Un paio di giorni fa, la Rise Above Records di Lee Dorrian ha inviato un promo/riedizione per gli addetti stampa di un lavoro da loro pubblicato in vinile nel 2011 e subito andato a ruba. Le richieste del vinile hanno mandato in tilt il mercato degli scambi sottobanco, dato che su eBay ne sono state vendute copie per 700 sterline l’una. Nella prima metà del 2012 l’album è stato ristampato e di nuovo esaurito nell'arco di pochi minuti, mandando in crash il sito della Rise Above.

Tutto questo è accaduto senza che la band in questione non solo non si sia mai esibita live, ma non ci sono neppure foto chiare della formazione, mantenuta nell'anonimato.

Di questi misteriosi Uncle Acid & the Deadbeats si sa solo che la loro musica è di qualità e che la loro identità verrà rivelata per la performance live di debutto che avverrà a Londra il prossimo 22 marzo, in occasione dell’uscita del nuovo album (i biglietti sono esauriti all'istante e la data è stata doppiata per il 23).

La band è entrata in studio lo scorso Halloween e, nel frattempo, Rise Above ci presenta di nuovo questo precedente lavoro, dal titolo Blood Lust.

Sicuramente, il grande successo ottenuto nei mesi scorsi dai Ghost (altra band dall'identità nascosta lanciata da Rise Above e recentemente approdata a una major) avrà alzato la quotazione di questi orrorifici (forse) sconosciuti, ma pare che il successo sia partito in sordina grazie solo a qualche brano scaricato su YouTube. Il famigerato passaparola. Viral marketing.

Ma cosa si suona in questa congrega di freaks denominata Uncle Acid & the Deadbeats? Presto detto: una mistura di vintage heavy metal, sonorità garage, psichedelia e horror rock; insomma, lo spirito oscuro del metal e del doom delle origini, a cavallo fra i ’60 e i ’70, si mantiene su livelli elevati per tutta la durata dell’ascolto.

Il brano d’apertura, I’ll Cut You Down, presenta subito quale sarà la caratteristica peculiare dell’intero lavoro, ovvero un’ossessività che non annoia mai, si dondola catatonica, allucinata, sensuale, e si insidia luciferina nelle orecchie attraverso acidi riff e ritornelli catchy. La voce ‘sembra’ femminile, anche se per quello che ne sappiamo potrebbe trattarsi di un ragazzino di 13 anni come di una macedonia compressa di Jon Anderson e Ozzy Osbourne e, stando alle dichiarazioni in rete, la band ha sicuramente giocato sull’effettistica atta a innescare questo tipo di equivoco.

L’ossessività si mantiene martellante anche in Deaths Door, ma capiamo in un baleno che la varia orecchiabilità dei fraseggi melodici (sia vocali che chitarristici) è in grado di mantenere alta l’attenzione e l’interesse dell’ascoltatore, cosa non facile in produzioni di questo tipo (soprattutto come quando, in questo caso, i brani superano i sette minuti di durata).

Over and Over Again, Curse in the Trees e I’m Here to Kill You

sono tracce ancora più immediate, nonché brevi (intorno ai tre, quattro minuti di durata circa). Energica e scattante la prima, funerea e viscida la seconda, aspra e ritmicamente nervosa la terza, dimostrano che c’è stato buon gusto anche nella strutturazione della tracklist, che rende variegato e colorato qualcosa che avrebbe potuto risultare sbiadito e monotono.

Riff assillanti e melodie accattivanti tornano con 13 Candles, più vicina ai primi due brani per struttura (nonché lunghezza), andamento e atmosfere, mentre la selvaggia Ritual Knife ci trascina in territori ancora più tenebrosi, sino all’acidissimo finale.

Withered Hand of Evil si snoda attraverso l’asfissia del riff funereo e la piacevolezza del cantato, dando largo spazio alle contaminazioni garage e psichedeliche del tappeto di Hammond.

A sorpresa, arriva una bonus track di folk rock in cui a farla da padrone sono la chitarra acustica e le percussioni. Quasi bucolica, Down to the Fire è la degna conclusione originale per un lavoro che non aveva certo la pretesa di esserlo, ma a ben vedere non è così scontato come potrebbe apparire.

Blood Lust non è un album confezionato per apprezzarne tecniche e virtuosismi, né per sperimentare commistioni inedite. Anzi, è un omaggio talmente dichiarato alla vecchia scuola da apparire sfornato proprio in quegli anni. Si tratta nondimeno di un ottimo lavoro, curato e divertente, che trasforma il ‘vecchio’ in qualcosa di paradossalmente ‘fresco’, che non mancherà di incuriosire e ossessionare gli appassionati di vintage rock, doom revival, occulti e psichedelici viaggi astrali, iconografia cinematografica, e formazioni misteriose.

Tracklist:

01.I’ll Cut You Down

02.Deaths Door

03.Over and Over Again

04.Curs ein the Trees

05.I’m Here to Kill You

06.13 Candles

07.Ritual Knife

08.Withered Hand of Evil

09.Down to the fire (Bonus track)