Anche i mostri hanno un’anima. Ma all’opinione pubblica non gliene frega una mazza.
Al confine con lo Zombillennium la nube dell’intolleranza aleggia tra gli abitanti stanchi di avere per vicini di casa una massa di reietti dell’oltretomba. Soprattutto ora che la percentuale di disoccupazione tra gli umani è salita al 25% e nel parco dei mostri assumano a tempo indeterminato… se sei morto, morto vivente o diversamente vivo.
Con il solito tocco pulito condito di fantasia crepuscolare, Arthur De Pins affronta il secondo capitolo della serie Zombillennium afferrando il tema dell’intolleranza e della convivenza a quattro mani e imbastendo una esilarante diatriba emotiva che si scatena e mette a repentaglio il sostentamento del parco proveniente dalle opposte fazioni di... risorse umane, ovvero tra coloro che pagano il ticket d’ingresso, da un lato, e quelli che gestiscono il posto di lavoro dall’altro, trascinando su un piano più alto e profondo il tema del pregiudizio e della diversità. E così Francis Van Blodt, capo vampiro della struttura, si ritrova ad arruolare psicologi dal regno dei morti per sedute di auto rilassamento e Positifrikichnesse utili a canalizzare le pulsioni di morte dei mostri in energia positiva, ed evitare inutili spargimenti di sangue con gli umani, sempre più sul piede di guerra. In fin dei conti gli affari sono affari.
Ma tutto si complica quando a una scritta intimidatoria sulle mura dello Zombillennium (“Mostri andate a casa. Questo è un avvertimento!”) la miccia di una bomba a orologeria viene innescata da un susseguirsi di atti di intolleranza perpetrati dagli umani, prima con una grassona-pagante che scaraventa a terra le strambe gemelline addette alla pulizia del parco, sotto gli sguardi attoniti di tutti i "diversi" della zona; poi quando al povero Sirius, lo scheletro che incarna la Morte, viene impartita una dura lezione di calci e pugni da tre balordi che se lo portano dietro utilizzandolo come passpartout per fare breccia nel parco e comprendere appieno cosa si nasconde negli anfratti di quell’inferno umoristico; ma il gioco non gli riesce e vengono scoperti. E al diavolo Freud e i suoi insegnamenti (compreso lo psicoanalista arruolato per infondere la buona educazione).
Così, tra accenni di rissa interni, licenziamenti, riflessioni sulla propria esistenza umana e sotterfugi politici per mantenere la calma instaurati tra il capo della struttura Van Blodt e il leader strumentale cittadino (il parroco della zona), emerge l’oscura storia del giovane Tim e della sua famiglia (la mamma è la grassona che scatena il panico nel parco, mentre il padre è un povero cristo che non riesce a imporsi nella vita), una sorta di raccordo narrativo emotivo tra i due mondi, che se su un piano più superficiale tende a stendere un velo di comprensione su come alcune scelte nella vita determinino atteggiamenti ostili al di là della fazione… su un piano più profondo rende chiara l’idea di quanto ognuno, in realtà, segua i propri interessi e istinti, diffondendo, senza accorgersene, il seme della discordia, e rendendo la convivenza sempre più nebulosa e caotica, come la coltre di nebbia che circonda lo Zombillennium. Un sistema di scatole cinesi che si ripercuoterà, con finezza e umorismo, nel terzo volume dal titolo... L’inferno non è mai stato così divertente.
Be’, di sicuro ci sarà da divertirsi…
Il sovrannaturale è la strada che De Pins percorre per raccontare la vita di tutti i giorni e le sue incognite: l’abbandono, il pregiudizio, gli usi e i costumi, la crisi economica e la convivenza tra persone diverse, senza scadere nei cliché ma affrontando ogni parte del puzzle sociale con umorismo e fascino macabro, rendendo ogni tavola leggera e frizzante come una puntata di Camera Caffè negli anfratti del circo dei Freaks. Lo stile cartoonistico dell’autore, tutto pane e Adobe Illustrator 9.0, rendono Zombillennium una lettura ammaliante e fantastica, ricca di personaggi e colori tenebrosi confezionati in 52 pagine di altissima qualità. Una saga adatta a tutte le età, che consigliamo vivamente di leggere.
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