Siamo in Italia? La domanda viene spontanea sopratutto nei primi capitoli del Il Carnefice, opera prima di Francesca Bertuzzi. Di certo si può dire che non vi sono cliché 'nazionali' in questo libro, anzi tutto è decisamente all'americana. Soprannomi inglesi, armi che spuntano da tutte le parti e modi decisamente spigliati dei personaggi; potremmo facilmente pensare di essere nelle assolate vallate texane, se non fosse che la protagonista giuda l'intramontabile Panda.
Ma il capovolgimento di ogni tipo di stereotipo e questa preponderante globalizzazione culturale riesce a dare l'idea di un mondo confuso e allo stesso tempo realistico. Confusi e realistici, infatti, sono anche i due protagonisti, Danny e Drug Machine, trascinati loro malgrado in una spirale di eventi che li condurrà in fondo al più nero degli animi umani.
Una sera la tranquillità della vita di Danny viene sconvolta. All’uscita del locale dove lavora, un uomo la aggredisce, tentando di violentarla. Dopo alcuni notti trascorse all’ospedale, Danny può finalmente tornare a casa, ma sull'uscio della porta scopre un raccapricciante messaggio. Ciò che c'è scritto ha la forza di risvegliare i fantasmi del suo passato... e storie di morte che pensava chiuse per sempre. Possibile che sua sorella Khanysha sia ancora viva? Nonostante i dubbi, Danny non può ignorare la richiesta d'aiuto e decide di vederci chiaro. Drug Machine è al suo fianco, come sempre: entrambi dovranno trovare la forza per affrontare verità nascoste e sconvolgenti bugie.
Danny è una protagonista molto interessante, e in più punti porta una ventata di freschezza al genere: senza abbandonare del tutto il sentiero di protagonista tutto-fare, regala coerenza e sprazzi di profondità. L'amico e compare Drug Machine, intrappolato nel ruolo di spalla, è decisamente lasciato in sospeso per tutta la durata del romanzo, mentre gli altri comprimari riescono nei ruoli a loro affidatati e tanto basta.
Il personaggio di Bonnie, invece, riesce a incantare sia la protagonista che il lettore, incarna alla perfezione il ruolo di femme-fatale. L'unica pecca di questo personaggio è che non si arriva a comprenderla nemmeno nel finale, lasciando la caratterizzazione incompleta, tuttavia sempre efficace.
Il ritmo si mantiene serrato sino all'epilogo. I capitoli brevissimi aiutano la scorrevolezza della lettura, tanto da dare al libro un'impronta prettamente cinematografica, si procede di scena in scena anziché di pagina in pagina.
Il mistero che ruota attorno alla morte delle sorella di Danny è ben articolato, colpi di scena 'telefonati' si affiancano egregiamente a ribaltamenti di situazione che spingono a divorare il libro sino all'ultima pagina.
Il racconto strizza l'occhio al cinema di Tarantino e a quello italiano degli anni '60-'70, scene pulp, sangue, sudore e sesso. L'azione però non ruba lo spazio all'indagine vera e propria, che nelle 250 e passa pagine del romanzo diventa sempre più articolata, lasciando il lettore in sospeso assieme a Danny e arrivando per gradi alla terribile verità finale.
Il romanzo funziona in tutto, ma non per quanto riguarda i cattivi, che risultano estremi a tal punto da divenire quasi caricaturali, togliendo al Il Carnefice, quel qualcosa che l'avrebbe reso un capolavoro del genere. Nonostante questo si legge tutto d'un fiato e non si resta delusi.
Insomma un libro, che in questa torrida estate non deve mancare sotto il vostro ombrellone.
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