A seguito dei nuovi accordi tra SIAE e AGIS, ogni sito web che pubblica trailer è tenuto alla sottoscrizione di una licenza SIAE che impone il pagamento (per siti magazine come il nostro) di 450 Euro a trimestre per la pubblicazione di un MASSIMO di trenta trailer.
Siamo convinti che pagare 1800 euro all'anno per avere il ‘privilegio’ di fare pubblicità gratuita ai clienti della SIAE non abbia nessuna logica né nessuna possibile utilità.
Spegniamo quindi il nostro servizio video fin quando la SIAE non rivedrà le proprie norme.
Ci scusiamo con gli utenti per il disservizio, ma li invitiamo altresì a fare quanto nelle loro possibilità per rendere nota la situazione.
È plausibile che se la SIAE prosegue su questa linea, i trailer scompariranno definitivamente dai siti web italiani.
12 commenti
Aggiungi un commentoSì Ready, era evidente, ma forse God era così infuriato che ha visto tutto al negativo
Sì infatti, chiedo scusa. ops:
No, no, fai bene a essere infuriato
Non ho capito una cosa: il provvedimento riguarderebbe solo i trailer in lingua italiana o tutti in generale? Perchè se linkassi il trailer di un film inedito in lingua originale, non credo che la SIAE possa proferire una sola sillaba di protesta... o si?
Qualche risposta:
Intanto, non è che "non ci permettono"; noi abbiamo tolto tutti i video per protesta. Loro permettono tutto, basta che paghi. Altri siti rifiutano di pagare e pubblicano lo stesso. Noi non pubblichiamo e protestiamo. (Vale per tutti i siti Delos, non solo per HorrorMagazine, e anche per Horror.it e la sua rete).
Embed: la SIAE ha specificato chiaramente che non c'è nessuna differenza dal loro punto di vista. La nostra idea è diversa da quella della SIAE, ma le nostre idee sono diverse da quelle della SIAE su diversi punti.
Nello specifico, la SIAE ha detto esplicitamente che YouTube non paga la SIAE anche per gli embed. YouTube ha diffuso un comunicato inconcludente che secondo alcuni voleva dire che gli embed erano coperti, ma in realtà voleva dire tutt'altro.
Blog, forum e social network: la SIAE ha detto che per il momento non si occuperà dei siti non commerciali. Il che non significa che siano legali, significa solo che ora non hanno tempo. Il che non vuol dire che se scrivete un post contro la SIAE domani non vi arrivi una raccomandata della SIAE che vi chiede di pagare per i trailer.
Trailer italiani o stranieri: non conta nulla. Quello che interessa la SIAE è la musica, e - secondo la SIAE - la SIAE va pagata quando usi della musica, che sia italiana, straniera, di autori iscritti alla SIAE o non iscritti alla SIAE, viventi o morti da duemila anni o sconosciuti o che abbiano scelto di mettere le loro opere sotto copyright, creative commons o public domain. Vale per internet, vale per qualunque altro mezzo e vale per qualunque forma di esibizione in pubblico, dal teatro La Scala alla festa di compleanno tra bambini nel bar sottocasa.
Noi ovviamente non contestiamo che gli autori delle musiche vadano pagati. Ci mancherebbe. Contestiamo il fatto che i trailer sono strumenti di propaganda, non opere a se stanti, e pubblicandoli si fanno gli interessi delle case di produzione cinematografiche ma anche dei musicisti e della SIAE stessa, che guadagnano tramite i film. Imporre pagamenti su prodotti promozionali vuol dire limitare la promozione e quindi tagliarsi le gambe da soli. Contestiamo che filmati inviati dagli uffici stampa dichiatati come materiale fair use gratuito di rivelino poi cose da pubblicare a pagamento. Contestiamo la definizione di "opera" per un trailer che è in realtà promozione o brani della vera opera che è il film. Rivendichiamo il diritto di citazione e di cronaca in quanto i trailer sono usati all'interno di articoli giornalistici di una testata registrata in tribunale. Contestiamo alla SIAE che come ente di diritto pubblico dovrebbe porre condizioni uguali per tutti gli accordi privati e scontati che sottoscrive con i grandi siti come YouTube mentre a noi chiede il 3,6% del fatturato per lo stesso servizio. Contestiamo la definizione di "streaming provider" quando lo streaming proviene in realtà da un sito diverso.
S*
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