Arthur Kipps è un giovane e tormentato avvocato nella Londra del XIX secolo. Il ricordo della moglie morta di parto lo perseguita e l'amore per il figlio non basta a fargli superare la perdita. Alla morte di una ricca vedova, viene incaricato di curarne l'eredità e di occuparsi della vendita dell'abitazione, situata in uno sperduto villaggio della campagna inglese. Mentre nel villaggio i bambini cominciano a morire misteriosamente, Arthur inizia a percepire oscure presenze nella casa abbandonata e a scorgere il fantasma della Donna in Nero, che spinge i bambini a suicidarsi nei modi più drastici e brutali. Il protagonista dovrà quindi svelare il mistero che lo circonda, nonostante la reticenza degli abitanti del villaggio.
Con The Woman In Black, il regista James Watkins ha scelto di rifarsi alla classica storia di fantasmi, andando ad attingere direttamente all'immaginario gotico ottocentesco: la nebbiosa campagna inglese, il villaggio che nasconde un segreto, la casa infestata, scricchiolii e rumori inquietanti e, ovviamente, i fantasmi.
Il tema centrale del film è la paura dei genitori di perdere i figli, una disgrazia che incombe sugli abitanti del villaggio, che infatti li segregano in casa; la minaccia incombe anche sul protagonista, che entro pochi giorni verrà raggiunto dal figlio. Minaccia che sprona Arthur a trovare un modo per soddisfare la vendicativa Donna in Nero.
Purtroppo, al fine di accrescere la tensione, il regista ha scelto di lavorare molto con i tipici momenti da "salto sulla sedia", che alla lunga risultano più noiosi che efficaci; Watkins ottiene un risultato più apprezzabile quando genera ansia ponendo all'attenzione dello spettatore certi particolari quali i giocattoli nella stanza del bambino o la sedia a dondolo, il cui rumore sinistro sarà difficile da dimenticare.
Seconda opera di James Watkins dopo Eden Lake, The Woman in Black è tratto dal romanzo della scrittrice Susan Hill, dal quale in passato erano stati tratti anche un film per la televisione e una pièce teatrale di successo. Il personaggio di Arthur Kipps è interpretato da Daniel Radcliff che, abbandonata la bacchetta magica e con un filo di barba, appare abbastanza convincente nel ruolo di padre e vedovo; l'attore passa la prova del post-Harry Potter, ma si spera che il suo nome non resti legato al genere fantastico, cosa che non gli renderebbe giustizia, vista l'interpretazione in I Ragazzi di Dicembre.
Questo è il secondo film della rinata Hammer Film Productions, dopo il rifacimento dello svedese Lasciami Entrare (2010): proponendo fantasmi e vampiri, la nuova Hammer si pone nel solco della sua incarnazione precedente anche se difficilmente assisteremo ai fasti del passato, in assenza degli attori e dei registi di culto; inoltre i tempi sono cambiati, e l'umanizzazione di molti dei mostri cari all'imaginario Hammer ha probabilmente mutato la percezione di essi da parte degli spettatori più giovani.
Nel complesso, sebbene la storia non sia particolarmente originale, The Woman in Black è messo in scena con sapiente stile visivo, la giusta attenzione ai dettagli e alla caratterizzazione del protagonista.
Godibile.
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