È possibile riscrivere gli stilemi di un film horror, destrutturare un genere spingendosi oltre a quanto fatto da Wes Craven con Scream?
E questa la domanda e l’obiettivo che si prefiggono Drew Goddard (già sceneggiatore di Cloverfield e Lost, qui al suo debutto alla regia) e Joss Whedon (celebre creatore della serie televisiva Buffy l'ammazzavampiri e regista di The Avengers).
Quella casa nel bosco è proprio questo: un puro meccanismo meta cinematografico che mette assieme elementi stereotipati (cinque compagni di college che vanno in gita in campagna, in un cottage isolato, dove subiscono l’attacco di terribili zombie e altri essere soprannaturali, perché colpevoli della loro giovinezza, di fare sesso e divertirsi sguaiatamente) per giocarci in maniera intelligente e smontare all’infinito le regole del genere.
Ma, pur non volendo lanciare nessun messaggio particolare e appartenendo al puro intrattenimento, il film di Goddard e Whedon s’interroga e investiga, lasciandosi andare in una profonda riflessione sui film horror.
Gli autori fin da subito giocano a carte scoperte, rivelando il motivo goliardico e citazionista del film (uno degli elementi trainanti della pellicola), mostrandoci sin dall’inizio il personale (a tratti un po’ guascone) di una stazione di controllo che monitora i cinque malcapitati ragazzi. Questi accompagnano per mano lo spettatore nell’analisi della trama della storia e della sua struttura in tre atti (intervenendo per correggerla quando qualcosa sfugge al loro controllo), degli archetipi dei personaggi (l’atleta, la prostituta, il buffone, lo studioso e la vergine) semplici burattini nelle mani di un burattinaio più grande di loro, e sull’adesione della storia a un modello narrativo ricorrente e già prestabilito.
Agli spettatori il compito di scovare le innumerevoli citazioni cinematografiche tra le quali La Casa di S. Raimi, Venerdi 13 di S. Cunningham, Zombie di Romero, The Ring di G. Verbinski ma anche letterarie con l’onnipresente Lovecraft a vegliare su tutto.
Sorretto da uno script solido, sostenuta da un ottimo cast e diretto in maniera efficace la pellicola ha probabilmente l’unica pecca di perdere tensione, a causa del meccanismo sui cui è giocata, nella parte centrale quando vengono svelate le regole del gioco, per poi riprendersi brillantemente nell’ultima parte con continui colpi di scena.
A mezza via tra una lezione di sceneggiatura, squisito divertissement cinematografico e citazionismo nerd (non poteva essere diversamente visto il curriculum di Joss Whedon) Quella Casa nel bosco è un film consigliato ai fan del genere, una pellicola da smontare e ricomporre per una generazione di spettatori e filmakers.
2 commenti
Aggiungi un commentogià far apparire interessante un film che cita La Casa e Venerdi 13 è una gran faticaccia!!
Il film è chiaramente un gioco, divertente e divertito, e carico di rimandi ad altri film, soprattutto alla serie di Scream. Nello specifico omaggiandolo con un riferimento alle sue regole, cioè che non è più sufficiente essere vergini per sopravvire a un film horror.
Per il resto il film non fa mai davvero paura, cosa difficile quando di una marionetta si scorgono i fili che la muovono e tutto lo scenario ti appare di cartone e cartapesta, ma in compenso si ride molto. Umorismo non involontario, per fortuna.
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