Regista cinematografico e teatrale, sceneggiatore, autore, attore, scenografo, costumista, musicista, mago degli effetti speciali, modello, performer... c’è qualcosa che Domiziano Cristopharo non sa fare? Sì, essere profeta in patria, a quanto pare, perché entro i confini dell’Italia Vaticana le sue scelte tematiche e stilistiche (estreme, sia per quanto riguarda le scene di violenza sia in riferimento alla rappresentazione esplicita del sesso) non sembrano essere apprezzate e incoraggiate quanto altrove.
Horror Magazine ha fatto con lui quattro chiacchiere, cercando di conoscere i suoi progetti e di scoprire il modo in cui lavora.
Ciao Domiziano, benvenuto sulle pagine di Horror Magazine! E’ in arrivo il tuo terzo lungometraggio, “Hyde’s Secret Nightmare”. Potresti darci qualche anticipazione sulla trama? Come, dove e quando potremo vederlo?
Grazie per l'accoglienza! Il film non credo sarà pronto prima di Novembre... e non credo che sarà facile da trovare in Italia... è stato difficile dare visibilità ai primi due film qui, figuriamoci questo che è un film estremo a tutti gli effetti: un porno-horror. La trama prende spunto dal tema classico proposto da Stevenson in Jeckyll e Hyde: il nostro protagonista, Chagall, cerca un siero contro l'impotenza e scopre uno strano farmaco che – forse - per intervento sovrannaturale lo trasforma nel suo lato oscuro... in questo caso Hyde, che è una bellissima e perversa ninfomane. Anche qui il vero tema del film non è la trama che salta agli occhi, ma il sottotesto... indaghiamo la crisi di identità sessuale, la repressa omosessualità del protagonista e la pericolosità dei rapporti non protetti (AIDS Secret Nightmare).
Uno dei problemi del cinema indipendente, soprattutto di quello discusso come il tuo, è la distribuzione. Da poco hai reso disponibile in streaming il tuo secondo lungometraggio, “The Museum of Wonders”. Credi che il web possa aiutare questo tipo di cinematografia? Ripeterai l’esperimento anche in futuro?
Lo streaming a mio avviso non è un canale che credo sia valido per l'Italia... non come forma di distribuzione... non attecchisce bene nemmeno laddove è gratis, quindi figuriamoci a pagamento! Diciamo che sulla rete “devi” esserci per esser su tutte le piattaforme possibili e stare al passo coi tempi, ma io resto a favore del DVD: entrambi i miei primi 2 film usciranno entro fine anno con la ELITE. Distribuzione estera in ogni caso, non in Italia, dove queste “realtà indipendenti” è come se non esistessero.
E’ stato recentemente divulgato che insieme ad altri dodici registi indipendenti stai mettendo a punto pure un progetto per riportare Edgar Allan Poe sullo schermo. Puoi raccontarci come ti è venuta l’idea e come è nata questa reinterpretazione? Per quando è prevista l’uscita?
L'idea è nata quasi per gioco assieme a Michele Restaino (regista e direttore del festival horror Tenebria) e il regista Giovanni Pianigiani (La canzone della notte, Darkenss surround Roberta...); spesso tra colleghi ci si vede nei festival e si dice sempre tanto per dire “ma perché non collaboriamo, ma perché non facciamo?” e spesso restano solo chiacchiere... così, in occasione di un ennesimo incontro, abbiamo dato dei termini e delle scadenze a queste chiacchiere, quasi fosse una sfida... e il progetto diviene realtà: da fine ottobre il film sarà pronto e sono sicuro avrà molta visibilità. Sono contento del fermento artistico che si è sviluppato attorno all'idea. Nel cast personaggi interessanti dal mondo dell'horror come Edo Tagliavini e Luigi Pastore, ma abbiamo anche nomi interessantissimi che vengono da tutt'altro “mondo” come Paolo Gaudio, Simone Barbetti e la documentarista Manuela Sica!
Il tuo primo lungometraggio, “House of Flesh Mannequins”, è una sorta di puzzle citazionistico che va da Lynch a Fulci, per approdare alla denuncia della violenza televisiva, e alcuni lo hanno tacciato di frammentarietà. Però il plot si basa su un crimine realmente accaduto. Come hai lavorato a livello di scrittura per mettere insieme il tutto?
Ma... non credo di aver mai citato Lynch in quel film, tantomeno Fulci! Magari però... son 2 artisti che stimo moltissimo... però a essere onesti, per Flesh Mannequins ho studiato lo stile di Polanski e Cronemberg... anche se non vuol dire che sia riuscito ad avvicinarli! Ma davvero non credo basti una tenda rossa e un nano a fare “Lynch”. Alcuni “critici” hanno tacciato un film diviso in 3 atti (più un prologo e un epilogo) di... frammentarietà... che geni! Chissà che direbbero di certi film di Pasolini e Fellini dunque...
In “The Museum of Wonders”, pellicola che ruota intorno al tema della deformità e della ricerca della presunta normalità, hai ripreso l’idea già presente in “House of Flesh of Mannequins” delle ‘vetrine’ che qui esibiscono la mostruosità, di là la perversione. Ma è un gioco a scatole cinesi, in cui lo spettatore può assistere alla mostruosità e alla perversione degli avventori davanti le vetrine...
Museum è il seguito “filosofico” e “spirituale” di Flesh... in Flesh infatti (nel secondo atto) entriamo nella mente di Sebastian, il protagonista... andando in questo luogo inventato che è appunto il museo dei manichini di carne; in Museum, approfondiamo quel luogo. Ritroviamo infatti anche gli stessi attori.
Curiosità: in Museum era previsto un sogno della protagonista, dove si ritrovava in Flesh Mannequins... ma poi essendo cambiata l'attrice all'ultimo momento (Valentina Mio al posto di Irena Hoffman) abbiamo cambiato la sequenza.
Il mangia spade/fuoco è... ‘vero’ o è un effetto speciale?
Come in Flesh, anche in Museum non ci sono effetti speciali, ma è tutto vero (a parte le morti delle persone), comprese le cose meno appariscenti, che son piccole chicche... per esempio, la lunga fumata bianca che il mangiaspade fa in Flesh Mannequins non è un effetto speciale... aveva in bocca un carbone ardente e una speciale paglia... la brace gli permetteva di realizzare quel numero bizzarro che nel film si fa portavoce di una simbologia poeticissima.
Nei tuoi film compare il tema ricorrente del pagliaccio che ride, ben rappresentato dall’aria di Leoncavallo, metafora di sofferenza e tradimento, ma anche della finzione apparente della scena...
Eh si, nei miei film come si evince, il gioco filmico è palesato anche dagli sguardi e monologhi che gli attori spesso fanno diretti alla macchina da presa... la gente guarda il film e il film è consapevole di chi li guarda! Anche in Hyde’s, il mio terzo film, questo gioco si palesa oltre ogni limite. Come oltre ogni limite son le tematiche.
Ok, siamo alla domanda fatidica. L’Italia è un paese bigotto, ma anche ipocrita, dove tu sei tacciato di pornografia, e da dove ricevi in continuazione riconoscimenti esteri, dove tutti si scandalizzano per una scena erotica nel mainstream, ma tutti guardano produzioni porno scadenti, dove proteggersi dall’AIDS col preservativo è peccato mortale, però le pornostar vanno in Parlamento, dove si fa presto a vedere in una scena un qualcosa di legato al punto di vista dell’autore, ma non se ne coglie il messaggio di denuncia... come ti poni di fronte a queste problematiche? (sotto: Maria Rosaria Omaggio - La Signora del buio, in "The Museum of Wonders")
Be’, credo che i miei film rappresentino un po' tutto questo... ecco perché pur non facendo horror vengo catalogato come tale... la nostra realtà (che cerco di rappresentare) è più orribile di qualunque fantasia perversa. Proprio Hyde’s Secret Nightmare affronta la tematica delle malattie sessualmente trasmesse (AIDS Sescret Nightmare) in questa parafrasi di Jeckyll e Hyde in chiave porno horror.
Le tue pellicole sono una sorta di Grand Guignol trasposto sullo schermo. Puoi raccontare ai nostri lettori un po’ dei tuoi precedenti teatrali?
Ho fatto tanto teatro... come scenografo, costumista, truccatore, cantante lirico e attore... poi mi sono dedicato alle performance di body art proprio con un cabaret dell'assurdo (il “Bloody Cabaret”) dove giocavamo ancora una volta con la mescolanza di falso e vero: il nostro piccolo “circo degli orrori” cercava di fare trucchi strabilianti senza riuscirci mai e quindi i malcapitati (noi performer) ci ferivamo davvero, sanguinando come momento catartico per il pubblico, donando a loro la nostra essenza di vita.
Hai lavorato con attori del calibro di Maria Rosaria Omaggio, Maria Grazia Cucinotta, Giovanni Lombardo Radice, Giampiero Ingrassia (suggestivo e irriconoscibile in “The Museum of Wonders”!), Francesco Venditti, Venantino Venantini, Ruggero Deodato, nonché la pornostar Roberta Gemma. Talvolta i caratteristi sono imprevedibili. Hai coinvolto persino la cantante Giovanna Nocetti, nel ruolo di una luna canterina. Come scegli i tuoi ‘personaggi’? (sotto: Maria Grazia Cucinotta - Memè, in "The Museum of Wonders")
Citerei anche Lorenzo Balducci, Elda Alvigini, Alvia Reale, Yvonne Sciò... La scelta è reciproca prima di tutto: ci piacciamo a vicenda. E non bado certo al talento o alla grandezza del nome di chi starà sul set, quando alla grandezza del loro cuore in primis... avrai notato che accanto a questi grandi artisti, i protagonisti invece son quasi sempre al primo film. Non è appunto una questione di “vetrina” quando creare una bella situazione che resti nei ricordi ben oltre la visione del film.
So che sei un ammiratore di Alejandro Jodorowski, che ha più volte collaborato - per rimanere in campo 'estremo', pur se in un'altra sfera artistica - con i nostrani Death SS. Hai mai pensato di contattarlo per qualche progetto?
Amo Jodorowsky... magari a conoscerlo! Ma appunto... chissà poi se nascerebbe davvero una intesa che ci porterebbe a VOLER collaborare? In termini di stravaganze e “sfide” nel mio episodio di POE ci sarà il tenore di fama internazionale Luca Canonici e gireremo in un auditorium... ma non ci sarà musica!
Non hai mai nascosto la tua passione sia per le opere di culto, sia per il cinema italiano d’autore. In “House of Flesh Mannequins”, la fisicità del caratterista Randal Malone è felliniana, ma in realtà parla e ‘seduce’ alla maniera di Frank’n Further... come in tutti i campi artistici, il futuro dell’arte di genere è nella contaminazione?
Sì è la contaminazione. La diversità è cultura.
Siamo su un magazine di cultura horror generalista, dunque non posso esimermi dal chiederti quali sono i tuoi gusti in fatto di cinema, letteratura, fumetti, telefilm e musica correlati a questo filone...
Be’, guarda amo i classici. Poco le cose moderne se non quelle giapponesi. Riguardo il fumetto... spiavo da piccolo quelli proibiti che aveva mio padre come Cimiteria o Oltretomba. Non è un caso che collaboro spesso con un autore di fumetti per le mie sceneggiature, il grande Andrea Cavaletto, che assieme a Moz sta curando anche il fumetto di Hyde's. Riguardo i miei autori preferiti se proprio devo fare nomi, due su tutti: Mario Bava e Lucio Fulci.
Sempre in tema di ‘gusto’... nel tuo secondo lungometraggio c’è una scena – senza fare troppo spoiler per chi non ha visto il film – in cui associ lo splatter al cibo. C’è un piatto particolare che scatena la tua fantasia orrorifica? Non so, le ossa della carne alla brace, la gelatina ai frutti di bosco del cheesecake...
A dire il vero la cena o il pranzo son un momento catartico in tutti i miei film. Ma non ho mai associato l'horror al cibo inteso come un piatto... forse Claudio Zanelli (il protagonista di Hyde’s) potrebbe rispondere bene a questa domanda... Per simulare il cervello che gli si rovesciava addosso dal cranio aperto di una sua vittima, ho usato budino alla vaniglia... e pare che non lo possa più soffrire!
Rituale quesito sui tuoi progetti futuri...
Progetti futuri oltre a POE, sono il mio quarto film che si chiama Bellerofonte. Non sarà un horror, ma una fiaba cupissima... una cosa davvero insolita per l'Italia... con David D'Ingeo, Antonella Salvucci e un poderoso tema d'amore scritto dal globo d'oro Marco Werba, che assieme alle musiche di Fabrizio Greco e gli effetti visivi di Andrea Conticelli completano un’opera di surreale poesia e follia. Sono felicissimo di questo progetto nato con la collaborazione del comune di Sapri e di tanti altri comuni del Cilento, che ci hanno messo a disposizione locations uniche. Menzione speciale anche ai costumi dell'atelier Modum e le collane di Maurizio Carrara... essi renderanno la protagonista, Nancy de Lucia, un’architettura vivente.
Una domanda che pongo spesso in chiusura: c’è un personaggio, una figura dell’immaginario orrorifico da cui ti lasceresti raggirare?
Suppongo che i politici non sono menzionabili, no?
Grazie mille, Domiziano! Speriamo di ricevere continui aggiornamenti sui tuoi lavori. Un saluto per il lettori di Horror Magazine?
Se qualcuno è arrivato fino qui, vuol dire che ha davvero molta pazienza... lo ringrazio! E lo invito allora a cercarmi e seguirmi pure su streaming, copie piratate, in DVD, su Facebook... nei festival! Cercate me, cercate gli indipendenti... nessuno escluso: sosteneteci perché non abbiamo che voi, il piccolo “grande” pubblico di appassionati. Se restiamo uniti, assieme forse ce la faremo a ripristinare la presenza dell'horror in Italia, e riportare in auge (con i giusti mezzi e la giusta distribuzione) quello stile fiero e unico, che ha fatto scuola al mondo.
DOMIZIANO CRISTOPHARO - Regista/Attore/Performer che si è affacciato sulla scena horror internazionale grazie al fortunato e discusso "House of Flesh Mannequins" ("La casa dei Manichini di Carne" ‘08 – distribuito da Terre sommerse); ha un passato ricco di collaborazioni con grandi registi e attori: Romano Scavolini (per cui realizza gli effetti speciali di "Two Families" e di "L’apocalisse delle Scimmie"), Krisztoff Zanussi (effetti speciali in "Il Sole Nero" con Valeria Golino), Luciano Melchionna (consulente musicale in GAS – teatro – e attore in "Dignità autonome di Prostituzione"), Andrea Maulà (attore in "Disco Magic Theatre") e Joseph Tito (creatore degli effetti speciali in "Death of the Virgin") con M. G. Cucinotta. Si caratterizza per un gusto visivo retrò, una spiccata predisposizione per il nudo e le immagini 'shock' e una regia fatta di ritmo 'interiore' non soggetto ai frenetici montaggi da videoclip così in voga al giorno d'oggi; nel suo immaginario il fantastico sconfina nel quotidiano e il quotidiano è il vero orrore che tormenta l’uomo del 2000. A chi lo taccia di pornografia lui risponde citando Picasso: “L’arte non è mai casta e bisognerebbe tenerla lontana dai candidi ignoranti. Se fosse casta non sarebbe arte”. Ospite in Festival internazionali con lo scandaloso "House of Flesh Mannequins" (Santa Fe - New Mexico, Dark Carnival - Indiana, Night of Horrors - Australia, Venus - Berlino) il film finalmente approda anche in italia al Fantafestival di Roma. La sua seconda regia, "The Museum of Wonders", è stata definita un horror 'felliniano' che vanta un cast eccezionale tra cui spiccano: Francesco Venditti, Giampiero Ingrassia, Maria Grazia Cucinotta, Maria Rosaria Omaggio, Venantino Venantini, Giovanna Nocetti, Yvonne Sciò, Elda Alvigini e Ruggero Deodato. Il film è stato presentato a Roma, in un Galà del cinema dell’orrore a cui ha presenziato anche il maestro Dario Argento.
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