Stava per attraversare il corridoio quando percepì un movimento vicino all’ingresso, poco oltre la porta che conduceva in cantina. Un morto, dentro la loro abitazione. Non riusciva a capacitarsene. Con uno scatto si precipitò in salotto e si tuffò sul divano. L’urto fece cadere il fucile sotto un mobile lì accanto. L’uomo allora rotolò a terra, ma sbatté la gamba contro il tavolo. Imprecò per la sua goffaggine e impulsività.
– Papà che succede? – gridò la figlia, affacciandosi dalla balaustra del piano superiore.
– Non muoverti da lì.
– Perché?
– Non fiatare!
Ripensò a quando, poche ore prima, aveva serrato la porta. Aveva chiuso il chiavistello, non poteva non averlo fatto. Com’era riuscito quell’essere a entrare allora? Magari, distratto dal pianto della figlia, aveva chiuso male il catenaccio.
La testa gli scoppiava.
Cercò di raggiungere di soppiatto il fucile sotto il mobile. Stava per svoltare carponi dietro l’angolo del divano quando scorse una scarpa femminile logora che si trascinava sul pavimento. Percepì solo il lieve fruscio, un abito che strusciava, e il fischio sottile che la creatura emetteva respirando.
Sono i suoni ad attirarli. I suoni.
Indietreggiò, cercando di fare meno rumore possibile. Ma con il tallone colpì l’angolo del tavolino e una papera di legno, già in bilico dopo il primo urto, cadde a terra con un tonfo. Così si alzò e corse verso la cucina. La donna lo raggiunse in un attimo, spingendolo contro lo stipite della porta. Iniziarono a lottare, lui sferrando calci e pugni contro quel corpo maleodorante e putrido, lei muovendo la mandibola scarnificata per morderlo. Caddero a terra uno sopra l’altra. L’uomo afferrò uno degli ombrelli che si trovava appoggiato nell’angolo del corridoio e colpì la donna alla testa. Bastò per liberarsi dalla presa. Fece in tempo a vedere il volto raggrinzito e i lunghi capelli grigi. In vita doveva essere stata una cameriera, lembi del vecchio grembiule le fasciavano ancora braccia e gambe. Magari aveva lavorato proprio lì, in quella casa.
Si rialzò e sbatté contro lo specchio del corridoio, che si infranse in piccoli pezzi. Uno dei vetri gli lacerò la camicia e la pelle del braccio. Macchie di sangue schizzarono a terra e sulla parete bianca. Il dolore gli annebbiò per un secondo la vista, facendolo sbandare e inciampare ancora. La morta, eccitata dall’odore del sangue, con un verso agghiacciante e mostrando i denti gialli, gli fu di nuovo addosso. Stavolta gli conficcò le unghie nel polpaccio. Non fosse stato per i jeans, avrebbe lacerato la carne. Con un calcio la allontanò, ma non trovò una presa utile a rialzarsi. Quella ringhiò ancora più ferocemente e gli saltò alla gola. Cercò di difendersi con la forza delle braccia, ma il taglio gli provocava molto dolore. Riuscì comunque ad afferrare il collo della donna e le sue dita affondarono nella laringe. Un liquido nero gli colò lungo il dorso delle mani, mentre si dimenava.
– Maledetta! – gridò, alzandosi e trascinandosi la donna dietro. – Maledetta! – ripeté con forza maggiore.
Sferrò un pugno con quanta forza aveva in corpo. La testa della vecchia si piegò in modo innaturale, per ritornare, dopo pochi secondi, nella posizione iniziale. In una frazione di secondo, l’uomo vide la figlia. Era in fondo al corridoio e imbracciava il fucile. La canna era puntata contro l’essere di fronte a lei.
– Lancialo a me!
– Ho paura, papà. – Tremava, facendo ondeggiare l’arma. La morta, ancora frastornata dal colpo, si voltò verso di lei.
– Non sparare, dallo a me!
La vecchia mosse un passo verso la bambina, che urlò e strinse il fucile.
– Non spar… – Non fece in tempo a finire la frase che un rombo potente si diffuse nella casa e una pallottola trapassò la nuca della donna. Il suo corpo cadde a terra con un tonfo secco.
L’uomo rimase a bocca aperta e si portò d’istinto la mano al collo. Sentì un forte bruciore: era stato colpito. La figlia lo aveva colpito. Del sangue denso sgorgò tra le dita. Fissò la bambina con in mano il fucile fumante e la faccia sconvolta, prima che la vista si annebbiasse del tutto. Il pensiero che rimanesse sola si spezzò con l’ultimo respiro. Tornava da sua moglie. A casa.
6 commenti
Aggiungi un commentoE ci lasci così, Simo!?!? Senza che sapremo mai il destino della bimba e il resto? Malefico! mi è piaciuto molto! In così poco spazio, sei riuscito a portarmi lì.
Sai la cosa che mi è piaciuta di più? Il modo con cui il protagonista percepisce che è entrato qualcuno in casa... Il movimento d'aria, gli attimi
di dubbio, l'incertezza per la figlia...
Complimenti!!! Spero a presto per il prossimo, eh. Intanto vado a cercarmi il primo nella raccolta.
Un abbraccio
Bravo Bravo Bravo
Complimenti Simone, letto anche un tuo precedente direi che ti vengono assai bene le storie angoscianti che coinvolgono bambine... credo ti nascano dal profondo. E colpiscono.
Cavolo Simo, scritto veramente bene!!! Pero che ansia
Nel sangue dei vampiri rimane il mistero di personaggi senza passato e senza futuro, ma illuminati in un lampo di storia: un modo efficace per alimentare l’immaginazione dei lettori.
bruno telleschi
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID