la voce aulica di Francesca Naccarelli, incastonata nel terreno dominato dalle gentili componenti ritmiche di basso e batteria.
Ego's End ricostituisce il panorama rock di matrice aggressiva, dove a dominare è un riff di chitarra pieno e prepotente: notevoli le evoluzioni delle tastiere, fondamentali per poter creare situazioni emotive chiare, distinte e sature di carica aggressiva. Il brano si conclude con una sequenza di note inquietanti, che riescono a suonare a tratti anche diaboliche.
A Pharaphreniac Menticide inizia dolcemente, grazie alla voce melodica, pulita, commovente, unita alle note delicate e malinconiche di un pianoforte. Il brano prende poi il sentiero della potenza e dell'aggressività, sul quale si incamminano tutti i musicisti che hanno così l'opportunità di dimostrare la propria maestria nell'inciampare in radici prog, heavy, dolci, melodiche, rialzandosi sempre in un modo assolutamente naturale, spontaneo e aggraziato. Non c'è che dire: i Karnya, con questo brano della durata di 16:18 minuti, hanno avuto l'opportunità di dimostrare ciò di cui sono capaci, toccando picchi compositivi ed emotivi veramente degni di nota, senza mai stancare.
Al decimo minuto troviamo persino un finto finale, che lascia però spazio a una corsa frenetica di chitarra e tastiera. La corsa continua per il resto del brano, alternandosi a camminate leggiadre in panorami distesi, soffici, accompagnate dalla voce e dagli archi: si giunge così a un finale inquietante, col rumore di un cappio che dondola, al quale, presumibilmente, è appeso un corpo ormai privo di vita.
L'album si conclude con la ballata acustica Still Alive?, interpretata e intonata in maniera profonda ed emotiva dalla bellissima voce di Riccardo Nardocci.
L'album in generale è veramente ben riuscito, ottimo sia dal punto di vista compositivo che esecutivo e sarà apprezzato dagli tutti gli amanti del prog rock e del prog metal: considerando che si tratta di un debut album, i Karnya si presentano come una band che avrà molto da offrire nel futuro del panorama musicale italiano e non solo.
Con la capacità dimostrata nell'evocare emozioni forti, sfruttando le doti musicali tecniche e compositive dimostrate da ogni componente della band, hanno il potere di conquistare l'ascoltatore, travolgendolo nel proprio intimo e da un punto di vista passionale.
I Karnya hanno racchiuso nel diario di bordo musicale intitolato Coverin' Thounghts un viaggio all'interno delle emozioni umane, evocate per mezzo della musica, offrendo un'esperienza unica.
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