Eroe capovolto, mostro seduttore, mellifluo incantatore, oscuro

e perturbante, il vampiro si offre allo sguardo estetico coprendosi

il volto e scoprendosi soggetto artistico.

Il saggio evidenzia la posizione occupata dalla categoria del vampiresco nei territori avvincenti del negativo artistico, seguendo le linee tracciate dal brutto nella sua secolare esistenza. Fra le pieghe dei materiali estetici e attraverso il rimosso che, in epoche diverse e in linguaggi alternativi, ha parlato all’uomo senziente, si scoprono inedite potenzialità e inesplorate

soluzioni nel tentativo di fissare il camaleontico brutto in una definizione

conclusiva.

Filo conduttore, fatalmente rosso, è il sangue del vampiro.

Lo stesso sangue che simbolicamente si annida nell’estetica della

paura, che seduce attraverso un cadavere esposto nella necrocultura,

che mistifica e si nasconde nel kitsch, che, esibito e ostentato

nel pulp, scorre, ultimo baluardo di umanità, nelle vene dei cyborg.

Il sangue del vampiro ci guida tra queste manifestazioni artistiche

che, dinamiche, si muovono tra le polarità del positivo e del negativo,

della vita e della morte, tra un sentire organico e un’estetica inorganica,

indirizzandoci verso i territori incerti e sfumati di cui il vampiro è signore.

Questa è la presentazione di Il vampiresco - Percorsi nel brutto, il saggio pubblicato questo mese da Mimesis Edizioni nella collana Eterotopie.

Iris Gavazzi, laureata in Filosofia Estetica, è redattrice della rivista on line Itinera. La rivista Golem l’Indispensabile ha accolto un suo contributo dedicato all’astrologia, Le occasioni del Destino e un articolo sulla filosofia abitativa olandese, Le case galleggianti. Attualmente è corrispondente dall’Olanda per il Giornale dell’Arte e collabora con testate nazionali e case editrici su temi di arte e costume.