Si intitola Salvation il quarto lavoro in studio dei The Prophecy e uscirà il prossimo 4 febbraio per Code666 Records. La band, originaria dello Yorkshire, Inghilterra, si forma nel 2001 grazie all'incontro tra Greg O'Shea, John Bennet e Matt Lawson. Il gruppo registra il primo demo intitolato Her Embrace, My Ruin e dopo appena sei mesi torna in studio per registrare To End All Hope: grazie a questo lavoro i The Prophecy riescono ad attirare l'attenzione su di sé, tanto da organizzare un tour europeo.
Nel 2002 registrano il primo EP, intitolato Ashes, e intanto si esibiscono in Francia, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio e, ovviamente, UK, dove vengono apprezzati come band doom metal.
Nel 2003 la band si sposta negli USA, dove conclude il tour a Portland, Oregon, in occasione del ShoD Fest.
I The Prophecy iniziano a registrare il secondo album, Revelations, ma nel 2005 un repentino cambio di line up li lascia senza bassista: la situazione desta scompiglio nella band, che pensa di abbandonare il progetto, ma con l'ingresso di Gavin Parkinson (Tefra), si rimette in piedi.
Il gruppo torna a lavorare all'album Revelations nell'inverno del 2005 ma l'EP sarà rilasciato solo nel 2007.
Nel 2008 i The Prophecy firmano il contratto con la Code666 Records, etichetta italiana che rilascerà il loro nuovo album, Into the Light, il 20 febbraio del 2009.
Ma il 2013 è l'anno di Salvation, quarto album in studio della band, che sarà in vendita a partire dal prossimo 4 febbraio.
La title track introduce il lavoro con un violino malinconico e una voce particolare, triste e delicata.
Il brano è inizialmente scandito dalla batteria a ritmo lento e intenso, dalla voce e da lievi plettrate sulla sei corde, e prende vita verso il quinto minuto. La sensazione generale che se ne trae è che manchi qualcosa di particolarmente coinvolgente: a livello emozionale il brano è piuttosto carico, ma suona vuoto. La band ha tentato di colmare questo vuoto con un growl inaspettato, che però non riesce ad amalgamarsi con il resto della linea vocale, pulita e melodica.
Il brano in seguito si incupisce lievemente, con un cambio di ambientazione che risulta essere più intrigante e misterioso: torna a far capolino il cantato in growl, che tuttavia non dà un valore aggiunto al pezzo, ma sembra essere un elemento a sé stante.
La sensazione generale che si ha di questo brano è quella di essere in realtà una lunga intro con cantato annesso: Released riprende il mood del brano precedente, avviandosi con un riff di chitarra acustica e pacata. Dopo una pennellata di chitarra elettrica, ritorna la quiete ed è qui che spunta la voce soave, quasi angelica, melodica ed emozionale.
Il brano è molto più coinvolgente rispetto a Salvation, e dimostra una personalità più sviluppata: da apprezzare l'aggressività che si viene a creare con la chitarra elettrica. Released dimostra una maturità musicale piuttosto buona e la comparsa degli archi sul finire, ne è una dimostrazione piuttosto chiara: notevole e piacevole è l'assolo, passionale e delicato al contempo, e carico di espressività. Tuttavia sul finire del brano torna il growl e si dimostra ancora una volta un elemento di disturbo, piuttosto che di piacere.
Giungiamo alla traccia della durata più breve presente in tracklist, Reflections, anch'essa inizialmente tenue e pacata. Si apre poi con una punta di aggressività, data dalla distorsione e dall'ispessimento del timbro vocale, il quale, tuttavia, rimane melodico e pulito.
Il brano si prospetta come uno dei migliori di questo lavoro, dinamico, particolare e lineare. Anche in questo caso viene però da interrogarsi riguardo alla scelta del growl, inserito sul finire del pezzo, che eclissa la voce principale in un modo piuttosto sgradevole.
Il violino che apre In Silence rimanda a Salvation, la title track che dà il via all'LP, e anche in questo caso ci troviamo di fronte a un brano inizialmente malinconico e carico di espressione emotiva. E' apprezzabile che i The Prophecy riescano a inviare con delicatezza l'ascoltatore in un antro di mondo surreale, nebbioso, freddo e malinconico.
Salvation si conclude con Redemption, pezzo che odora di nebbia di palude e che rimanda a serial killer in cerca di vittime. Nel brano fanno il loro ingresso chitarra e batteria a cambiare il mood: è come se il serial killer avesse trovato la propria vittima e la stesse minacciando con un coltello gelido puntato al collo. Ecco tornare nuovamente il growl, piuttosto cupo ma altrettanto scontato, elemento che non si incornicia alla perfezione né con la voce pulita né con le atmosfere delicate create da archi e chitarra acustica. È un aspetto che avrebbe dovuto potenziare l'aggressività di questo album e di ogni singola traccia, ma che, data la generale morbidezza di suoni, risulta banale e a tratti persino fastidioso: sarebbe stato preferibile puntare a enfatizzare la gentilezza dei suoni, caricandoli però di una personalità più definita.
In generale Salvation dà un senso di vuoto una volta finito l'ascolto: i brani per altro hanno una durata eccessiva, considerando che le tematiche all'interno di essi rimangono più o meno le stesse. Con una durata media di oltre 10 minuti (eccezion fatta per Reflections), risultano monotoni e stancanti, salvo qualche rara occasione di vitalità.
Un lavoro che avrebbe necessitato qualche accortezza in più e che avrebbe dovuto dimostrare una maturità musicale di alto livello: i The Prophecy avrebbero dovuto osare molto di più, evitando di scendere a compromessi quali l'adozione del cantato growl che, come già sottolineato, non dà un valore aggiunto all'album.
In definitiva Salvation manca un po' di personalità: se fosse stato arricchito con sonorità intriganti ed elementi di spicco, sarebbe stato più gradevole e avrebbe saputo mantenere costante l'attenzione dell'ascoltatore.
Salvation - Tracklist:
01. Salvation
02. Released
03. Reflections
04. In Silence
05. Redemption
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