Il blog Diario di pensieri persi (greenyellowale.blogspot.com) è nato circa un anno fa per iniziativa di Alessandra Zengo con lo scopo di proporre recensioni di autori perlopiù italiani, ma non disdegnando interviste a scrittori di fama internazionale. Intorno all’estate del 2010, Alessandra ha cominciato a collaborare con svariate case editrici quali Mondadori, Fazi, Fanucci, Rizzoli, Garzanti, Giunti, Nord, Piemme, Newton Compton, Gargoyle, Castelvecchi, Elliot, Cargo, Aliberti e Leggereditore, tanto che ha dovuto appoggiarsi ad altre collaboratrici. Particolare attenzione viene data al paranormal romance e all’urban fantasy.
L’idea di uno speciale sui vampiri è nata dalla volontà di capire le ragioni del successo di questa figura attraverso la voce degli autori stessi (per l’introduzione è stato coinvolto addirittura Alan D. Altieri).
Oltre alle interviste agli autori (hanno aderito anche le autrici di Odissea Vampiri Raven Hart, L.A.Banks e la già annunciata Kerrelyn Sparks), per lo speciale sono state intervistate anche alcune case editrici fra cui Delos Books (nella figura del Direttore responsabile Franco Forte), Newton Compton, Gargoyle, Fazi e Harlequin Mondadori.
Anche la nostra curatrice Irene Vanni si è prestata per la causa, parlando di Horror Magazine, Odissea Vampiri e di qualche succosa anticipazione.
Ecco qui il link delle interviste a Franco Forte e Irene Vanni:
http://greenyellowale.blogspot.com/2010/12/speciale-vampiri-quando-una-casa.html
5 commenti
Aggiungi un commentoSuccosa intervista in cui sia io che Franco Forte diamo un bel po' di anticipazioni sulle novità editoriali (in particolar modo orrorifiche) di Delos
Lettura interessante per cominciare bene l'anno. Mi è piaciuta più la tua intervista, Irene, rispetto a quella di Franco.
Io mi sento caratterialmente più vicino a chi fa quella distinzione, un po' disprezzata nell'intervista, tra letteratura di serie A e B. M spiego meglio.
Io non sono un amante della letteratura d'evasione che, sinceramente, mi sta facendo amare poco la letteratura odierna. Se dovessi fare un paragone col cinema, la gran parte della letteratura prodotta oggi giorno è simile al grosso del cinema Hollywoodiano, fatto, appunto, con lo stesso intento evasivo. Questo tipo di produzioni, a mio avviso, non fa parte della nostra storia. Sono produzioni legate agli Stati Uniti e al loro modo di pensare, non al nostro. L'Italia ha una storia molto più bella e più ricca (a mio avviso) di quella americana, e sinceramente voler produrre qualcosa in loro stile non è un'idea che condivido. In Italia dovrebbe essere coltivata la nostra cultura, che è storicamente una delle più "elevate" a livello mondiale. Insomma siamo il paese della musica di Verdi, di Leonardo Da Vinci, di Raffaello; siamo il paese di Fellini e di Dino Risi. guardiamo cosa è diventata la nostra produzione cinematografica nel tentativo di scimmiottare quella americana... sostanzialmente nulla. Dove sono i nostri Sergio Leone? Sono spariti! Non esistono più. La letteratura sta facendo sostanzialmente la stessa fine. Avevamo Calvino e Pirandello, che davano un carattere unico alla nostra letteratura. Dobbiamo diventare per forza in tutto la brutta copia degli americani?
Anche la frase "È il mercato che detta legge". NO. Non è vero. Sei tu che crei l mercato. Sei tu, letterato, che devi assumerti la responsabilità di insegnare qualcosa, di dare qualcosa in più di quattro pagine da leggere in spiaggia. Questo scaricare sul mercato e sul pubblico una responsabilità che dovrebbe prendersi chi scrive, dicendo "diamogli quello che vogliono", come se la cultura fosse cibo confezionato, la trovo profondamente scorretta.
Importiamoli i romanzi americani. Va bene. Noi dobbiamo produrre in base alla nostra cultura. E la cultura italiana È intellettuale.
I punti invece che mi sono piaciuti di più sono quando parli di come i giovani scrittori tendano ad abbattersi di fronte a un fallimento e dell'errore dell'auto-pubblicazione. Sottoscrivo tutto quello che dici nella seconda parte della domanda 2.
Ne approfitto per augurare a tutti un felicissimo 2011.
Grazie mille, però sul discorso del mercato vorrei puntualizzare che le interviste non sono in conflitto. Se c'è un mercato che detta una moda è ovvio che gli editori devono seguirla. Gli scrittori, come dici tu, possono importarla seguendola. Basta per esempio che il testo sia ambientato in Italia, pervaso di spirito e cultura italiana, scritto, appunto da un italiano. E' la stessa cosa, in fin dei conti. Non è solo il tema che fa cultura (per quanto d'evasione), ma il modo di porlo, secondo me.
Buon anno e buona domenica!
Sì, non volevo contrapporre le due interviste, ovviamente. Nel rispetto del punto di vista di tutti, ho cercato di mettere in luce gli aspetti più interessante per una discussone.
D'altronde, la discussione riesce bene quando si hanno opinioni differenti.
Il "modello americano" è un tema che mi sta molto a cuore, per cui ho colto l'occasione per parlarne grazie all'intervista. L'articolo comunque è pieno anche di altri spunti di cui sarebbe interessante parlare.
Ho aperto qui una discussione nel forum di metafisica dell'orrore riferendomi a un passaggio specifico dell'intervista secondo me meritevole di un approfondimento.
spero partecipiate numerosi!
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