Anche se all’epoca di quel film aveva solo dieci anni, lui lo aveva vissuto e sofferto.
Già da allora Morgan Perdinka attendeva .
Dalla terrazza vide in basso Cassandra raggiungere la spiaggetta ed entrare in acqua. Nel contempo il cielo si scurì. Anche se si stava facendo sera, quel colore gli sembrava troppo nero . Forse si trattava di un’evoluzione del fenomeno ottico.
Poi osservò ancora Cassandra, laggiù, compiere qualche bracciata e far subito dopo un brusco dietrofront, riguadagnando a gran velocità la spiaggia e la scalinata.
Quando giunse sulla terrazza, Cassandra, la donna di ghiaccio che non si scomponeva mai gli sembrò alterata. Ringhiò qualcosa a proposito dell’acqua che, da limpida e tiepida, era divenuta di colpo gelida e vischiosa. Morgan si stava apprestando a consolarla, verificando con stupore di essere di nuovo sull’orlo di un inaspettato deliquio erotico, quando un cupo quanto mastodontico ansito si fece sentire in direzione della galleria.
Si voltarono ambedue, puntando lo sguardo in quella direzione. Non pareva possibile che lì potesse esserci qualcuno, perché il tunnel era stato costruito come una sorta di prolungamento naturale della casa.
Una sensazione, indefinibile per ambedue, li avvolse. Lei si padroneggiava per professione, lui esplorava con ossessione i recessi più nascosti dell’anima del pianeta per trarne ispirazione. Non poteva trattarsi di paura, ma di qualcosa che tentava di darsi forma nelle periferie dell’ansia. La situazione aveva raggiunto il culmine della stranezza: attorno a loro, in quel momento, tutto indugiava immerso nel buio, il cielo e ogni cosa sottratta all’elettricità mancante. E, nell’incavo della grotta, una forma dalla consistenza medusoide con occhi gialli ed ellittici sembrò spingersi con lentezza verso di loro, protendendo indescrivibili braccia tentacolari che, più che vedersi, si sentivano .
La bizzarria invisibile cessò d’improvviso.
Come se qualcuno, per loro fortuna, avesse premuto un interruttore invisibile, il cielo e il mare tornarono azzurri, così come riapparvero il consueto e torrido calore estivo, l’elettricità e il campo telefonico.
Cassandra e Morgan si guardarono senza parlare, sapendo benissimo l’uno cosa passava nella mente dell’altra, e viceversa. La normalità nella quale erano rientrati da pochi secondi non aveva cancellato la consapevolezza di quanto avevano percepito nel buio della galleria. Qualcosa di indecifrabile aveva forse tentato di aggredirli.
Cenarono, mentre la sera, l’autentica sera, calava. Il mare e la costa della Corsica si accesero di mille luci sfarfallanti. Un telegiornale trasmise la notizia dello stupefacente fenomeno appena cessato, che si era reso visibile in tutta Europa. Quando le tenebre e le stelle ripresero dominio dell’orizzonte, i due si piazzarono ad ammirare quel panorama che toglieva il fiato anche al più cinico e al più ricco fra i rarissimi frequentatori di Malapunta. Ma qualcosa non funzionava ancora, e stava tormentando entrambi.
- È ancora qui -, sbottò alla fine Cassandra, spazientita.
Lui ne convenne.
- Vuoi che andiamo via? -
- Temo che non serva a niente. È come un parassita di cui avverti la presenza. È legato a noi. Non penso a me, ma a noi come coppia estemporanea. Quindi è qualcosa che ha a che fare con te, e non con un posto specifico. Ma, quando si trova in un luogo, va a piazzarsi nell’angolo più oscuro -.
L’analisi di Cassandra, al solito puntuale al millimetro. Morgan ne era rimasto sconcertato.
- Io mi sento inseguito dall’età di dodici anni, Cass. È la ragione per cui scrivo -.
- Il basso astrale, per quel che facevi capire nell’ Onda , è una sorta di... di assenza di luce -, aveva continuato lei nella sua spiegazione. -E quella cosa si è manifestata nel momento più buio dell’aurora boreale. Quando il basso astrale era totalmente visibile -.
- E adesso dove pensi che stia quella...? -
Morgan si era interrotto. Da scrittore riteneva di non dovere mai parlare a vanvera.
- L’angolo più buio è quello della galleria -, aveva suggerito lei.
Si erano voltati con sbigottita lentezza verso la bocca oscura della galleria, quasi in una sorta di ripetizione rituale di quanto accaduto poco più di un’ora prima.
Nel buio s’intuiva una presenza, anzi un’assenza di sfondo. Un’ombra di una gradazione più oscura dell’oscurità stessa, irreale, incomprensibile. Turbato e ammutolito, Morgan iniziò a pensare velocemente e considerò l’altro fatto strano capitato loro durante l’aurora boreale, quella sorta di raptus sessuale al quale stava per seguirne un altro proprio quando…
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