Adesso che Huck era ormai uscito in tutti i sensi dalla sua
vita, Twain decise di concedersi un drink, scoprendo però di
non avere niente da bere. La fiasca in pelle di capra che di solito
conteneva del vino era vuota. La gettò a terra, calpestandola
nella vana speranza di farne sgorgare qualche misera goccia.
Niente da fare, purtroppo. Asciutta come un rigagnolo
marocchino in piena estate.
Si tolse la giacca, la scosse e la appese alla spalliera, prima
di sedersi e valutare il da farsi. Aveva ormai venduto tutta la
sua biblioteca, fatta eccezione per Ventimila leghe, che era firmato
dall’autore, e quel Moby Dick con tanto di stronzo. Non
possedeva neanche una copia delle proprie opere.
Che depressione.
Quando gli parve di essersi rimesso abbastanza in forze, si
alzò per prepararsi un caffè nel piccolo bricco di vetro. Un
caffè assai leggero, visto che gli erano rimasti solo i fondi del
giorno prima, così come nel contenitore di stagno trovò un
paio di biscotti stantii che riuscì a mangiare soltanto inzuppandoli
in quella brodaglia.
Nel tempo che impiegò a fare colazione, dalla finestra già filtrava
la luce e, dalla casba sottostante, salivano suoni e rumori.
Soffiò sulla lampada e recuperò il Moby Dick dal pavimento,
pulendolo con uno straccio e gli avanzi del caffè. Sul libro
rimase una leggera macchia: caffè, per l’appunto, non merda,
e poteva anche darsi che in quelle condizioni il volume non
perdesse poi molto valore. Tangeri era piena di avidi lettori di
qualsivoglia cosa scritta in inglese (esclusi, a quanto pareva, i
suoi libri) e non era escluso che da quello, così come dalla copia
autografata di Ventimila leghe, riuscisse a tirar fuori qualche
spicciolo.
Forse potevano bastargli per un pasto vero e proprio, frutta
e olive, e per un bicchiere di vino. Magari anche per l’affitto.
Il tutto era comunque assurdo.
E poi? Non sapeva dove andare a lavorare al suo nuovo
romanzo, che aveva preso la stessa piega della sua vita. Tutti
quelli che conosceva erano morti. Be’, non tutti. Gli era rimasto
qualche amico, per esempio Verne.
Si mise a rovistare per la stanza, trovando le scarpe smarrite,
poi afferrò una grossa sacca di tela bianca e vi ficcò dentro
i pochi oggetti personali e il manoscritto in lavorazione.
Infine prese i due libri.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID