Difficile definire un genere abbastanza ampio da incasellare un libro come Tecniche di Resurrezione, di Gianfranco Manfredi. Gli elementi tipici del romanzo horror sono senz'altro presenti, eppure nel testo si respirano anche atmosfere di diverso tenore, che richiamano la fantascienza, il romanzo d'avventura. Persino, per certi versi, il romanzo storico.
L'ambientazione, a cavallo tra la Parigi napoleonica e la Londra pre-vittoriana, è tratteggiata magistralmente, con grande dovizia di particolari e riferimenti. Ci troveremo a confrontarci non solo con l'ignoto, ma anche con alcuni personaggi che hanno fatto la storia (Napoleone stesso fa la sua comparsa), calati in una cornice del tutto originale.
Colpisce in modo molto positivo la capacità dell'autore di adattare anche il linguaggio a quello dell'epoca, servendosi talvolta anche di espressioni gergali (opportunamente descritte in nota) e di modulare addirittura l'utilizzo e il tono di tali locuzioni secondo la natura e l’estrazione del personaggio che le pronuncia.
I protagonisti della storia, così come nel precedente romanzo (Ho Freddo) dello stesso autore, sono i gemelli Aline e Valcour: ricercatrice e medico. Inizialmente, i due sono separati. Valcour si trova a Londra, in compagnia dell'amico Francis e del servitore Aaron, mentre Aline è a Parigi e cerca, conquistandosi il favore della bella società, di conoscere la sorte ed eventualmente rientrare in possesso dei beni di famiglia.
Valcour, le cui gesta definiranno in modo quasi esclusivo la prima parte del romanzo, si troverà, suo malgrado, a confrontarsi con esperimenti scientifici ai limiti della legge e della ragionevolezza, che si avvicinano pericolosamente alla superstizione, almeno in riferimento alle nozioni dell'epoca. Dovrà confrontarsi quindi, anche con la grettezza e con la perfidia di chi alimenta ignoranza e terrore per acquisire o consolidare il potere.
Tecniche di resurrezione, specie in alcuni passaggi, pare riuscire a realizzare un modello di narrazione che potremmo definire stratificata. Sullo strato più esterno si muovono i personaggi, si dipana la vicenda narrata, prende forma il desiderio del protagonista (così come del lettore) di districare il mistero.
Più in profondità, Manfredi solleva alcune questioni di portata più ampia. Il valore della ricerca e della curiosità, l’importanza di una mentalità aperta, scevra da pregiudizi, la freddezza e l’impersonalità come origine del dolore: sono tematiche esaminate dal romanzo, ma attraverso la narrazione, senza interromperla.
Tra una pagina e l’altra, tra Francia e Inghilterra, tra una scoperta e un colpo di scena, sorgono come spontanei, nel lettore, dubbi e riflessioni. Quei dubbi e quelle riflessioni che impreziosiscono ulteriormente un libro già ben realizzato, rendendolo un pezzo di grande valore nella biblioteca di un appassionato del genere e non solo.
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