Laugieur, per anni fuori dalle sale, va alla ricerca di qualcosa di non banale, quasi disperatamente, e alla fine pretende troppo.
A un inizio classico si susseguono velocemente eventi inspiegabili e poco chiari, che hanno l'effetto di confondere lo spettatore impossibilitato a capire, fino a quando Laugieur non ci ritiene pronti alla grande rivelazione. Chi aveva già avuto a che fare con il regista francese poteva aspettarsi qualcosa del genere, ma lo spettatore inconsapevole rischia di sentirsi raggirato da un film che abbandona l'horror a venti minuti dall'inizio e continua con una sorta di thriller psicologico, dalle tempistiche molto lente.
Brava Jessica Biel, che veste i panni della protagonista, mentre il resto del cast è senza lode e senza infamia, sprecato purtroppo Stephen McHattie che viene dimenticato sullo sfondo.
La trama ufficiale recita: Julia Denning è un’infermiera che vive nella cittadina di Cold Rock, dove si nascondono segreti inquietanti. Nel corso degli anni, infatti, sono scomparsi 13 bambini senza lasciare traccia. Gli abitanti del luogo ritengono che il responsabile sia “The Tall Man” un oscuro personaggio misterioso e leggendario che rapisce i bambini. Quando una notte Julia trova il letto di suo figlio vuoto, la caccia è aperta e con essa la ricerca di risposte: chi è “The Tall Man” e soprattutto dove sono bambini scomparsi?
Ma che dire, non fateci troppo affidamento perché quello che vedrete non è quello descritto in queste poche righe.
Senza voler fare troppi spoiler per coloro che decideranno di andare al cinema, se vi aspettate un buon classico horror resterete delusi.
Il film, in realtà, ha come tema principale una critica alla decadente società americana, più che l'horror; essendo però più facile commercializzare la sua falsa veste da 'film dell'orrore' è stato spacciato per tale. Il regista sembra voler dare una lezione a coloro che volevano esclusivamente divertirsi davanti a un buon horror splatter, ricco di scream queen e tensione, propinandogli invece un film lento, confuso e con una morale 'facilona'.
Questo esperimento di Laugieur poteva essere interessante e innovativo, se per farlo il regista non avesse smorzato del tutto il ritmo della storia, con un inevitabile brusco calo d'interesse nello spettatore.
Il cambio di genere non rende il film più interessante o rivoluzionario a tal punto da dare significato alla pellicola; si avverte solo 'smarrimento' di fronte a un lavoro inconcludente. Questa inversione di visione risulta essere molto macchinosa e alla fine alquanto irrealistica. Esagerata.
Di conseguenza il film finisce per annoiare, indisporre e infastidire i più, che si guardano intorno sbigottiti per accertarsi di non aver sbagliato sala. Un tentativo di fondere horror e critica sociale, che risulta come olio mischiato all'acqua, troppo diversi e troppo distanti l'uno dall'altro.
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