Premessa l'infelice traduzione del titolo che inganna il pubblico poco informato, non siamo di fronte a una storia di templari, né tanto meno all'ultimo esemplare del sacro ordine dei cavalieri della Chiesa. No, nulla di tutto questo.
I due protagonisti, Behmen e Felson, sono effettivamente guerrieri crociati, che però in seguito all'ennesimo massacro di civili da parte dell'esercito occidentale, lasciano l'ordine per tornare in patria, stanchi di combattere per un causa in cui non credono più.
L'appartenenza all'ordine è dunque solo la premessa della pellicola; in definitiva era meglio attenersi a una traduzione letterale del titolo senza metterci del nostro. Season Of the Witch, la stagione della strega, era decisamente più azzeccato.
Detto questo, il film svolge il suo dovere di tappabuchi estivo, ma non può fare di più. L'originalità non è ricercata, il che non è sempre un male, ma uno sprazzo qua e là di qualcosa di nuovo avrebbe aiutato. Eppure anche con un budget risicato (soli 40 milioni di dollari) il film accontenta visivamente: le battaglie iniziali in digitale, fanno il loro dovere, così come gli effetti speciali distribuiti nel viaggio verso il monastero. No, se si deve trovare il vero difetto di questa pellicola, questo non va ricercato nel visivo, bensì nella sceneggiatura e nella mancata presa di posizione finale.
Alla fine della visione si ha la netta sensazione che questa pellicola voglia accontentare tutti, dunque nessuno. Non c'è stato il coraggio da parte dello sceneggiatore di definire il film, alla fine il buonismo prevale. E il film si chiude senza lode, ma con un po' d'infamia.
La trama e la scarna introspezione dei personaggi si snodano tra le suggestive montagne austriache e ungheresi, che mostrano come le location europee, spesso sottovalutate, possano invece aiutare un film.
I due, Behmen (Nicolas Cage) e Felson (Ron Perlman), tornati in patria, vengono arrestati dal morente Cardinale D’ Ambroise, cammeo di Christopher Lee, e per sfuggire alla accusa di diserzione accettano le condizioni dettate dall'autorità della Chiesa: il compito affidatogli è quello di trasportare una giovane donna accusata di essere la strega portatrice della Peste, all'abazia di Severac; dove la presunta strega verrà processata e sottoposta a esorcismo. Behmen deciso a far avere alla donna un giusto processo e convinto dell'innocenza della giovane, vede in questa missione una possibile redenzione. Durante il viaggio, a cui partecipano anche un cavaliere in lutto, un ingenuo prete, un ambulante e un giovane aspirante guerriero, gli avvenimenti inquietanti si moltiplicano e il dubbio sorge nel cuore del cavaliere, non più sicuro della natura della ragazza.
Il mistero viene ben presto, fin troppo, svelato. I dilemmi morali dei protagonisti non reggono la scena: Cage si sforza in un ruolo che non riesce a gestire, Perlman seppur senza sbavature, è intrappolato in un ruolo collaudato che fa da sfondo all'interpretazione dei comprimari decisamente poco incisivi. Claire Foy, che interpreta la strega, non convince, seppur è credibile nella parte della donzella innocente e oltraggiata, nell'insinuare il dubbio risulta forzata e inefficace, a salvarla ci pensano gli effetti digitali. Il giovane Robert Sheehan, visto recentemente nella fortunata serie inglese Misfits, fa il suo dovere, ma il suo personaggio è fin troppo stereotipato, con nulla di accattivante.
Cosa salva questo film? Il punto è che sebbene non eccella in nulla, non cade mai. La regia di Dominic Sena è asservita al funzionale, lineare nello svolgimento, con scene di contorno ben gestite, in particolare quella iniziale con l'impiccagione delle streghe, evitando accuratamente introspezioni 'pericolose'. C'è inoltre da considerare il fatto che la pellicola inizialmente non era stata pensata per una distribuzione in sala, ma solo per un rilascio in DVD. Decisa poi la via cinematografica, l'uscita di questo film è stata una lunga peripezia, la posticipazione sia in patria che qui da noi, non ha decisamente giovato a L'ultimo dei templari.
7 commenti
Aggiungi un commentoA me non è dispiaciuto per niente. Ovviamente va preso per quel che è, non un film storico, né epico, ma un horror, anche se non di massimo livello (forse dovremmo chiamarlo action horror). I monaci che si arrampicano sulle pareti a me sono piaciuti, così come il grande Ron Perlman che prende a capocciate il diavolo. Che soddisfazione!
Scherzi a parte, c'è una buona atmosfera, cupa, sempre sul filo della tensione. Certo, lo sviluppo è piuttosto prevedibile, ma ci sono una o due cosette interessanti (come il ruolo del monaco, che si rivela essere quel che in effetti è, senza sorprese. Ma la sorpresa è proprio quella in realtà).
Un film godibile.
Deludente! Trama scarna che suscita un certo dejavu, personaggi patetici e davvero poco realistici. Inoltre quando si parla del Maligno è meglio evitare delle rappresentazioni grafiche del genere alquanto stereotipate e banali. Nessun richiamo storico verosimile. Intrigante la prima scena e l'idea di fondo che poteva essere sviluppata in maniera più realistica ed accattivante. Cage chiaramente fuoriluogo, e per imiei gusti, troppo spaccone! Finale improvvisato e confusionario.Insomma una vera e propria occasione persa per girare un buon film horror NON FANTASY!
L'ultimo dei templari? una buona occasione per godere del refrigerio della sala climatizzata in questa torrida estate. Altro non c'è. A parte l'incipit stregarolo. Il resto è di una noia mortale. Di un'ovvietà disarmante. Forse Cage doveva al produttore un debito di gioco ed essendo notoriamente di manica stretta, ai soldi ha preferito dare la propria interpretazione. Sono uscito dalla sala dopo aver visto il mostriciattolo. Non immaginavo si arrivasse a tanto. Mio nipote di 8 anni, appassionato di horror avrebbe dato fuoco alla sala in segno di protesta, io mi sarei limitato a dare due colpetti al regista, tanto per ricordargli l'inculata degli 8 euro regalata agli spettatori.
Sam Stoner
Schifezza come non se ne vedevano da tempo.
ciao,
a me questo film sia per come si dipana la storia sia per la qualità del cast mi è molto piaciuto, al pari di Solomon Kane dello stesso periodo circa.
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