Alzi la mano chi si aspettava che questo Dracula 3D fosse un grandissimo capolavoro.
Purtroppo il film di Dario Argento, che al di là di tutto rimarrà sempre un maestro dell’horror, tocca un argomento trito e ritrito già propostoci in tutte le salse, uno dei grandissimi temi e soggetti del cinema horror che da sempre ha affascinato generazioni di amanti del genere e non.
Non per questo l’ultima fatica del maggiore regista horror italiano deve essere sminuita, come non deve essere esaltata fino a incorrere nei soliti errori ultra celebrativi di una carriera lunga e folgorante, ma che, bisogna ammetterlo, negli ultimi anni non ha lasciato il segno.
La trama vede Harker giungere nel castello in Transilvania dove capisce subito che qualcosa non va. Il Conte, infatti, si diverte a compiere scorribande nel paese terrorizzando e uccidendo donne e uomini. L’avvocato viene raggiunto dalla giovane e bella moglie, Mina Murray che, insieme all’amica Lucy Westenra si insedia dal Conte. Lucy si ammala inspiegabilmente e da Amsterdam viene chiamato il dottor Van Helsing per un consulto; per paura di essere deriso riguardo alle sue teorie, il dottore non riesce a rivelare che la ragazza è stata morsa da un vampiro. La situazione precipita quando la giovane si trasforma in vampira e Harker, Mina e Van Helsing uniscono le proprie forze per combattere il Conte che, a sua volta, viene a conoscenza delle trame alle sue spalle e, così, decide di vendicarsi cercando di creare un rapporto spirituale con la giovane. I due ‘eroi’ Harker e Van Helsing, così, grazie proprio a questo legame, cercano con l’ipnosi di conoscere tutti i movimenti del vampiro.
Dracula in 3D ha dalla sua un’ottima direzione, alcune (poche) scene di pura maestria horror e un'equipe di professionisti di altissimo livello come il musicista Claudio Simonetti (indimenticato autore delle colonne sonore di Profondo Rosso, Suspiria, Phenomena e tanti altri), Sergio Stivaletti per gli effetti speciali, Luciano Tovoli per la fotografia e Antonello Geleng per le scenografie.
Di contro, invece, al neonato di casa Argento (prodotto dalla triade formata dalla Enrique Cerezo Produccions Cinematograficas SA, Film Expert Group e Les Films de l’Astre) non è stata data un’interpretazione nuova, sebbene ci sia da ammirare lo sforzo profuso per renderla originale. Cambiando l’ordine degli addendi, però, il risultato non cambia e, quindi, se il mal capitato Jonathan Harker non è un agente immobiliare, ma un avvocato in cerca di lavoro che coglie al volo la possibilità di catalogare la grande biblioteca del castello in Transilvania, la cosa non ci impressiona né ci entusiasma, né tanto meno la storia subisce un colpo così importante da risultare nuova o innovativa.
Nota negativa anche per il cast, che non è certo dei migliori, con performance ingessate da parte dei protagonisti come Unax Ugalde (Jonathan Harker), Thomas Kretschmann (il Dracula argentiniano), Asia Argento (la Lucy Westenra maestra di piano che intrattiene una lezione d’amore con Dracula) e, soprattutto, la bella Marta Gastini che interpreta la moglie di Jonathan Harker, Wilhelmina Murray, la donna della quale il vampiro si innamora perdutamente. La Gastini, doppiata nella versione italiana del film, è totalmente fuori ruolo, così come Asia Argento.
Unica nota di merito per l’attore olandese Rutger Hauer che impersona Abraham Van Helsing, il cacciatore di vampiri che cerca di salvare capre e cavoli, ma ovviamente, non può nulla da solo.
Tecnicamente si ravvede tutto il Dario Argento di Profondo Rosso, con l’unica differenza che il capolavoro horror che fece salire all’onore della cronaca e della critica il regista romano, ha ben 37 anni e non aveva la pretesa di essere un film di ultima generazione girato addirittura in 3D, tecnologia che già di per sé non ha dato molto al cinema, ma che associata a tecniche registiche ed effetti degli anni ’70 si è dimostrata totalmente inadeguata.
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