1956: l'Inghilterra è sconvolta dalla raccapricciante strage di Longtown, avvenuta alla frontiera scozzese. Centinaia di bambini sono stati uccisi selvaggiamente: i loro corpi - violati e mutilati come a osservare un macabro e arcano rituale - sono stati trovati carbonizzati e aggrovigliati in un'aberrante piramide umana, rinvenuta nella chiesa del villaggio. Era qui che i piccoli si erano riuniti per vedere la proiezione di un film su invito del parroco locale, anch'esso assassinato. Il Governo dispiega tutte le sue forze in pompa magna: l'Esercito, teso ad assicurare il massimo stato di protezione agli abitanti della contea, gli esperti scientifici, impegnati a fare ogni tipo di rilievo, e naturalmente gli agenti di Scotland Yard, pronti a imbastire un'indagine a 360°. Chiamati a occuparsi del caso sono Andrew Carmichael, ispettore dal fiuto ineguagliabile per casi un po' fuori dalla norma, e il suo assistente Harry Logan.
Nello stesso tempo, una piccola casa cinematografica, la Hammer, decide di cimentarsi nel rilancio della filmografia horror producendo un'innovativa versione a colori del Frankenstein con la regia di Terence Fisher. Ne sarà protagonista Peter Cushing: per entrare nella parte, però, è previsto che l'attore segua un peculiare apprendistato: egli dovrà essere capace di incutere realisticamente il terrore nel pubblico oramai smaliziato del secondo dopoguerra, e, per farlo, dovrà venire in contatto con le fondamenta della paura umana più ancestrale, al punto da essere in grado di attraversarla: solo in quanto capace di sostenere direttamente l'incontro col terrore, infatti, Cushing potrà essere considerato dagli spettatori interprete credibile dell'inquietante nobile scienziato. Nella sua preparazione sui generis, il popolare attore s'imbatterà in due ciceroni dalle personalità antitetiche - il professor Arthur Aberline, eminente storico, esperto di aspetti antropologici e religiosi, e lord Sherrinford Meinster, demonologo e collezionista spasmodico di tutto ciò che è legato al Maligno - e finirà coinvolto, suo malgrado, nell'inchiesta - frattanto spostatasi a Londra, scenario di altri delitti - condotta dai poliziotti Carmichael e Logan; inchiesta che porta a una misteriosa pellicola risalente agli anni del Cinema muto, intitolata La fête du Monsieur Orphée.
Questa la trama di La festa di Orfeo il primo romanzo horror spagnolo pubblicato dalla casa editrice Gargoyle Books dell’autore Javier Márquez Sánchez e tradotto nell’edizione italiana da Giancarlo De Crescenzo, un romanzo che miscela humor nero, passione cinefila e mistero.
“Sono orgolioso e soddisfatto della pubblicazione di questo libro: non soltanto si tratta del primo horror iberico che Gargoyle presenta al proprio pubblico – e, come sapete, la Spagna e’ uno dei Paesi con tradizione piu’ fortemente radicata per quanto riguarda il nostro “genere” di riferimento – ma e’ anche un romanzo che ha per protagonista Peter Cushing, dal sottoscritto recentemente definito uno dei “padri putativi” di Gargoyle. Vedere il suo volto impresso sulla copertina de La festa di Orfeo e’ dunque motivo di forte compiacimento, non disgiunto da una punta di commozione” ha dichiarato Paolo De Crescenzo (editore di Gargoyle Books) in merito all’uscita del libro nell librerie.
Nato a Siviglia nel 1978, Javier Márquez Sánchez è scrittore, giornalista e grande esperto di musica rock. Ha pubblicato alcuni saggi dedicati a Bruce Springsteen, Neil Young, Simon & Garfunkel, ed Elvis Priesley. Attualmente è vicedirettore della rivista Cambio 16 e collabora con varie altre testate.La festa di Orfeo è il suo primo romanzo, omaggio all'horror britannico degli anni Sessanta, al Giallo classico e alla passione per il cinema.
Firamno la prefazione di Franco Pezzini e Angelica Tintori
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