E’ venerdì, e fuori dal Piper Club c’è una fila lunghissima. Normale amministrazione, se non fosse che al posto degli adolescenti della Roma bene che ogni week end sfilano in via Tagliamento col loro abito migliore, c’è il pubblico più variegato: dai tredicenni emo accompagnati dai genitori agli immancabili dark, dai giovani metallari ai punk cinquantenni, tutti in trepidante attesa dei Misfits. Proprio qui, nella discoteca più famosa della Capitale - dove hanno suonato i Pink Floyd, Jimi Hendrix, David Bowie e i Nirvana - gli eroi dell’horror-punk hanno scelto di esibirsi per la loro unica data italiana del 2011.
Appena entro nel locale, la prima cosa che cattura la mia attenzione è il palco: non tanto le dimensioni un po’ risicate, quanto la totale assenza di transenne, che mi riporta alla mente i filmati di quegli show degli anni ‘70 in cui la distanza tra artista e pubblico era davvero minima.
Dopo una breve attesa, sale sul palco il primo gruppo di supporto della serata, i romani Fenesia. Tutti, me compresa, si chiedono con quale criterio gli organizzatori abbiano scelto questo gruppo, che propone uno sludge/southern metal palesemente ispirato ai Black Label Society il cui logo campeggia ampiamente su magliette, bandane e giacche dei quattro romani. Bravissimi nell’esecuzione di tutti i brani, ma assolutamente fuori luogo rispetto ai Misfits.
Dopo il set dei Fenesia, Jerry Only, frontman dei Misfits si è affacciato pe r un attimo dalle balconate interne del Piper per salutare il pubblico. Ironico come sempre e in ottima forma, il cantante/bassista ha sostato sulla balconata per rilasciare interviste e fare qualche foto con i fortunati detentori dei pass.
Nel frattempo, il secondo gruppo spalla prende possesso del palco. Si tratta dei Fingernails, storica band romana speed metal/hardcore, che oggi è in tour per festeggiare i suoi 30 anni di attività. Durante la loro esibizione gli animi (e i corpi!) si scaldano in un forsennato mosh e i quattro non si risparmiano saltando su e giù per il palco e incitando i presenti. Confesso che non conoscevo le loro canzoni e mi hanno piacevolmente colpita. Uno spettacolo degno di nota: 30 anni non sono passati invano e loro lo hanno dimostrato.
Il Piper, nel frattempo, si è riempito come non mai, ma per fortuna riesco a conquistarmi un posto sotto il palco, sul lato sinistro, dove si collocherà Jerry Only.
I Misfits hanno cambiato più volte line-up nel corso della loro carriera e, a oggi, Jerry Only è l’unico membro originale rimasto, ma l’attuale formazione si compone di personaggi di tutto rispetto: Dez Cadena (ex Black Flag) alla chitarra ed Eric Arce (ex Murphy’s Law) alla batteria. Tra i preparativi dello staff e gli schiamazzi dei ragazzini impazienti passano circa venti minuti. Poi le luci si spengono, relegando i presenti in quella semi oscurità che ben si addice ai tenebrosi signori del punk.
Le note di Profondo Rosso aprono le porte degli Inferi e la mastodontica figura di Jerry Only emerge con il suo basso salutando gli astanti. Con l’immancabile ciuffo devilock e le borchie annuncia senza esitazione l’inizio della battaglia: “This is call Halloween!” Eric con la faccia dipinta da teschio e lo zombie Dez, prendono il loro posto e inizia lo spettacolo.
A fatica si riesce a stare in piedi e i Misfits certo non collaborano alla 'stabilità' dei fan, sparando una dietro l’altra le migliori hit del loro repertorio senza pausa alcuna.
Oltre al tiro micidiale dei tre, una cosa lascia stupiti: l’estrema pazienza e professionalità del buon Jerry. A partire dal terzo brano inizia il via vai continuo di ragazzi e ragazze che salgono e scendono dal palco: i più gentili si avvicinano saltandogli attorno, i più invadenti lo abbracciano, lo carezzano, gli danno pacche sonore, sino ad arrivare a obbligarlo a mettersi in posa per farsi una foto col cellulare! Tutto questo mentre Jerry continua la sua performance, stando al gioco e divertendosi con i fan.
Tornando alla musica, i brani si susseguono senza sosta e pezzi oramai storici come Attitude, American Phsyco, Dig Up Her Bones e We Are 138 vengono eseguiti magistralmente. Le vere chicche sono le cover dei Black Flag - giusto tributo al bravissimo Dez Cadena - come Six Pack, Thirsty and Miserable, Jelaous Again e una devastante Rise Above che, dopo aver letteralmente rovesciato il Piper, preannuncia la chiusura della serata con il grande classico che tutti si aspettano: Die Die My Darling. Sono passati 30 anni e i Misfits non hanno perso il loro smalto, sono riusciti a non esaurirsi in se stessi come è accaduto per tanti loro colleghi.
Ma il bello deve ancora arrivare. Mentre credo che tutto sia finito e i tecnici sono intenti a smontare, Mr. Only torna sul palco. Dopo aver fatto salire un paio di ragazze per fare delle foto, si siede e chiede una penna a un tecnico: rimarrà lì per circa 30 minuti per firmare autografi a tutti - ma proprio tutti - i presenti. Una dedizione che non mi aspettavo da parte di una band che milita nella scena punk da oltre 30 anni.
Set-list:
Intro (Profondo Rosso)
Halloween
Earth A.D.
Bloodfeast
Horror Business
Hybrid Moments
Teenagers From Mars
Attitude
Some Kinda Hate
Astro Zombies
Skulls
I Turned Into A Martian
20 Eyes
Six Pack (cover dei Black Flag)
Horror Hotel
Ghoul's Night Out
Angelfuck
Hollywood
Babylon
London Dungeon
Thirsty and Miserable (cover dei Black Flag)
Abominable Dr. Phibes
American Psycho
Walk Among Us
From Hell They Came
The Monkey's Paw
Dig Up Her Bones
Kong At The Gates
The Forbidden Zone
Helena
Jealous Again (cover dei Black Flag)
Land Of The Dead
Saturday Night
We Are 138
Descending Angel
Rise Above (cover dei Black Flag)
Die, Die My Darling
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