Dante, il profeta Ezechiele, Roger Zelazny. Tre nomi il cui accostamento può sembrare bizzarro, tranne che per i fortunati spettatori dello spettacolo L'ultima notte, rappresentazione teatrale di carattere fantastico. Un vero gioiello, raro (quanti spettacoli teatrali di genere fantastico si possono trovare oggi in cartellone?) e prezioso, per l'elevata qualità dell'opera. A portare in scena lo spettacolo è la compagnia Giovani di Sant'Elena, capitanata da Enrico Ughetto, ideatore e regista dello spettacolo, insieme a Davide Chiesa e Mattia Bassani.
Quattro corti gotici, introdotti da altrettante letture degli autori sopracitati. L'atmosfera è tutta in crescendo, un unico filo che si dipana nei meandri della mente umana, nella percezione del realtà e nella capacità, concreta, di redifinizione di ciò che chiamiamo "reale".
Sono le parole di Dante a introdurre lo spettacolo, accompagnate dal suono dolce ma allo stesso tempo un po' folle del flauto. La discesa verso l'ignoto è cominciata, e già dal primo passo si capisce come non si potrà più risalire. Nel primo episodio, Oude, un vecchio professore in pensione si trova a fronteggiare le domande di un ispettore della polizia francese, determinato a scoprire quanto successo alla famiglia del professore, scomparsa trent'anni addietro. Nei due luoghi cardini della vicenda, l'ufficio dell'ispettore e lo studio del professore, due realtà differenti si vengono a creare, la seconda decisamente più fantastica.
Alle minacce del profeta Ezechiele, "morirete tutti!", fa seguito l'episodio Sorelle, ambientato in un piccolo paese di campagna, in cui la morte della piccola e deforme Annie, la sofferenza della sorella e la disperazione di uno strano scultore s'intrecciano in maniera mirabolante. La performance di Alberta Spreafico è veramente inquietante, degna della migliore Linda Blair!
Nella seconda parte dello spettacolo le parole di Roger Zelazny e ancora di Dante ci introducono agli ultimi due corti dello spettacolo. La follia e il delirio prendono una forma ancor più concreta in Quelli che non Sentono le Ombre, in cui una donna cerca di proteggersi da “Loro”, misteriose entità che controllano il mondo; episodio claustrofobico, in cui sembra essere più la mente umana sconvolta a essere protagonista invece dell'elemento fantastico, forse...
La discesa si conclude con il lovecraftiano Onde di memoria. Visioni di realtà futurà, sempre più posticipate nel tempo, affliggono il protagonista, fino a condurlo a rivelazioni così aberranti da portarlo sul baratro della follia. La musica di Ronan Hardiman (Feet of Flames) e l'apparizioni di inquietanti figure senza volto portano lo spettacolo al suo punto più alto, un finale emozionante, suggestivo, che riscrive ed esplica in gran parte tutto quanto successo nei primi tre atti.
Tutto il pubblico della rappresentazione svoltasi al palazzo delle Stelline il 7 dicembre, all'interno della manifestazione StarConTrek, è rimasto entusiasta e rapito dallo spettacolo. Un testo veramente valido, ottimamente realizzato e recitato; il senso di inquietudine generato dalla compagnia è degno delle migliori opere di genere, dalla ghost story, all'horror apocalittico, e la compagnia ha dimostrato quali e quante possano essere le potenzialità del genre fantastico anche all'interno delle rappresentazioni teatrali.
Lo spettacolo sarà con ogni probabilità replicato nel mese di febbraio, e personalmente consiglio a chiunque di non perderselo assolutamente, potrebbe essere un'occasione più unica che rara. Per qualsiasi informazione: www.gaeamuir.com/ultimanotte/.
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