"Esiste uno spazio circolare ipotetico attorno a due combattenti che si fronteggiano, un cerchio che rappresenta l’area in cui è possibile essere colpiti, una misura che dipende e varia a seconda della lunghezza degli arti, delle braccia e delle gambe, se si parla di una sfida a mani nude, come nel karate, dalla lunghezza delle lame per i duelli all’arma bianca, e così via. Se i due ipotetici cerchi che circondano gli avversari non s’intersecano, entrambi sono al sicuro dagli attacchi. Però non sono nemmeno in grado di colpire…"
Questa è la definizione di Cerchio muto che è anche il titolo dell’ultimo romanzo di Gianfranco Nerozzi, il poeta del brivido nostrano come viene definito da Carlo Lucarelli, che per l’autore rappresenta: “la zona di confine dell’anestesia, la gabbia dove ci si rinchiude quando si perde la voglia di combattere, il non sentire più nulla, il preferire il silenzio alle grida di ribellione.”
Il Cerchio muto è un romanzo complesso sotto vari punti di vista. Complesso perché sfugge a una definizione di genere, raccontando una storia che sfuma tra il thriller e l’horror fino ad arrivare al romanzo generazionale. Complesso nella forma, presentandoci la vicenda dai vari punti di vista dei personaggi, che vivono tra le pagine del libro, e delle loro emozioni e sentimenti. E complesso, infine, nella gestazione, per stessa ammissione dell’autore nella postfazione del libro: concepito come idea embrionale quasi dieci anni fa ma sviluppato adesso, tra fatica ed entusiasmo, e venuto finalmente alla luce "come una creatura oscura fuori da un ventre nero".
La vicenda può essere idealmente suddivisa in due parti, due indagini complementari e parallele volte a scoprire due misteri, una meramente poliziesca o noir, degna dei maggiori rappresentanti italiani in questa materia, e l’altra che si tinge di soprannaturale svelando un mistero terribile e struggente.
I personaggi sui quali ruotano queste vicende sono Chiara Monti, vicequestore aggiunto, "moglie senza cuore e madre mancante", e Franco Negronero, figlio di un poliziotto eroico deceduto in servizio (che il lettore più smaliziato avrà riconosciuto come uno dei personaggi di Immagini Collaterali), bel tenebroso e "miracolato del sabato sera". Tra i due ruotano gli equilibri e i disequilibri del libro insieme a un terzo importante personaggio che è il motore della vicenda: Clorinda Mastri, bellissima e fragile adolescente che si ribella alla soffocante e morbosa protezione paterna di Saverio Mastri, l’artista sciamano.
La prima indagine, condotta da Chiara Monti, è volta a catturare il pericoloso criminale Vasco Terrano, potente capo di un’organizzazione che ruota intorno alle discoteche, una in particolare che prende il nome di Gehenna ("Un’esperienza, un delirio dei sensi, la partecipazione a un rito che si perdeva nella notte dei tempi"), e allo smercio di droga (per l’occasione l’autore ne conia una del tutto nuova che prende il nome di "mistura") e alle corse automobilistiche clandestine.
La seconda indagine, condotta invece da Franco Negronero, procede invece a far luce sulla morte violenta di Clorinda, violentata brutalmente e poi uccisa in un incidente stradale, e del suo fantasma che ritorna, rivelando una luce inquietante su alcuni particolari incidenti stradali.
Il Cerchio Muto parla delle stragi del sabato sera con i suoi numerosi morti, con il sangue e il metallo fusi insieme, con forti suggestioni da Crash di Ballard, qui visti come un ipotetico sacrificio a una misteriosa entità malefica; analizza il tema del doppio (Clorinda e la sua gemella eterica, Franco e la sua nemesi Vasco Terrano, le maschere di Saverio Mastri per celebrare la morte della figlia); riflette sul rapporto genitori e figli (Chiara e la sua piccola figlia, Franco e il padre morto) sull’adolescenza e sulla religione (attraverso il punto di vista di padre Cristoforo, altro interessante personaggio del libro, e la sua missione per riabilitare i sopravvissuti agli incidenti stradali).
La narrazione è sempre fluida ed evocativa, e anzi a tratti è forse troppo densa con molte spiegazioni scientifiche e molti spunti che potrebbero disorientare il lettore. Non mancano i giochi di citazioni letterari (L’uomo che ride di Victor Hugo, La Metà Oscura di Stepen King), cinematografica (Fearless di Peter Weir e tanti altri) e musicali (Pink Floyd e The Mastema fra tutti) e di autocitazioni al suo mondo narrativo personale (La Creta Oscura, Ogni respiro che fai).
Alla fine dei conti, Il Cerchio Muto è un buon romanzo, forse non ai livelli di altre opere dell’autore, che si rivolge anche al lettore non appassionato di genere raccontando una vicenda attuale e molto vicina alla nostra quotidianità.
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